Voglia d’Italia 8: Trentino Alto Adige

I viaggi di domaniVoglia d'Italia 8: Trentino Alto Adige
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Quando siamo stati in Trentino Alto Adige a novembre scorso abbiamo scelto questo periodo non solo per il Törggelen, l’antica usanza medievale che è oggi occasione in cui mangiare bene e bere del buon vino, ma soprattutto perché l’autunno è una stagione molto bella qui grazie ai colori straordinari di cui si colora il paesaggio, quando le macchie dei larici tingono di lampi dorati il verde cupo dei boschi di abeti.

Dalla neve ai prati fioriti in primavera

Trentino

Non solo. Novembre è il momento adatto per assaporare i silenzi della montagna e per conoscere senza frenesia i piccoli gioielli d’arte che l’Alto Adige nasconde tra pievi e castelli. E noi lo abbiamo fatto in un’atmosfera resa ancora più ovattata dalla neve scesa copiosa fuori stagione! E abbiamo potuto ammirare i boschi dell’Alpe di Siusi ammantati di neve.  Ma il Trentino Alto Adige è bello in ogni stagione e la prossima volta vorremmo raggiungere questa regione in primavera, quando i prati diventano un’esplosione di profumi e di colori!

Trentino

Facendo tappa a Bolzano, dove siamo stati sempre d’inverno, per una passeggiata tra il duomo gotico con il tetto policromo, gli affreschi quattrocenteschi nella chiesa dei Domenicani e l’accogliente via dei Portici con le case a bovindo. Fermata obbligatoria al Museo Archeologico dell’Alto Adige per conoscere Otzi, la mummia più famosa delle montagne. Per poi continuare fino a Bressanone e al complesso monumentale dell’abbazia di Novacella, per ammirare la duecentesca cappella di San Michele, il chiostro gotico, il cinquecentesco pozzo delle meraviglie. E, più a nord, tra colline di vigne e distese di meli a Merano, che fu meta prediletta dalle nobildonne asburgiche grazie alle sue terme, ma anche ai sontuosi alberghi e all’ippodromo.

Il giro può continuare per castelli, raggiungendo l’area tra il parco naturale Adamello-Brenta e il lago di Garda, dove si trova uno dei più antichi del Trentino: il castello di Stenico, del XII secolo. Risalendo le valli Algone e Ambiez, si raggiunge l’area protetta del parco, abitata da camosci, cervi, caprioli, aquile reali, sparvieri e pernici bianche.

Trentino

E come non raggiungere il Castello del Buonconsiglio a Trento, il più importante  complesso monumentale della regiome? O per un Giro al Sass, la passeggiata tra le stradine del centro storico che sfoggia piazza Duomo, con la grande fontana del Nettuno, l’imponente Cattedrale e l’antico Palazzo Pretorio e poi via Belenzani impreziosita dagli edifici rinascimentali e ancora i bei palazzi restaurati, le chiese e i portici su cui si affacciano i negozi raccontano che la città è un crocevia di storia, cultura e tradizioni.

Maso Martis

Va da sé che è d’obbligo la sosta a Martignano per ammirare al meglio il panorama mozzafiato sulla città di Trento che si gode ai piedi del Monte Calisio, detto anche Argentario, dall’azienda agricola Maso Martis e per una flûte di Trento Doc accompagnata dai sorrisi di Alessandra e Roberta Stelzer.

E poi in Val Venosta a farsi stupire dal campanile che emerge nel Lago di Resia. Bisogna salire fino a quasi 1500 metri sul livello del mare nel comune di Curon Venosta, il cui antico abitato è stato sommerso negli anni Cinquanta a seguito della costruzione di una diga. Quello che spunta dalle acque è il campanile di quella che era la chiesa di Curon, datato 1357, che ha resistito persino alle cariche esplosive per demolirlo durante i lavori di costruzione della diga. E il mistero si complica quando si viene a sapere dagli abitanti del luogo che in inverno si sentono ancora le campane suonare, anche se non ci sono più!

E a proposito di laghi e castelli, Castel Toblino rappresenta in Trentino un raro esempio di fortificazione lacustre. La curiosità? Nel parco caratterizzato da piante esotiche come le sequoie fatte arrivar fin qui dal conte Leopoldo di Wolkenstein, c’è una grande quercia chiamata “di Attila” in quanto si racconta che sotto la sua ombra, il terribile capo degli Unni avrebbe ammirato la bellezza del lago mentre l’orda dei suoi barbari saccheggiava la valle.

L’acqua qui è protagonista ovunque: laghi, torrenti, cascate. E già nel Cinquecento c’era chi si spingeva fino a Pejo per bagnarsi nelle acque frizzanti che sgorgano da queste rocce. Si tratta dell’acqua a maggiore contenuto di anidride carbonica che si conosca. Il gas rende l’acqua leggerissima. Le bollicine coprono la pelle e poi espodono, dissolvendo nell’aria gli aromi sciolti nell’acqua. Succede nella “vasca Champagne”, vanto di Pejo, miracolosa contro cellulite e stress. E noi lo abbiamo inserito in agenda per il prossimo giro da queste parti, insieme al bagno di fieno che non abbiamo potuto fare a Fiè allo Sciliar, dove è stato inventato, nel nostro ultimo viaggio in Alto Adige.

 

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