Ogni anno, il 24 e il 25 maggio, migliaia di nomadi si incontrano a Les-Saintes-Maries-de-la-Mer per il pellegrinaggio in onore della loro patrona Sara. E’ uno di quegli eventi ai quali bisognerebbe assistere almeno una volta nella vita. E noi abbiamo preso parte a questa grande festa che riunisce i gitani di tutta Europa: dai Gitans Catalan ai Rom ai Manouches.

A Les-Saintes-Maries-de-la-Mer in onore di Sara, patrona dei gitani

La festa dei gitani

Ma non sono solo gli zingari i protagonisti. La Camargue è una terra dove convivono due culture, quella degli zingari e quella dei gardians, i mandriani, che con i loro cavalli bianchi custodiscono le mandrie dei tori neri con le corna a lira.

La festa dei gitani

La leggenda narra che tutto ebbe inizio un venerdì di primavera in Palestina poco fuori Gerusalemme. Quel giorno venne messo a morte Gesù e ai piedi della croce, mescolate alla folla c’erano oltre a Maria, madre del condannato, sua sorella o sua cugina Maria Jacoba, Maria Maddalena e Maria Salomè. Passato il sabato, giorno nel quale secondo la religione ebraica bisogna astenersi da ogni attività, le tre Marie si recarono al sepolcro. Ma arrivate al sepolcro videro che era vuoto e Lazzaro disse loro che Gesù era risorto.

Qui finisce la narrazione dei Vangeli redatti da Matteo, Marco, Luca e Giovanni, riconosciuti ufficialmente dalla Chiesa cattolica. Ma per altri evangelisti autori dei Vangeli gnostici, scoperti nel 1945 in Egitto e in particolare secondo il Vangelo di Filippo, la storia di quelle donne avrebbe avuto un seguito davvero straordinario. Secondo questo scritto nel 43 Erode Agrippa, re di Giudea, scatenò una violenta persecuzione contro i seguaci di Gesù e l’apostolo Giacomo fu condannato al martirio mediante decapitazione. Altri furono fatti salire a bordo di una barchetta senza vele né remi e abbandonati alla deriva. Su questa piccola imbarcazione c’erano Maria Salomè, madre di Giacomo, Maria Jacoba, Maria Maddalena e Sara, una donna dalla pelle scura serva di Maria Salomè.

La festa dei gitani

Dopo cinque anni di navigazione la barca approdò sulle coste della Francia meridionale nel villaggio di Sancta Maria de Ratis poi francesizzato in Notre-Dame-de-la-Mer. Qui il gruppo si disperse. Maria Maddalena si diresse a nord verso il massiccio montuoso della Sainte-Baume, mentre le altre due Marie rimasero nel villaggio e furono seppellite, insieme a Sara, nel piccolo oratorio che avevano costruito.

La festa dei gitani

Sara, divenuta patrona degli zingari, ha l’onore di avere una processione spettacolare in cui i vari clan di gitans circondano la statua in chiesa e la portano fino alla spiaggia, scortati dai gardians a cavallo. Poi, durante la notte, la statua viene ricoperta con bigliettini di suppliche. Il giorno dopo la si bagna in mare e la si riporta in chiesa.

La festa dei gitani

La festa dura due giorni interi e una delle maggiori protagoniste insieme alla santa nera è la musica. Rom, manuche e sinti prendono parte alla festa esibendosi in concerti e balli. Tra gli strumenti più gettonati ci sono il violino e la chitarra.

La festa dei gitani

La festa de gitaniLa comunità gitana di Arles ha dato i natali ad alcuni tra i musicisti più famosi al mondo come i Reyes, che sono una costola dei celeberrimi Gipsy Kings.

L’altra costola è la famiglia Baliardo di Montpellier di cui star indiscussa fino al 2014, anno in cui è scomparso, è stato il grande chitarrista Ricardo Baliardo, universalmente noto come Manitas de Plata “l’uomo dalle mani d’argento”, chioma candida e grande abilità musicale, amato da Salvador Dalì e Picasso e habituè della casa di Brigitte Bardot a Saint-Tropez negli anni Sessanta e Settanta.

Nei due giorni di festa sembra di vivere in un vortice dove tutto cattura lo sguardo: i costumi ricchi e colorati, i pizzi e i gioielli, le espressioni fiere degli uomini e i visi dolci e bellissimi di donne e bambini. Ringraziamo l’amico Domenico Bellomo che ha voluto raccontare insieme a noi, con le sue fotografie, questi momenti intensi e indimenticabili.

(Le foto di copertina e dell’articolo sono di Domenico Bellomo)

4 COMMENTS

  1. Molto bello il racconto di questa festa, non la conoscevo, e bellissime le foto!
    Se ne dovrebbe parlare di più di culture come quella gitana. Ricca di tradizioni, cultura e colori.

  2. Partecipare è un’esperienza straordinaria: musica, gente, allegria, danza e tanta devozione. Un evento unico al mondo! Ma tutta la Camargue merita un viaggio. Sono le atmosfere, intrise di cultura metà francese e metà spagnola, che conquistano… Noi non vediamo l’ora di tornare 🙂

  3. Grazie Rosalia per il racconto di questo evento!! Conoscere le tradizioni delle altre culture è un arricchimento dell’anima, ci mostra quanta meraviglia esiste nel mondo.

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