Panizza1879, una grande tradizione famigliare. L’azienda viene fondata nel 1879 a Ghiffa sulle sponde del lago Maggiore grazie a un piccolo stabilimento fondato da Giovanni Panizza e Natale Gamba. Da allora la produzione di cappelli Panizza non si è mai interrotta e da 140 anni continua con la stessa passione e la stessa tradizione artigianale.
Panizza1879 da 140 anni stile ed eleganza
Un mito per me da sempre appassionata di cappelli. Li adoro fin da bambina ed è davvero la realizzazione di un sogno quella di indossare un Panizza1879 e diventare ambassador del marchio più prestigioso d’Italia, simbolo di eleganza e stile nel mondo.
Ogni cappello Panizza1879, realizzato interamente a mano e con materiali di altissima qualità, è unico. E tutti sono irresistibili! La mia scelta, però, effettuata era per così dire obbligata. Infatti mio fedele compagno nella prossima stagione diventerà Bon Voyage, l’iconico Trilby arrotolabile Fedora di Panizza1879. Pensato per i viaggiatori, questo cappello è un must per tutti coloro che come me in viaggio amano essere pratici ma senza mai rinunciare allo stile.
Realizzato in feltro pregiato e idrorepellente ha un design semplice che consente di poterlo ripiegare su se stesso e di fermarlo su un lato, prendendo posto in una capiente borsa e all’occorrenza anche in una tasca. Perfetto no? Ma non è solo l’amore per i cappelli e i viaggi che ha fatto incrociare le nostre strade. Panizza fin dal 1879 ha una mascotte particolare: il cagnolino di razza jack russel Léon.
Insomma i punti di contatto sono davvero tanti perché anche nel nostro percorso non è mai mancato un amico a quattro zampe, prima Arturo per sedici anni accanto a noi e da tre anni Otto, simpatico Bovaro del Bernese. E, continuando per affinità, la passione per le cose fatte bene: l’azienda Panizza fin dalla sua nascita nel 1879 del talento manuale ha sempre fatto un punto d’onore.
La cura nei dettagli e la precisione con cui viene eseguita ogni fase rendono i cappelli Panizza delle creazioni capaci di durare nel tempo. Perché un Panizza si distingue non solo per la sua eleganza e qualità ma anche per sua la capacità di essere il cappello adatto a ogni occasione, che si posa sul capo con naturalezza.
La creazione di un cappello viene eseguita a mano in ogni suo passaggio e dall’inizio alla fine sono sempre le stesse mani che lo accompagnano: possono servire sino a 90 passaggi diversi per la creazione di un cappello! Che nasce e cresce come una creatura grazie all’esperienza e alla capacità unica degli artigiani che lavorano per l’azienda da generazioni.
Come Stefano Scapecchi, Mastro Cappellaio figlio d’arte, che guida il cappellificio insieme al giovane figlio Simone, e Laura Gamba, la quinta generazione della famiglia Gamba, che si occupa della gestione marketing del marchio. Mentre Gianpaolo Gamba è colui che incarna e porta avanti lo spirito dell’azienda, cosi come tramandatogli da suo padre.
E oltre le persone c’è la scelta consapevole delle materie prime e degli accessori, frutto di una accurata selezione di gamma, nonché di processi di produzione il più ecosostenibili possibili. Perché sin dall’inizio, quando fu inaugurata la sede a Ghiffa sul Lago Maggiore dove ora ha sede il Museo del Cappello, tra gli elementi fondamentali dei valori di produzione di Panizza vi è quella di garantire il rispetto della natura, elemento insostituibile per l’umanità nonché spunto costante di ispirazione. Il feltro di coniglio viene solo dal riuso degli scarti di pelo da allevamenti animali alimentari, mentre il feltro di castoro da fornitori che garantiscono un pelo proveniente da animali selezionati per l’abbattimento selettivo americano e canadese per la preservazione degli habitat del castoro. Anche la lana è raccolta e feltrata in Portogallo ed è museling free: i Panizza sono i primi cappelli al mondo 100% cruelty free.
E riguardo l’ispirazione, dal 1981, con il trasferimento della produzione in Toscana a Montevarchi, questa si è fusa al territorio circostante, quello della regione italiana che per eccellenza è il simbolo del saper fare artigiano e della bellezza.
Un po’ di orgoglio italiano male non fa. E l’affinità è fatta di storie generazionali, valori ereditati: dal 1959 a Montevarchi, il cappellificio Falcus è uno dei principali nella produzione dei cappelli fini di alta gamma. Anche in questo caso, l’unione fa la forza.
Ora non ci resta che indossare orgogliosi il nostro Fedora scelto in una bellissima nuance Steelblu, ma non prima di aver approfondito come si realizza un cappello Panizza.
La prima fase è quella dell’informatura: una cappellina di feltro o di paglia anche chiamata cloche, viene inumidita con il vapore e plasmata sulla forma del cappello scelta in alluminio o in legno, che corrisponde a una misura di taglia diversa. Il cappello viene poi modellato secondo lo stile scelto e, una volta raffreddato, prenderà la sua forma definitiva. La seconda operazione è chiamata cerchiatura: dopo la forma della testa bisogna delineare quella dell’ala, anche detta tesa. Prima di essere posta sotto sacchi di sabbia calda per conferirgli la sua forma, viene stirata e poi abilmente tagliata a mano su cerchi in legno. È questo il passaggio fondamentale che definisce il vero carattere del cappello. La curiosità? La piegatura della tesa è anche chiamata “snap” per il richiamo al rumore che una volta faceva l’ala nel piegarla.
La terza fase è quella della guarnitura nella quale si applicano gli accessori desiderati tra nastri in seta, pelle o gros-grain, mentre l’interno del cappello viene guarnito con uno stretch che viene anche chiamato marocchino; una fascia di cuoio o cotone imbottito che garantisce maggiore traspirabilità e morbidezza nella calzata. Il nome nasce dal fatto che inizialmente proveniva dal Marocco, zona di eccellenza per la lavorazione del cuoio.
L’ultima è quella della finitura in cui ogni cappello Panizza viene accuratamente controllato e poi lucidato con alcune gocce di olio vegetale. Un’ultima spazzolata e rinfrescata sotto il vapore e il cappello è pronto per essere imballato con cura e spedito a incontrare la sua anima gemella.
Ma Panizza, anche se i suoi cappelli sono waterproof e non perderanno mai la forma se ben conservati, non vi lascia certo soli dopo l’acquisto! Intanto sul sito trovate dei video con alcuni pratici consigli su come mantenere il vostro Panizza sempre in forma. Per esempio come farlo asciugare lontano fa fonti di calore se si bagna per la pioggia, come rimettere in forma lo “snap” facendolo oscillare un po’ tenendo l’ala con le due dita e come pulirlo usando una spazzola morbida. Ma nel caso in cui avesse bisogno di “rimettersi in forma”, non preoccupatevi, gli artigiani specializzati nella loro “clinica” si prenderanno cura del vostro cappello che ritornerà come nuovo.
Cappellificio Falcus s.r.l.
Via dell’Artigianato, 14 – Montevarchi (AR)
www.panizza1879.com – info@panizza1879.com
Ho voluto visitare il museo a Ghiffa per l’originalità, e sono affascinata dal fatto che le tecniche manuali siano state mantenute! La mascotte canina fa chic, ed è coerente con l’eleganza di una volta, quella che curava i dettagli per un accessorio a carattere duraturo. Hai ragione che il made in Italy è la manifestazione della nostra forza creativa; a ogni storia io torno a sedermi sul banco di scuola…
Lo faccio anch’io Patrizia perché sono convinta che non si smette mai di imparare e tornare sui banchi di scuola fa sempre bene 😊