Tra i percorsi più spettacolari e anche meno conosciuti della terra di Puglia c’è quello delle Murge Tarantine, rilievi sforbiciati dalle gravine, profondi canyon che corrono perpendicolari alla costa ionica: un universo di roccia formatosi due milioni di anni fa.
Mottola, natura selvaggia e Grotte di Dio
Un paesaggio che cattura lo sguardo e riempie l’anima, tra roccia e macchia mediterranea. Camminando sull’orlo dei dirupi, in mezzo a cespugli di lentisco e di ginepro, ci si sente in un mondo a parte, ancora poco battuto dal turismo e fatto di paesi arroccati sull’orlo di profondi burroni e di una campagna coltivata ad aranci e ulivi.
Come Mottola, chiamata la Spia dello Ionio per la sua posizione su un colle panoramico affacciato sul blu profondo del golfo di Taranto.
Si trova qui la gravina più spettacolare e più maestosa di Puglia, quella di Petruscio, dalle pareti verticali piene di grotte scavate nella roccia. Il villaggio rupestre si è sviluppato sui fianchi della gravina, all’interno dei diversi livelli delle grotte tra loro comunicanti che nei secoli sono state utilizzate come abitazioni, ricovero di animali, centri di culto religioso e anche cimiteri.
Sentieri tortuosi portano sul fondo della gravina ma il punto di osservazione più interessante è quello dal quale la si ammira proprio dal centro dell’orrido: noto a pochi ci ha permesso di realizzare foto spettacolari che danno l’idea di quanto profonda ed estesa sia questa spaccatura incisa nella roccia.
Mottola ha anche un centro storico a pianta circolare che si abbarbica sulla collina tra stradine intricate e ripide scalette, che dovrebbe essere senz’altro più valorizzato, e moltissime chiese. Collocata sulla sommità si trova la Chiesa Madre risalente al XIII secolo e rimaneggiata successivamente.
Ma le chiese più interessanti sono senz’altro quelle rupestri e la più bella quella di San Nicola, chiamata la Cappella Sistina della civiltà rupestre dove si rimane a bocca aperta davanti al ciclo di 24 affreschi databili tra XI e XIV secolo con al centro, sulla parete dell’abside, il Cristo Pantocratore.
Maestoso anche il Cristo Pantocrator all’interno della chiesa seminterrata di San Gregorio, che fa parte di un complesso molto esteso che comprende anche le due chiese rupestri della Madonna delle Sette Lampade e la chiesa della Madonna degli Angeli. Questa chiesa è molto interessante per il suo interno di grande pregio ripartito in navate da quattro grandi pilastri e dai soffitti accuratamente scolpiti a finte travature e cupole.
Da sottolineare che la raffigurazione del Cristo Pantocratore nella calotta absidale di una chiesa rupestre è abbastanza inusuale nella nostra regione dove nelle absidi prevale la raffigurazione della Déesis, e nel Tarantino gli unici due esempi sono presenti a Mottola, a San Gregorio – appunto – e nella chiesa rupestre di Cristo alle Grotte.
Altra chiesa rupestre singolare è quella di Sant’Angelo, che rappresenta l’unico caso in Puglia di chiesa rupestre a due piani ipogei, soluzione architettonica tipica della Cappadocia e del mondo bizantino. Peccato che gli affreschi risultano molto compromessi dalle infiltrazioni di acqua, favorite dal dissodamento del terreno sovrastante.
Intorno a Mottola si estende un vero e proprio museo a cielo aperto tra antiche masserie, trulli, cisterne, villaggi rupestri e le “Grotte di Dio” scavate nei valloni tufacei e immerse nel profumo intenso del rosmarino, del timo e dell’origano. Ed è qui che si sviluppa la cultura del vivere in grotta, con gioielli architettonici dagli apparati iconografici di eccezionale fattura artistica come le cripte finemente affrescate, vere e proprie pinacoteche custodite in forzieri di roccia.
Non si tratta di fenomeni isolati, anche se qui raggiungono un livello elevatissimo di raffinata fattura, ma rientrano in un habitat naturale, antropico e culturale tipico del bacino mediterraneo, esteso dalla Turchia alla Grecia, Bulgaria, Cipro, Georgia, Armenia, Italia meridionale, Tunisia, Giordania, Israele, Francia e Spagna, e caratterizzato dall’uso della grotta scavata come tempio, chiesa, abitazione, opificio, villaggio, necropoli.
Ma come dicevamo tutto questo a Mottola è immerso in un paesaggio talmente selvaggio e suggestivo da aver fatto da set a una delle storie del film Il racconto dei racconti di Matteo Garrone, il regista di Gomorra. Si tratta de “La pulce”, con protagonista un re e la figlia, in età da marito che verrà data in sposa a un orco. Dopo otto mesi in cui il location manager del film Gennaro Aquino ha girato in lungo e in largo l’Italia, sono state scelte le grotte di Casalrotto come casa dell’orco.
In una piccola gravina, tra piante di rosmarino e capperi e alberi di ulivi, sorge la chiesa della Madonna del Carmine o Madonna Abbàsc, in parte scavata nella roccia che, a chi arriva in una giornata tersa di sole, appare come un piccolo spicchio di Grecia in terra pugliese. A trarre in inganno la forma della parte superiore del santuario e il bianco abbacinante dei muri. La leggenda racconta che il 22 aprile 1506 la Vergine del Carmelo apparve in sogno al chierico Francesco Pietro di Filippo, che riposava nella grotta in cui abitava, e gli ordinò di edificare una cappella a lei dedicata. Da allora, durante i sabati di Quaresima, presso la cappella si svolge un affollatissimo pellegrinaggio votivo da Mottola e da molti centri vicini. All’interno, l’affresco sull’altare rappresenta la Vergine Odegitria con due angeli che le reggono la corona.
Lasciamo a malincuore questo paradiso di pace e devozione. Con una promessa: torneremo a Mottola per visitare il tanto altro che la città offre a chi è pronto a cogliere le sue bellezze spesso nascoste.