Sarà perché mi chiamo Rosalia ma da sempre ho la Sicilia nel cuore. Ci sono stata diverse volte, con la mia famiglia d’origine e anche con quella attuale, pelosi compresi: Arturo prima e Otto adesso.
La Sicilia tra passato e futuro
Con Arturo abbiamo visitato l’Occidente siciliano, tra i templi greci di Selinunte e i mulini a vento dello Stagnone a Marsala, senza perdere l’opportunità di una gita nella meravigliosa Favignana, l’isola a forma di farfalla.
Non ci siamo persi la passeggiata nel borgo medievale di Erice, sulla montagna di San Giuliano, con puntata golosa da Maria Grammatico per deliziarci tra dolcetti di pasta di mandorla, genovesi, cannoli, “minni ri virgini” e tante altre squisitezze.
A proposito di rilievi, il Monte Cofano fa da vedetta al golfo di San Vito Lo Capo e la sua bianchissima spiaggia. Non abbiamo potuto purtroppo ammirare le bellezze naturali della Riserva dello Zingaro perché trattandosi di area protetta è interdetto l’accesso ai cani.
Lo stesso ci è successo all’Oasi Faunistica di Vendicari, questa volta con Otto.
Ma andiamo con ordine. Nel viaggio in Sicilia con Arturo siamo stati a Mazara del Vallo dove incanta il Satiro danzante, e a Cefalù, paese inserito nel circuito dei Borghi più Belli d’Italia, dalla storia antichissima che risale ai cartaginesi. Adesso gli attori protagonisti del borgo sono la maestosa cattedrale normanna, dal 2015 patrimonio Unesco, e una golosità: la squisita granita di gelso.
A proposito di gola, non si può dire di conoscere la Sicilia se non si è assaggiato un po’ del ben di Dio che questa regione propone nella sua gastronomia. A cominciare dagli arancini nella zona orientale, o arancine con la declinazione al femminile tipica di Palermo, dove la domenica un classico sulle tavole è il timballo di anelletti.
Palermo è soprattutto la capitale dello street food che qui esiste da sempre. Friggitorie e focaccerie propongono da mattina a sera panelle di farina di ceci, stigghiole cotte alla brace, sfincioni conditi con acciughe, pomodoro, formaggio primosale e olive. Ma per strada non manca chi propone spiedini misti di pesce alla brace e “babbaluci”, lumache che vengono prima cotte a fuoco lento con il sale e poi immerse in pentoloni di rame dove frigge nell’olio il soffritto di aglio e prezzemolo. Oppure ci si può accomodare ai mercati per gustare una caponata o una frittura mista con piccoli pesci che qui chiamano “maccaroncelli”.
Non si può lasciare Catania senza aver mangiato un bel piatto di pasta alla Norma con pomodoro fresco, melanzane fritte e ricotta. I dolci? Cassate, cannoli ma anche la frutta di Martorana che abbiamo provato a fare con la guida dello chef Ciccio Gallo al Momentum Bio Resort.
Palermo l’abbiamo visitata insieme al nostro indimenticabile amico a quattro zampe con cui abbiamo diviso la vita per sedici anni, lasciandolo anche in ostaggio come vi abbiamo raccontato qui.
Sicuramente è una delle città più affascinanti d’Italia e non bastano due giorni per visitare tutto il suo patrimonio storico-artistico-culturale. Infatti contiamo di tornare per aggirarci tra le splendide sale del Palazzo dei Normanni con la Cappella Palatina, ma anche per raggiungere la spiaggia di Mondello, un must con le dimore in stile Liberty.
Col nostro Otto siamo stati nell’incantevole Siracusa, tra il cuore a Ortigia e l’area archeologica di Neapolis, a Segesta e nel pittoresco borgo di Marzamemi. Ci siamo affacciati sulla spettacolare Scala dei Turchi e immersi nel Grande Cretto di Burri, lì dove un tempo sorgeva la cittadina di Gibellina, distrutta il 15 gennaio del 1968 da un violento terremoto che sconquassò tutta la Valle del Belice.
Ci siamo fermati anche a Piazza Armerina ospiti di una delle più antiche famiglie di Sicilia a Villa Trigona e non ci siamo certo persi la meraviglia dei mosaici della Villa Romana del Casale. E abbiamo fatto una promessa: la prossima volta raggiungeremo Caltagirone, per visitare il borgo barocco e acquistare una delle famose ceramiche blu. A proposito sapete perché è uno dei colori più utilizzati? Perche teneva lontane le mosche dalle cucine!
I templi di Agrigento invece li abbiamo visti solo da lontano. Di passaggio anche tra i luoghi di Montalbano: Porto Empedocle, Ibla la parte più antica della città di Ragusa, Scicli, Punta Secca verso Santa Croce di Camarina.
L’approfondimento dei gioielli barocchi della Val di Noto è d’obbligo con visite alla Cattedrale di San Nicolò posata su una maestosa scalinata a tre rampe, alla città presepe e al Duomo di San Giorgio di Modica, senza dimenticare di assaggiare il famoso cioccolato.
Quali altre tappe per un prossimo viaggio in Trinacria? Sicuramente Catania, la città all’ombra dell’Etna, dove perdersi tra gli eleganti edifici barocchi come Palazzo Biscari ma anche tra i mercati: quello di frutta e verdura della Bilancia o quello ittico della Piscaria. E non sfuggirà certo il giro nella bellissima Taormina con il suo teatro greco affacciato sul mare e sul vulcano.
Ma sicuramente non mancheranno le isole, straordinariamente diverse l’una dall’altra. Le Eolie, sette isole dal fascino vulcanico: da Panarea, la più mondana, alla selvaggia Filicudi; dalla romantica Salina a Lipari, dove visitare i siti preistorici e il Museo archeologico Eoliano; da Stromboli a Vulcano, tra spiagge di sabbia nera e sorgenti di acqua calda. Le Pelagie dal mare caraibico con Lampedusa dalle scenografiche spiagge di sabbia dorata e Linosa con le casette tutte colorate. E poi Pantelleria dalla natura violenta e Ustica, prima riserva marina istituita in Italia per i suoi spettacolari fondali ricchi di vita.
Un altro desiderio da esaudire sarebbe quello di essere ospiti di una cantina, magari in un antico baglio: esperienza da raccontare nei nostri #viaggidivini.
Si capisce che in Sicilia bisogna tornare più volte e che non si può avere fretta: c’è troppo da vedere e bisogna prendersi il lusso del tempo.