Nel 1998 decidemmo con tutta la mia famiglia di trascorrere un Natale diverso e non il solito tutti a casa, ma solo noi cinque, papà, mamma, io, mio fratello e mia sorella, all’estero. E come meta scegliemmo l’Ungheria, esattamente Hévíz, il cui lago naturale alimentato da sorgenti calde celebri per i loro effetti terapeutici, è il secondo lago termale più grande del mondo.
Da Bari direzione Ungheria
Siamo partiti in auto dalla Puglia alla volta della terra magiara e quando abbiamo raggiunto Héviz, che si trova a soli sei chilometri dal più grande lago d’Europa il Balaton, tutto era ghiacciato e dava l’illusione di un luogo magico fatto di cristallo.
Come mai abbiamo scelto di trascorrere le nostre vacanze lì? Héviz è una destinazione molto ambita in tutte le stagioni: in primavera il lago è ricoperto da ninfee rosse, bianche e viola, e d’estate la temperatura dell’acqua è di 33-34 °C. Ma piacevolissimi bagni si possono fare anche d’inverno perché la temperatura dell’acqua non scende mai sotto i 22 °C ed è molto suggestivo immergersi nel lago fumante quando tutto è ricoperto di neve.
A poca distanza merita una visita Keszthely, una delle piccole chicche ungheresi riservate a chi fa viaggi itineranti spostandosi in auto. Keszthely significa “castello“, e la piccola città è raccolta intorno al suo gioiello più splendente, il maniero Festetics che è stato la residenza della famiglia a cui deve il nome per oltre 200 anni ed è uno dei castelli più visitati d’Ungheria. Gli interni sono ancora in larga parte originali, ma l’ambiente più spettacolare è la biblioteca Helikon in cui sono raccolti 90.000 volumi d’epoca.
Tra le campagne candide e piene di neve ma con le strade completamente spalate ci siamo volentieri avventurati in gite giornaliere alla scoperta del lago Balaton, della capitale Budapest ma anche delle cantine della zona. Si dice che i migliori vini si ottengano in Ungheria dai vigneti che si specchiano nelle acque del Balaton. Visitando le numerose cantine vinicole abbiamo degustato gli ottimi vini prodotti nella regione di Badacsony, profumati e ideali per accompagnare i piatti a base di pesce del lago serviti nelle caratteristiche csárda, le antiche locande, con l’immancabile presenza di un violinista zigano. Una cassa è finita come souvenir nel bagagliaio insieme alle classiche bamboline e ai cappelli in lana fatti a mano comprati al mercatino di Natale nel centro di Budapest.
A proposito di cibo, la cucina magiara non si può definire certamente leggera. Carne, patate, cipolla, spezie e paprika sono la base di molti piatti, preparazioni supercaloriche che si giustificano con il clima freddo, che in inverno può portare anche a -50 gradi sotto lo zero. Alla base della maggior parte delle pietanze c’è il lardo soffritto a cui si aggiunge la paprika: anche nel famoso Goulash, il piatto tipico per eccellenza.
Tornando ai luoghi, il lago Balaton che in Ungheria è chiamato anche “mare magiaro”, è il più grande dell’Europa centrale. Un’antica leggenda narra di una bella e triste fanciulla che vive in fondo al Balaton e con le sue lacrime lo alimenta.
Per compiere l’intero giro del lago occorre percorrere una suggestiva e panoramica strada di duecentoventi chilometri, lungo la quale si incontrano piccoli paesi ma anche dimore prestigiose dato che nel XVIII secolo le sue sponde divennero una elegante meta di villeggiatura dell’aristocrazia asburgica. Non furono però le spiagge ad attirare i primi nobili villeggianti, ma un altro genere di bagni, quelli alle terme, situate lungo la riva settentrionale del lago.
Del resto, l’Ungheria è chiamata anche “la terra delle mille fonti” e la tradizione delle terme risale al tempo dei Romani. Dopo i Romani anche i Turchi, durante la dominazione dei secoli XVI e XVII, costruirono magnifiche terme, alcune tuttora funzionanti. Nella stagione invernale il lago ghiaccia parzialmente ed è possibile anche camminarci sopra per brevi tratti. Un consiglio? Non avventuratevi troppo!
Una giornata intera va dedicata a Budapest che è il risultato di tre città: Buda, Pest e Óbuda, unite dal Ponte delle Catene e da altri sette ponti. Il quartiere di Buda è stato il primo nucleo della città: su questa collina e tra le mura del Castello vennero a rifugiarsi gli abitanti di Pest quando ormai gli attacchi dei mongoli divennero insostenibili.
Per secoli Buda e Pest sono state due città separate. Solo nei mesi primaverili ed estivi venivano collegate da ponti galleggianti che venivano smontati durante l’inverno. Secondo la leggenda la costruzione di un ponte fisso si deve al Conte István Széchenyi. Aveva il padre morente a Buda mentre lui si trovava a Pest ma non riuscì a dargli l’ultimo saluto e dovette attendere una settimana prima di partecipare al funerale. Decise così di far progettare il ponte più famoso di Budapest che si chiama così per le “catene” ai suoi lati.
I nazisti in ritirata lo buttarono giù ma è stato ricostruito nel 1949 in occasione del centenario. Le auto passano al centro e i pedoni di lato ma molto spesso è interamente pedonalizzato e lo si può godere a pieno.
Dal lato di Buda parte la storica funicolare che porta al Castello, al Palazzo Reale e alla Chiesa di San Mattia, poco lontano dal Bastione dei Pescatori.
Se Buda è la parte antica e nobile di Budapest, Pest invece ne è il cuore moderno con il Palazzo del Parlamento, il Duomo di Santo Stefano e la Grande Sinagoga.
Budapest è sempre stata una città termale: se avete più tempo godetevi questa tradizione in bagni termali grandi e piccoli.
Uno dei simboli cittadini più fotografati è il Parlamento che fu costruito tra il 1885 ed il 1904 dall’architetto Imre Steindl, che si ispirò al Parlamento di Londra e al Duomo di Colonia. Al gotico esterno, che si impone con guglie, torrette, arcate e finestre, fanno da contrasto gli stili barocco e rinascimentale dell’interno di quasi 18.000 metri quadrati, con 27 ingressi e 691 stanze.
Da Héviz è facile e comodo raggiungere in auto Vienna e così abbiamo deciso di trascorrere una giornata anche in questa splendida città, nonostante il clima rigido e il vento gelido. La rapida visita ci ha dato modo di percorrere il famoso viale anulare dove si trovano i monumenti più famosi della città: il Teatro dell’Opera, il Parlamento, il Palazzo Municipale, il Teatro della Corte e l’Università.
Dopo una breve passeggiata a piedi si arriva al Castello Imperiale dove la dinastia degli Absburgo regnò per 640 anni. Oggi nel complesso si trovano gli uffici del Presidente della Repubblica, la Scuola Equestre Spagnola, la Biblioteca Nazionale e le antiche residenze imperiali.
Non si può perdere la passeggiata nella elegante via pedonale chiamata Kärtnerstraße che conduce al Duomo di Santo Stefano, simbolo di Vienna, che abbiamo visitato sia nel grandioso interno che sulla sua sommità a cui si arriva tramite una scala di 343 gradini: da qui si gode una vista sconfinata su tutta la città. All’esterno lo sguardo è catturato dal magnifico tetto formato da 250.000 tegole colorate che disegnano lo stemma austriaco, e dall’elegante campanile, chiamato affettuosamente Steffl (Stefanino) con la sua guglia affusolata.
Dopo un breve viaggio in macchina si giunge alla residenza estiva della dinastia degli Absburgo, il Castello di Schönbrunn. Il maestoso palazzo seicentesco voluto dall’imperatrice Maria Teresa è immerso in giardini di stile francese che a dicembre ospitano un pittoresco mercatino di Natale.
L’ultima fermata della gita è la Casa Hundertwasser costruita nel 1985 in stile postmoderno dal famoso architetto-pittore Friedrich Hundertwasser. Si tratta di un complesso di case asimmetriche, dai colori vivaci e ricche di verde che sorprendono già dall’esterno. Ma è all’interno che il folle microcosmo di Hundertwasser, fatto di dossi, scale a chiocciola vertiginose e fontane che gettano acqua dal basso verso l’alto, stravolge letteralmente il visitatore.
Per concludere come non assaggiare la celebre torta Sacher? La nascita della Sachertorte sembra risalire agli inizi del 1800, quando un giovanissimo pasticciere, Franz Sacher, la creò per il principe Von Mittermich Winnesburg. Oggi, la ricetta originale è custodita ancora segretamente nelle cucine dell‘Hotel Sacher, ma a Vienna molte pasticcerie preparano questa delizia al cioccolato, caratterizzata da uno strato di marmellata di albicocche.
(Foto da pixabay.com)
Mi piacciono i viaggi che facevamo tanto tempo fa. C’era più il gusto della grande avventura e, mamma mia, quanti libri, guide e riviste si leggevano per partire preparati. Oggi è tutto più semplice ma l’emozione e la voglia di scoprire restano le stesse…
È vero Benedetta: preparazione ma anche tanta avventura! Noi partimmo in 5 in Mercedes non 4×4 e con le catene per la neve. Affrontando così migliaia di chilometri per raggiungere un paese a noi sconosciuto come l’Ungheria, che non era quella di oggi soprattutto nei piccoli paesi lontani da Budapest.