Questa volta vogliamo provare a raccontarvi una cittadina, ricca di storia e di bellezza come Oria in Alto Salento attraverso le pagine e i personaggi di un libro.
Oria, piccolo borgo dalla grande storia
E non un libro qualsiasi, ma quello scritto dal Presidente della locale Pro Loco, il professor Pino Malva. Si intitola “I fantasmi della storia” e narra le vicende di quindici uomini e donne legate alla cittadina. I monologhi, in cui raccontano le loro gesta che nel tempo hanno dato onore e fama alla città, ci hanno guidati alla scoperta dell’antico borgo, insieme al professore in persona che ci ha condotti in un percorso straordinario di Oria, una volta molto rilevante nel panorama storico-culturale del Salento.
E di ciò ci si rende conto visitando il Museo dei Messapi ospitato nelle sale del barocco Palazzo Martini, situato nel cuore del centro storico. All’interno sono custodite le ricche testimonianze di questo importante passato.
Dopo la visita all’interessante spazio museale, insieme al professor Malva e ai fantasmi da lui evocati, abbiamo visitato Oria, che si narra sia disposta su sette colli come Roma.
Passeggiando tra i suoi palazzi signorili, le bianche facciate dipinte con calce e i viottoli di lucide “chianche” non si fa fatica a immaginare come in un solo piccolo borgo ci siano così tante testimonianze, “dalle pietre cretesi alle mura e alle tombe messapiche, dai cippi e dalle colonne romane ai templi pagani e cristiani, dalle grotte basiliane alle cripte bizantine, dalle stele ebraiche ai fregi longobardi, dalle torri normanne ai cimeli angioini fino alla mole spettacolare del Castello Svevo e alla monumentale basilica barocca” – come scrive Pino Malva. Tutti i muri trasudano storia e sussurrano storie.
Fra le leggende più affascinanti, quelle che hanno come teatro il castello di Federico II, uno più suggestivi della provincia, ma attualmente non visitabile. Secondo una leggenda, qui nel 1400 si rifugiò la bellissima Bianca Guiscardi che era perseguitata da un nobile malvagio che aveva perso la testa per lei e che un giorno, riuscito a penetrare nel castello, cercò di rapirla. La giovane donna tentò la fuga ma, quando capì che tutto era inutile, si uccise con una pugnalata al cuore. E si racconta che la bella Bianca ancora oggi attraversa il cortile del castello e si affaccia alle finestre.
Un’altra storia che ruota attorno al castello medievale riguarda la cosiddetta leggenda di “Oria fumosa”: fino a qualche decennio fa, verso il crepuscolo, a causa dell’evaporazione dell’acqua di cui sono ricche le colline e del fumo dei camini, si poteva assistere all’alzarsi di una densa foschia che avvolgeva il paese. Anche in questo caso l’origine del fenomeno è collegata a una leggenda che vede protagonista una ragazza che si gettò dalla torre del Salto per non cedere ai sadici desideri di un castellano.
Esiste poi anche un’ulteriore versione della stessa leggenda che fa risalire “il fumo” al sacrificio di una bambina avvenuto a opera di un re cretese durante la costruzione delle mura difensive della città che crollavano subito come scosse da un terremoto.
Il re, allora, chiese consiglio ai suoi sacerdoti che, dopo un consulto con gli oracoli, diedero un responso quanto mai crudele: bisognava cementare le fondamenta con il sangue di una vergine. Fu così rapita una bimba e portata al re che ne ordinò il sacrificio.
La madre, saputa la notizia, impazzì dal dolore, imprecò contro tutta la città e sentenziò: “possa tu Oria fumare nei secoli come arde e brucia oggi il mio cuore”.
Il professore ha continuato a deliziarci con i suoi racconti parlandoci di altre apparizioni di fantasmi. Tra le più note ci sono quella del vescovo Teodosio che due notti all’anno emerge dalla Cripta dei Santi Crisanto e Daria e quella della Donna dalle mani mozze nelle sale del castello.
Sorprendente ciò che è successo durante gli ultimi lavori di restauro del castello durante i quali è stata trovata la tomba di una donna a cui erano state tagliate proprio le mani! A questo punto un po’ di brividi scorrono giù per la schiena…
Il nostro giro è proseguito alla volta della basilica cattedrale che si erge sulla parte più alta del Colle del Vaglio. L’interno è così maestoso da meritarsi l’appellativo di “San Pietro in piccolo”: spiccano pregiati marmi e stucchi, le statue dei Santi Medici di scuola veneziane e quella del protettore San Barsanofio di scuola napoletana.
Attraverso la Cappella del Battistero si giunge nell’oratorio dell’Arciconfraternita della Morte, mentre una scala conduce alla Cripta delle Mummie realizzata in memoria di tutti coloro mai tornati dalla battaglia contro i Turchi in terra d’Otranto. Il luogo è molto suggestivo e incute un certo timore perché ci si sente stranamente osservati dagli sguardi senza orbite dei corpi mummificati dei confratelli.
Il professore, poi, ci ha raccontato una macabra storiella: ai lati della scala fino a qualche decennio fa vi erano delle braccia in legno che scattavano in avanti al passaggio delle persone per chiedere la questua. Ma sono state eliminate quando per lo spavento una signora cadde sulle scale e perse la vita.
I brividi a questo punto sono aumentati per cui siamo tornati all’aria aperta raggiungendo Parco Montalbano, situato a ridosso del castello. Si tratta del giardino pensile digradante in terrazze dell’antico convento dei Padri Celestini poi passato alla famiglia Salerno-Mele che lo trasformò in un percorso naturalistico con viste mozzafiato.
Oggi la proprietà è dell’Amministrazione Comunale che offre a tutti la possibilità di godere di gradevoli passeggiate tra vasche, laghetti e suggestivi angoli di verde. Qui a tratti ci è sembrato che il vento sussurrasse storie tra le fronde e fra queste quella di chi soleva spesso passeggiare tra questi viali: Vincenzo Corrado, il cuoco galante, che per primo nell’omonimo libro pubblicato nel 1773 introdusse termini culinari ormai arcinoti come sartù, bigné e gatò e ricette poi riprese a piene mani dai suoi successori, l’Artusi in testa nel suo “La scienza in cucina”. E ci è sembrato quasi di avvertire nell’aria i profumi intensi dei piatti ricercati proposti da Corrado nelle corti nobili del tempo.