Riscoprire il piacere di muoversi senza fretta e con spirito vagabondo. Dove? Nei dintorni di Rocchetta Sant’Antonio, borgo del Subappennino Dauno inserito dal Touring Club Italiano fra i Borghi Accoglienti delle Bandiere Arancioni, e di cui oltre al paese abbiamo apprezzato la campagna che in primavera regala i suoi verdi più accesi tra i quali fanno capolino il giallo dei fiori di campo e il color lavanda della borraggine.
Vagabondando senza fretta
Come prima tappa suggeriamo la fontana r’Mocc alle porte del paese, una delle tante disseminate nel territorio del borgo. Una breve passeggiata conduce a questa vasca rettangolare che raccoglie le acque sorgive. Il suggerimento è quello di dedicarsi a un trekking che porti alla scoperta di queste particolari fontane dette a bocca di cui Rocchetta è ricca data la grande quantità d’acqua della zona.
Qui ve ne indichiamo qualcuna: Fontana d’Uva, nome che deriva da Rue che in francese indica strada e poi trasformato, Fontana Nuova, Fontana San Lorenzo, Fontana San Martino, Fontana di San Nicola e la Pescarella, famosa nella zona per i suoi effetti benefici e per il sapore dolciastro.
Nel nostro giro ci accompagna Giuseppe Palladino, appassionato cultore di storia e tradizioni locali e abile fotografo (sue molte delle fotografie a corredo di questo articolo): lì dove sgorga l’acqua c’è pace e silenzio e una mandria di placide vacche bianche che hanno sin da subito attirato l’attenzione del nostro Otto.
Poi abbiamo approfittato della disponibilità del professore Alessandro Forlé, oggi preside in pensione, che ci ha accompagnato in un giro del borgo molto particolare perché ha compreso l’interno di tre dei palazzi più belli di Rocchetta Sant’Antonio.
Abbiamo infatti avuto il privilegio di poter visitare oltre ai granai e alle cantine di Palazzo Ippolito, aperti solo in occasione della Giornata della Bandiera Arancione, anche gli appartamenti. L’intero palazzo è un vero e proprio museo in quanto la famiglia dell’avvocato che oggi risiede a Roma ha nel tempo conservato utensili, botti, arredi, giocattoli e ogni genere di reperti e oggetti degli ultimi secoli.
Molto suggestivi i locali adibiti a granai in cui i grandi contenitori in legno sembrano quasi delle casseforti: non dimentichiamo che il grano era una grande fonte di ricchezza fino al secolo scorso.
Particolarità di Palazzo Bizzarri è la grotta che ospita la cava di calce attiva fino ai primi decenni dello scorso secolo e accessibile dal giardino a terrazze che si estende sotto la dimora che si affaccia sulla parte più moderna del paese. Anche qui impressiona come tutto sia come sospeso nel tempo, dalla elegante carrozza all’ufficio del podestà con targhe e onorificenze appese alle pareti.
Una lapide ricorda che Rocchetta Sant’Antonio fu tappa del viaggio elettorale che nel 1875 fece il candidato al Parlamento Francesco De Sanctis nelle terre dell’Alta Irpinia. Fu in quell’occasione che il futuro Ministro della Pubblica Istruzione fu ospite a Palazzo Castelli che nel tempo è stato anche sede di una scuola materna mentre oggi la sua antica mangiatoia diviene la grotta della Natività durante la rappresentazione del presepe vivente.
A questo punto se lo stomaco reclama è molto consigliata la sosta al Tarallificio del Pozzo (Corso Dauno Irpino, 147 – +39 349 0502024) per assaggiare i tanti prodotti da forno che propone Francescopaolo Sansone, un giovane artigiano del gusto che, dopo un diploma all’alberghiero di Vieste e aver girato il mondo, è tornato nella sua Rocchetta Sant’Antonio per sfornare scaldatelli e paste alla marmellata basandosi solo su ricette e metodi di lavorazione tradizionali.
Per avere un’idea delle bontà tipiche del borgo, invece, bisogna andare a trovare la pimpante signora Teodora detta Dorina, maestra nel preparare i piatti tipici, dallo spezzatino agli asparagi selvatici alla mugliazza, una sorta di polenta di granturco con la cipolla e la pancetta, le orecchiette, i cavatelli, i ravioli, i calzoncelli, squisiti dolcetti natalizi ripieni di mandorle e cioccolato, e la pizza fritta, protagonista della sagra organizzata il 16 luglio in onore della Madonna del Carmine.
Al centro del paese, a pochi passi dalla Chiesa Madre e da una comoda piazzetta in cui parcheggiare l’auto, c’è il B&B Strada Larga (Via Filangieri, 14 – +39 345 3528659), un po’ casa, un po’ albergo.
Ricavato in un’antica dimora signorile di fine ‘800 a cui conduce una stretta via lastricata con le antiche basole che una volta connotavano tutte le strade del borgo, è accogliente e ideale sia per vivere l’esperienza di dormire nel cuore del borgo per una vacanza in completo relax sia per chi viaggia con i quattro zampe dati gli ampi spazi. L’atmosfera è semplice e informale e a disposizione degli ospiti nella cucina attrezzata ci sono stoviglie, succhi, bevande, tisane, te, caffè e biscotti durante tutto l’arco della giornata.
Rocchetta Sant’Antonio vi aspetta!
Voglio lo spezzatino agli asparagi della signora Dorina! Qui tutto invita a rallentare e a godere del territorio speciale per le sue fontane. Esercitano da sempre su di me un fascino particolare.
Complimenti a Giuseppe Palladino per le foto. Quelle relative alle fontane sono superbe.
La signora Dorina ci aspetta tutti a pranzo! In quanto a Giuseppe è un ragazzo dalla disponibilità straordinaria pari solo alla sua dedizione nei confronti della sua cittadina che emerge tutta dalle splendide foto!
Ma che meraviglia questo borgo! Forse tra i meno conosciuti dei Monti Dauni ma con un indiscusso fascino. Gli interni dei palazzi custoditi nel loro aspetto originale non solo sono testimonianza di epoche passate ma ci offrono anche un affresco delle differenze sociali nel paese. La signora Dorina credo che presto avrà un numero incredibile di richieste di inviti a pranzo.
Bellissime le fotografie di Giuseppe!
A proposito, potrei sbagliarmi ma quelle in giro per la campagnia sembrano proprio mucche podoliche 🙂
La bellezza di Rocchetta Sant’Antonio è la sua autenticità! Valori aggiunti l’accoglienza e l’ospitalità: Giuseppe e la signora Dorina, ma anche Mirko, Andrea e il vice sindaco Pompeo Circiello che abbiamo avuto il piacere di conoscere, ne sono esempi lampanti!
E hai proprio ragione Simona quelle dietro la fontana sono proprio mucche podoliche 😉