Un melodioso suono con echi di terre che molto hanno in comune con questo lembo d’Italia e che mescola brani in lingua grika, quella della Grecìa Salentina isola ellenofona della Puglia, e brani della tradizione musicale ellenica, ci ha condotti in questa Corte nel cuore di Specchia, eppur appartata, quasi nascosta.
Musica e arte in Corte
Non è semplice trovare la strada che conduce in Corte via Orlandi eppure nella serata di lunedì 29 luglio, dedicata all’incontro “Porte sul Salento”, si è popolata di tanta gente pronta a condividere musica, arte e antichi mestieri che qui in Salento non sono mai stati dimenticati del tutto.
Lo sa bene Luisa che da Milano si è trasferita a Specchia e che con l’associazione RepostLab, si propone di dare valore alle realtà artigiane esistenti sul territorio. E lo ha sempre più apprezzato la fotografa Ute che, pur avendo casa in Lussemburgo, ha dichiarato che solo in questo borgo meraviglioso si sente accolta come in famiglia.
E proprio una grande famiglia, di quelle numerose e festose che abbiamo nel nostro sud, sembrava si fosse riunita in quell’angolo intimo e suggestivo del paese che ha fatto da quinta teatrale alle esposizioni, ai racconti e alle note della serata il cui tema è stato “Porte sul Salento”. Quelle stesse porte ritratte da Ute e riprodotte con il pirografo dall’artista Romeo Rizzo che poi, una a una, le ha ritoccate e rifinite con il pennello sulle borse, realizzate a mano da Eleonora nel laboratorio di Maria Rosaria a Vitigliano.
E le porte, le foto, le borse e le creazioni in canapa, lino e fibre naturali sono state le vere attrici protagoniste di questa iniziativa che ha visto alternarsi la musica del gruppo musicale Taxidi formato da Mattia Manco alla fisarmonica e Beppe Branca al mandol algerino, accompagnato in questa serata speciale dal flauto traverso di Gabriella Prinari, con le parole del professore Mimino Boccadamo, esperto di storia locale, e della giovanissima sindaca di Specchia, la dottoressa Alessandra Martinucci che ha voluto porgere il suo saluto agli intervenuti.
Parole e musica che hanno coinvolto i presenti annullando le distanze tra le due opposte sponde greche e pugliesi, ritmi popolari che non hanno confini e che hanno unito tutti in un grande abbraccio. Quello stesso abbraccio che fa sentire tutti a casa dopo aver varcato quelle porte, aperte o socchiuse, comunque mai serrate.
Ma c’è un altro elemento che personalmente mi ha colpito e che vorrei mettere in evidenza. Un elemento importante che è stato presente in ogni momento nei racconti e nei gesti: le mani. Perché sono loro che bussano sugli stipiti, che aprono i battenti e che quelle porte le hanno realizzate, le hanno incise, le hanno dipinte sulle borse che le mani di Eleonora e Maria Rosaria hanno elaborato. Sempre le mani hanno tessuto le stoffe che Luisa utilizza per creare i suoi abiti (con le mani) e loro, in combine con gli occhi hanno guidato Ute nel riprendere le porte ritratte e appese tra quelle reali.
E ancora le mani hanno provocato i suoni e le melodie che hanno fatto da colonna sonora all’evento. In un percorso che per mano ha condotto tra i vicoli di questo splendido borgo dove gli usci sono sempre aperti e dove a porte chiuse è il sibilo del vento che accompagna i passi. E qui il cerchio si chiude con una mano alzata pronta a stringere altre mani per salutare e dirsi arrivederci. Per ritrovarsi in un altro viaggio, magari, tra musica, arte e poesia come quelle che hanno avvolto tutti durante “Porte sul Salento”. Del resto Taxidi in lingua greca vuol dire proprio viaggio…
Un evento che racconta un territorio, l’incontro di saperi e conoscenze, la bellezza che prende forma…splendido reportage. Grazie Rosalia. È stato un po’ come essere lì
Ciao Benedetta è proprio ciò che volevo trasmettere con semplicità, complicità e tanto coinvolgimento.
Il tuo commento mi dà la prova di essere riuscita nel mio intento e ne sono stra contenta! 😘