“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Queste parole lasciateci in eredità da Primo Levi sintetizzano perfettamente la volontà dei discendenti degli Armeni approdati a Bari nei primi decenni del secolo scorso a causa delle persecuzioni turche contro il loro popolo.
Rupen Timurian e Emilia Ashkhen De Tommasi sono due testimonianze d’eccezione in tal senso, in quanto rispettivamente figlio e nipote di coloro tra i quali trovarono rifugio a Bari e che tra memoria e storie di famiglia possono raccontare e tramandare ciò che è successo alla loro gente.
Unico popolo a subire ben due genocidi, uno alla fine dell’800 e l’altro durante la Prima Guerra Mondiale – come ha sottolineato Emilia Ashkhen De Tommasi nell’incontro tenutosi a Bari lo scorso venerdì 27 ottobre a Palazzo di Città – quello armeno ha poi anticipato di qualche decennio la storia dello sterminio ebraico e della diaspora seguita agli eccidi e alle deportazioni che lo ha condotto in giro per il mondo.
Centoventi, condotti prima a Smirne in uno dei campi di concentramento per profughi, furono quelli che arrivarono a Bari per l’interessamento del poeta armeno Hrand Nazariantz che nel capoluogo pugliese aveva trovato asilo già nell’aprile del 1913. Dopo essere stati imbarcati gratuitamente a bordo di una delle navi della Società di Navigazione “Puglia”, dal Pireo giunsero a Bari.
E qui, il “popolo che fu il più insidiato, il più perseguitato, il più tradito tra i popoli della Terra”, così come lo definì Nazariantz, ritrovò un piccolo lembo d’Armenia andando a vivere nel villaggio Nor Arax.
Proprio per ricordare e far conoscere queste vicende, Emilia ha deciso di pubblicare il libro “Nor Arax, storia del villaggio armeno di Bari” tratto dalla sua tesi discussa a Ca’ Foscari a Venezia quasi venticinque anni fa, che racconta attraverso le memorie della sua famiglia, le origini e la storia di questo villaggio chiamato Nuovo arasse, dal nome del fiume armeno, ma anche per indicare un nuovo corso nella vita di quegli armeni che, scampati agli eccidi turchi, qui vissero in casupole in legno e cemento e che dettero vita a una fabbrica artigianale di tappeti.
Il libro è stato presentato nell’incontro suddetto a Bari che ho avuto l’onore di moderare insieme all’editore Luigi Bramato di LB Edizioni. Molto interessanti sono stati gli interventi dell’autrice, che pur mantenendo il giusto riserbo sulla pubblicazione per non togliere il piacere della lettura, ha svelato che tra le pagine ci sono versi inediti del poeta Nazariantz dedicati alla sua famiglia, e del decano della Comunità Armena Rupen Timurian, zio di Emilia, che ha ricordato i tempi in cui lui stesso viveva all’interno del villaggio. Ma non ha mancato di rimarcare come oggi sia importante non dimenticare e continuare a combattere per ottenere il riconoscimento del genocidio da parte della comunità internazionale tutta che poi in un certo modo costringa la Turchia a fare i conti con la sua storia.
Relativamente a questo tema si è rivolto all’assessore del Comune di Bari Angelo Tomasicchio, che non ha solo fatto gli onori di casa ma è stato presente fino alla fine della presentazione, affinché la città porti a compimento l’iter ufficiale per il riconoscimento del genocidio iniziato tre anni fa.
Momenti di comprensibile commozione ci sono stati durante la testimonianza del signor Antonio Scagliarini, che in parallelo con la storia di Nor Arax, ha raccontato quella del Villaggio Trieste, creato trenta anni dopo il villaggio armeno per ospitare i mille profughi greci di origine italiana che abitavano nelle colonie. L’ultimo intervento, a chiusura dell’incontro al quale hanno partecipato interessate numerose persone, è stato quello di Kaianik Adagian, la cui famiglia di origine abita ancora all’interno del villaggio su via Amendola. Kaianik ha sottolineato di prendersi cura personalmente del verde ora soffocato dal cemento di Nor Arax e di incrementarlo con alberi di melograno, che sono il simbolo dell’Armenia. Inoltre ha ricordato come anche Papa Francesco durante il suo viaggio in Armenia dello scorso anno ha riconosciuto il massacro degli armeni avvenuto nel 1915 come un «genocidio», andando incontro alla disapprovazione da parte del governo turco.
Oggi il clima politico in Turchia è sempre più teso e di generale insicurezza, ma l’incontro si è concluso con la speranza e l’augurio che anche Bari, che quasi un secolo fa ha accolto i “fratelli” armeni nonostante le condizioni economiche fossero allora abbastanza precarie per tutti, proceda con il riconoscimento ufficiale del genocidio: sarebbe una sorta di atto dovuto e il naturale proseguimento di quel processo di accoglienza che la città pugliese ha iniziato nei confronti di questo popolo quasi un secolo fa.
Emilia Ashkhen De Tommasi
Nor Arax storia del villaggio armeno di Bari
LB Edizioni
10,00 €