Gravina, città dai mille volti – seconda parte

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Gravina

Tornati in superficie abbiamo avuto la fortuna di poter sbirciare all’interno della Biblioteca Finya, uno dei simboli di Gravina e una delle più antiche biblioteche pugliesi ricca di un patrimonio librario di oltre undicimila volumi: e lì ci siamo letteralmente persi tra il profumo del tempo e il senso della storia tra antichi manoscritti, incunaboli e Cinquecentine. Chiusa per diversi anni è tornata fruibile nel 2012 dopo accurato restauro.

luoghi segreti e panorami mozzafiato

La Biblioteca fu iniziata dal Vescovo Mons. Domenico Cennini che volle offrire ai sacerdoti un luogo per approfondire la propria formazione culturale. Al Cennini, inquisitore generale di tutto il Regno di Napoli, si devono anche le prigioni realizzate nell’alta torre campanaria. Ci guida nella visita Peppino Spano dell’Associazione Benedetto XIII, che ci mostra i protagonisti indiscussi peraltro scoperti con i recenti restauri, delle stanze ospitate nel campanile, una volta torre del castello normanno: i graffiti e i disegni lasciati dai prigionieri dell’Inquisizione. Una volta saliti fino al quarto piano della torre, la vista è spettacolare e spazia dalla città fino a tutta la gravina e alla campagna intorno. Prima di arrivare in cima, veniamo accompagnati dal vispo ultrasettantenne Peppino nella parte più antica della cattedrale, quella romanica ora incorporata come volta del presbiterio: da qui è davvero affascinante sporgersi sul tavolato a cui sono agganciate le cinque grandi tele del soffitto barocco in legno intagliato e dorato che, ci spiega Peppino, fino a prima dell’ultimo restauro erano inchiodate al legno e questo dava loro un curioso effetto vela. Oggi si presentano perfettamente tese grazie a un complesso sistema di tiranti che all’occorrenza tramite un pulsante elettrico le tira giù per i necessari restauri senza bisogno di doverle smontare ogni volta!

Siete stanchi per l’impegnativa salita? Allora è il momento di affacciarsi all’Hammam Qui si sana (Via Piaggio 1, tel. +39 080 3210659 – +39 329 5967027 –www.hammamquisisana.it – info@hammamquisisana.it) in cui farsi coccolare tra massaggi e trattamenti secondo rituali come quello romano per il corpo con un massaggio effettuato con il miele oppure come il savonage berbero con nebulizzazione di acqua di fiori di arancio e con un trattamento per viso, collo, décollété e cuoio capelluto con un’argilla naturale ricca di minerali e per finire nettare berbero sul corpo per addolcire e nutrire la pelle. Oltre a uscire completamente rigenerati, si avrà l’occasione per immergersi in una delle zone più antiche di Gravina, abbandonata per anni a causa dei crolli degli edifici del Rione Piaggio: gli ambienti della spa sono infatti ospitati in un complesso ipogeo del borgo, con i trattamenti offerti distribuiti negli articolati spazi sotterranei che guidano gli ospiti in un cambio di scena continuo e altamente scenografico in cui vengono proposti antichi rituali in chiave moderna in un’atmosfera magica.

Vi è venuta fame? A due passi un altro luogo affascinante in cui rivivere le atmosfere del passato insieme a una comodità moderna e all’esaltazione del gusto, nato dall’idea di Nicola Loverre, Domenico Lorusso e Grazia Scarciolla con l’ausilio dell’architetto Michele Lorusso, che si chiama Tredici Volte (Via Guglielmo Marconi, 13 – Tel. +39 080 3251286 – +39 328 1214111) perché tredici sono le volte e tredici gli ambienti, ognuno con una propria architettura che li caratterizza in un unico percorso tra cunicoli, cisterne e depositi della Gravina Sotterranea.

Per una buona pizza cotta in forno a legna e impastata alla “maniera” antica, scegliendo accuratamente le farine, godendo della frescura delle serate nelle campagne intorno a Gravina vi suggeriamo Selva99 (Via Guardialto km 1,500 c.da Selva, Tel. +39 080 3263367 – +39 335 7092024 – www.selva99.it info@selva99.it), un ristopub ospitato in un casolare ottocentesco ristrutturato alla fine degli anni ‘90.
Selva99 è anche bed and breakfast e rappresenta un ottimo indirizzo per rimanere in zona e riposare nel silenzio e nella tranquillità della campagna in sei camere dotate di tutti i comfort, doppie e triple, arredate in maniera fresca e sobria.

In città, invece, consigliamo due indirizzi in pieno centro storico: La Cattedrale Suites (Piazza Benedetto XIII, Tel. +39 080 3264152 – +39 338 1439507 – www.lacattedralesuite.it – info@lacattedralesuite.it) ai piedi dell’imponente duomo gravinese, con tre accoglienti dimore arredate con eleganza e dotate di cucina, e Fondovito Bed and Breakfast (Via Vico Fondo Vito 1, Tel. +39 345 0341710 – +39 333 2667054 – www.fondovito.it – info@fondovito.it), tre stanze ricavate da un’antica dimora con la reception per accogliere gli ospiti in una vecchia stalla, che riescono a rievocare il passato in modo genuino ma rivisto in chiave contemporanea per quanto riguarda servizi e accoglienza.

La sosta ristoratrice permetterà il giorno seguente di dedicarsi alla visita al Museo “Ettore Pomarici Santomasi”, istituito per volontà del barone da cui prende il nome e ospitato nell’omonimo palazzo. Diviso in varie sezioni, tra cui quella più interessante è sicuramente quella archeologica, cela tra le sette sale dell’appartamento al primo piano un vero e proprio scrigno storico di mobili e suppellettili nel salone di rappresentanza, con arredo settecentesco e soffitto ligneo “a cassettoni” dipinto, nella camera da letto con cassettoni secenteschi intarsiati e un ricco baldacchino del XVI secolo e, infine, nella cappella privata con un altare ligneo del XVIII secolo. Al piano terra la collezione di maioliche di fabbricazione locale e di Laterza e una mostra permanented i raffinatissimi abiti d’epoca (XVII-XIX secolo) che offre una significativa vetrina delle tendenze del gusto e della moda attraverso i secoli. Sempre al pianterreno è possibile ammirare un altro capolavoro del passato: gli affreschi bizantineggianti provenienti dalla chiesa rupestre di S. Vito Vecchio. Staccati verso la fine degli anni cinquanta del secolo scorso e restaurati, sono stati inseriti all’interno di un nuovo ambiente che riproduce l’invaso originario della cripta, dominato dall’imponente figura del Cristo Pantocratore in trono e benedicente, portato in volo entro una mandorla da quattro angeli, e alcune teorie di santi collocati entro arcatelle laterali.

Dopo tanta magnificenza il nostro consiglio è quello di immergersi nella Gravina più popolare, quella del cavato San Marco, un antichissimo vicolo senza uscita. Le poche abitazioni che ancora vi sono “abbasc o mour” hanno l’affaccio dei balconi su via Giudice Montea, la via che la mattina all’alba veniva attraversata con muli e asini, fino al ponte romano, per raggiungere le vigne di Botromagno. Chiusa per i crolli del 2011, è stata oggi riaperta consentendo a chi la percorre di inserire in un solo magnifico colpo d’occhio l’antico ponte dell’acquedotto, il campanile e la chiesa rupestre Madonna della Stella, la collina di Botromagno, l’enorme fossato della gravina e l’antichissimo bastione medioevale.

Un ultimo consiglio prima di andare via con queste meraviglie negli occhi? Per la gioia del palato, fermarsi ad acquistare il Pallone (provolone) di Gravina in Puglia che è un formaggio semiduro a pasta cruda filata, prodotto con latte bovino intero e i latticini freschi: fior di latte, mozzarella, stracciatella, nodini, trecce, manteca (burrino) e burrate. Del resto che l’intera zona sia vocata per la produzione casearia non è notizia recente se già nei corredi funebri rinvenuti nelle tombe peucete del parco archeologico di Botromagno sono state rinvenute grattugie per il cacio o gratta-cacio.

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