Trinidad, fascino d’altri tempi

Fuori rottaTrinidad, fascino d'altri tempi
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Trinidad è rimasta intatta dal 1514, anno della sua fondazione. Sarà anche per questo che ci ha rapito facendoci innamorare fin dal primo istante del suo centro storico, un inno alla bellezza architettonica coloniale spagnola dichiarato nel 1965 monumento nazionale e nel 1988 dall’Unesco Patrimonio mondiale dell’umanità.

Luce e colori del gioiello coloniale

Trinidad

Eppure quei colori che oggi tanto affascinano rendendo la cittadina una straordinaria tavolozza non sono sempre stati tipici della capitale della canna da zucchero. Infatti prima i palazzi e le chiese erano completamente bianchi. Ma il candore dei muri veniva reso accecante dal sole tropicale per cui fu concesso di tinteggiare le pareti esterne delle case. All’inizio – come ci ha spiegato la nostra guida Osmani Medina – i colori ammessi furono soltanto il giallo e il blu e infatti i palazzi più datati sfoggiano questa livrea, mentre dopo la città divenne quel caleidoscopio di tinte pastello che ammiriamo oggi.

Nata come Villa de la Santísima Trinidad fondata dal conquistador Diego Velásquez de Cuéllarunde, Trinidad raggiunse il suo massimo splendore grazie alle enormi fortune accumulate con la coltivazione della canna da zucchero quando i ricchi proprietari terrieri fecero a gara per abbellire la cittadina con splendidi palazzi e chiese: intorno alla metà del XIX secolo nella zona si produceva un terzo dello zucchero cubano.

Percorrendo le sue strade lastricate di ciottoli di fiume chiamati chinapelonas abbiamo immaginato la grande fatica dei carcerati che le hanno pavimentate con sassi e pietre che servivano a zavorrare le navi quando arrivavano vuote dal continente europeo per poi ripartire zeppe di canna da zucchero. Nel suo porto difeso dai corsari arrivavano anche gli schiavi addetti alla raccolta della canna da zucchero e considerati merce preziosa al pari delle lastre di pietra di Brema e marmo di Carrara che, dopo essere state usate come zavorra sulle navi, andavano ad abbellire i sontuosi palazzi coloniali adorni di affreschi di scuola italiana, porcellane Wedgwood e lampadari francesi.

La ricchezza si evinceva anche dal numero degli schiavi che venivano marchiati con lo stemma di famiglia e che continuarono a giungere a Trinidad anche dopo l’abolizione della schiavitù che a Cuba arrivò molto tardi. La tratta infatti continuò nonostante i divieti e gli schiavi venivano rinchiusi in botti di legno che erano gettate in mare in caso di controllo.

Oggi la maggior parte della popolazione della città discende da quegli schiavi e i palazzi delle famiglie più importanti sono spesso stati ereditati dai loro figli e nipoti. Uno dei più imponenti è Palacio Brunet che si affaccia su Plaza Mayor e ospita il Museo Romántico con collezioni di oggetti che illustrano bene la vita delle ricche famiglie d’epoca coloniale.

Trinidad

Al centro della piazza c’è un giardino adornato di maioliche e intorno gli edifici storici più belli: la Iglesia Parroquial de la Santísima Trinidad, il Museo Histórico Municipal, il Palacio Cantero.

Nel Palacio Ortiz, costruito tra il 1800 e il 1809, si può visitare la Galeria de Arte Universal Benito Ortiz in cui sono allestite mostre temporanee di artisti cubani contemporanei. Nello stesso tempo, girovagando tra le ampie stanze della dimora e affacciandosi dalle grandi finestre, si ha un’idea concreta di come erano concepiti i palazzi coloniali.

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I più antichi risalenti al 1700 sono caratterizzati dalle barrotes, le colonnine in legno tornito che proteggevano le finestre, che in quelli del secolo successivo furono sostituite da grate in ferro battuto chiamate rejas.

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Uno degli edifici più famosi è la Chiesa di San Francesco che, con il suo alto campanile visibile da ogni angolo di questa città tra il mare della Playa d’Ancon e la Sierra de Escambray, ne è il simbolo. Nel convento oggi c’è il Museo Nacional de Lucha Contra Bandidos (Museo Nazionale della Lotta Contro i Banditi), dedicato alla lotta contro i rivoluzionari anticastristi avvenuta tra il 1959 e il 1965.

Dopo la visita guidata abbiamo voluto perderci tra le calles inondate di una luce intensa e calda che ravviva i colori dei palazzi coloniali, i portoni istoriati e i tetti rossi ed entrare nel patio fiorito de La Canchanchara per bere la famosa bevanda alcolica inventata nella zona dell’Escambray per riscaldare le fredde serate dei campesinos.

Per calarsi in questa magica realtà non c’è niente di meglio che soggiornare direttamente in una casa cubana come l’Hostal El Destino di Xavier e Yaily dove si viene coccolati a partire dalla colazione con vista sui tetti di Trinidad, per finire agli aperitivi a base dei deliziosi cocktails preparati dal gentilissimo Jesus, seguiti dalle cene squisite e raffinate a base di aragosta e di pesce servite in modo impeccabile con un garbo e una professionalità degna di un ristorante di alto livello.

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Anche i dintorni della città meritano una visita. Sulla strada per Sancti Spiritus c’è la Valle de los Ingenios: qui dove tutto sembra cristallizzato nel tempo nel XVII secolo venne costruito il primo zuccherificio e nel 1827, all’apice della produzione di zucchero, funzionavano ben 56 ingenios azucareros, i mulini idraulici per la lavorazione della canna, che occupavano più di 11.500 schiavi.

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Abbiamo lasciato Trinidad a malincuore perché qui non abbiamo ammirato soltanto una Cuba splendida e ben preservata, ma abbiamo conosciuto belle persone e ci sarebbe piaciuto trascorrere qualche giorno in più in questa città in cui ci si aggira chiedendosi a ogni passo se si sta ancora vivendo nel XXI secolo.

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Per poter raggiungere la spiaggia dorata sulla penisola di Ancon per un bagno nel Mar dei Caraibi e per una escursione sulla Sierra de Escambray, conosciuta anche come il Macizo de Guamuhaya, tra valli, fiumi e boschi tropicali, raggiungendo El Nicho, meraviglioso complesso di cascate e piscine naturali dalle acque cristalline, e il Parque Natural Topes de Collantes, riserva naturale protetta dichiarata Patrimonio dell’Umanità nel 1988, dove il Salto del Caburní, una spettacolare cascata, è senza dubbio una delle maggiori attrazioni di questo parco naturale.

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L’escursione in realtà ci era stata proposta dall’Oficina de Turismo Embajada de Cuba en Italia ma poi non abbiamo avuto più notizie ed è rimasta sulla carta o meglio in mail. Rimane dunque un’ottima occasione per tornare a Trinidad!

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