Dopo aver approfondito la preistoria della zona di Aosta con la visita al sito megalitico di Saint-Vincent-de-Corlèans (https://www.cittameridiane.it/ad-aosta-per-un-viaggio-nel-tempo/), ci è venuta voglia di cercare le tracce delle pietre più antiche di “casa nostra” e lo abbiamo fatto con una passeggiata tra specchie, dolmen e menhir in Salento.

La Puglia megalitica

specchie

Le specchie che a una prima e distratta vista possono sembrare dei semplici cumuli di pietre disposte a caso, sono in realtà collocate con una logica ben precisa sulle alture delle Serre Salentine.

Costituivano, infatti, luoghi di avvistamento dei primi abitanti della zona, ma avevano anche un’importanza fondamentale in riferimento ai riti solari e all’orientamento territoriale.

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Suggestiva la Specchia dei Mori con il suo “cappello” verde di arbusti di fico in agro di Martano. Conosciuta anche come Segla u demonìu cioè la Specchia del diavolo, è una delle più grandi specchie del Salento, alta sei metri e dalla cui sommità è possibile estendere lo sguardo ben oltre i confini del paese. Un punto di osservazione eccezionale!

Un’altra leggenda racconta, invece, che la specchia venne costruita da imponenti mori, i quali volevano raggiungere il cielo per poter “toccare” gli dei. Impilando pietra dopo pietra eressero una torre per potersi poi arrampicare e raggiungere l’Olimpo. Ma, come avvenne a Babele, gli dei distrussero la torre seppellendovi sotto chi prese parte all’edificazione.

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I dolmen, diffusi in tutta la Puglia ma concentrati soprattutto in Salento, sono camere funerarie di tipo megalitico costituite da grossi massi piuttosto regolari infissi nel terreno e da una lastra di copertura.

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Il termine dolmen, infatti, deriva da una parola bretone che significa “Tavola di Pietra”. Spostandosi nelle campagne intorno a Melendugno ci si imbatte nel Dolmen Placa, (dal nome di origine greca della pietra posta a copertura), che si trovava nei pressi di un tempio dell’acqua riutilizzato poi in seguito come cisterna per quelle piovane. Infatti i Dolmen oltre a essere la prima costruzione monumentale nella storia dell’uomo, sono spesso associati al culto primitivo dell’acqua.

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In Puglia, poi, ci sono circa 120 menhir e di questi ben 92 si trovano in Salento. Sono diverse le supposizioni sulla loro origine. Si tratta di pietrefitte neolitiche a forma di parallelepipedo, infisse nella roccia e orientate astronomicamente e si pensa siano espressione di culti solari e di riti legati alla fecondità della terra. Il termine significa “Pietra Lunga”, ed è proprio qui che si ergono come enormi dita puntate verso il cielo i più belli tra Zollino e Giurdignano considerato il giardino megalitico d’Italia con i suoi 18 menhir e 7 dolmen.

I menhir sono stati utilizzati anche nelle epoche successive e spesso furono cristianizzati con l’apposizione o l’incisione di croci.

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Ma in questa terra magica in cui anche le pietre parlano, non sono soltanto specchie, menhir e dolmen a incuriosire chi la sa esplorare: nella campagna di Giuggianello catturano l’attenzione gli imponenti “massi della vecchia”, formazioni calcaree dalle forme bizzarre che devono a secoli di precipitazioni, coadiuvati dall’azione del vento: “Lu letto te la vecchia”, “lu Furticiddhu te la vecchia”, il “piede di Ercole”.

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Il primo è un enorme masso di forma circolare. Secondo una leggenda popolare il giaciglio sul quale una vecchia strega dormiva per poi rivelare le sue profezie all’alba. Ma non solo. Questa custodiva un meraviglioso tesoro costituito da una chioccia con sette pulcini d’oro che chiunque avrebbe potuto far suo sollevando l’enorme masso con un dito nel giorno di San Giovanni. L’immensa fortuna acquisita però, sarebbe stata bilanciata con anni di disgrazie e disavventure. Lo stesso risultato lo avrebbe ottenuto chi avesse risposto a tre domande che la vecchia avrebbe posto il giorno del 24 giugno, a patto di non distogliere mai lo sguardo dal suo, pena la pietrificazione.

A pochi metri dal suo giaciglio la vecchia strega aveva il suo fuso, lu furticeddhu. E a breve distanza anche il “Piede di Ercole”, una roccia che testimonierebbe il passaggio del semidio nelle campagne del Salento.

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Gli enormi massi  emergono tra la terra rossa ricca di bauxite e al pulviscolo dorato del tramonto si comprende meglio il fascino che questi luoghi hanno esercitato sulla locale fantasia popolare: intorno è tutto un incanto e verrebbe voglia di non andare via.

2 COMMENTS

  1. ‪Conoscevo le specchie e i dolmen, ma non i menhir; un articolo dal fascino indiscusso per chi come me adora i richiami alle antiche tradizioni.

  2. Allora abbiamo già tre passioni in comune: le antiche tradizioni, i treni e i “pelosi”! 😉

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