Molti borghi sono come dei libri: vanno sfogliati un po’ alla volta e in ogni pagina si trova qualcosa di interessante da approfondire. Per cominciare a sfogliare Specchia, classificato come uno dei borghi più belli d’Italia e dal 2013 riconosciuto anche come “Gioiello d’Italia”, bisogna cominciare dal basso, anzi da sottoterra.

Specchia è uno dei borghi più belli d’Italia

Specchia

Infatti il paese vanta sotto la piazza principale che è una delle più belle di tutto il Salento, uno dei frantoi più grandi del territorio. Gli ambienti scavati nel tufo si sviluppano sotto gran parte del paese a una profondità che va dai tre ai cinque metri sotto il piano di calpestio.

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Aggirarsi per questi vani oggi deserti dà la sensazione di rivivere le faticose storie del passato quando in questi luoghi lavoravano uomini e animali che per sei mesi l’anno non vedevano la luce del sole utilizzando i trappeti per il loro lavoro e anche come soggiorno, cucina, dormitorio e stalla dove riposava il mulo o l’asino. La temperatura qui è costante tutto l’anno e si aggira intorno ai 19-20 gradi ed è questo il motivo fondamentale per cui già con i Bizantini i frantoi venivano ricavati sotto terra: “I frantoi e i magazzini da olio devono esser caldi poiché ogni umore al calore si scioglie e si addensa al freddo”. Così scriveva Lucio Giunio Columella nel primo secolo d. C. nella sua opera “De re rustica”.

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Al frantoio chiamato anche trappeto si accede per mezzo di una serie di gradini scavati nella pietra tufacea. Appena dentro ci si imbatte nella grande macina che un mulo provvedeva a far girare intorno a un palo. Sul soffitto si scorgono delle aperture sulle quali scorre la principale strada cittadina e dalle quali venivano scaricate le olive. A tutte le fasi di produzione dell’olio sovrintendeva il “nachiro”, il responsabile del frantoio, a cui spettava il compito di stabilire gli orari delle lavorazioni e dei riposi dei manovali chiamati “trappitari”.

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Dagli “inferi” dei trappeti siamo riemersi in superficie accompagnati dalla nostra simpatica e disponibile guida, il signor Domenico Baglivo della Pro Loco di Specchia, per attraversare la grande piazza illuminata dal sole ed entrare nell’atrio del Palazzo Protonobilissimo-Risolo, una imponente costruzione cinquecentesca, poi rimaneggiata nei secoli successivi.

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Inizialmente una roccaforte, fu poi trasformato in edificio residenziale dai marchesi Protonobilissimo e vanta ben 360 stanze delle quali sono visitabili quelle di proprietà comunale che si affacciano sulla piazza, mentre le altre ospitano il B&B Castello di Specchia.

In una delle stanze, nascosta dietro lo stipite di una finestra, Domenico ci mostra una stretta porta che conduce a un cunicolo che porta fuori delle mura fino al Convento dei Francescani Neri. Una via di fuga per sottrarsi al nemico o come aggiunge sorniona la nostra guida, per nascondere e far scappare gli amanti!

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Se tutto il palazzo merita la visita, è sul terrazzo al piano superiore che si rimane a bocca aperta: da qui lo sguardo spazia sulle campagne e i paesi intorno a Specchia e fino al mare e nelle giornate terse si distinguono perfino le montagne innevate dell’Albania.

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Merita una visita anche la Chiesa Matrice conosciuta anche con il nome di Chiesa della Presentazione della Beata Vergine Maria: si tratta di uno degli edifici più antichi della città in quanto il suo nucleo originario risale al XV, ma la versione attuale deriva da una serie di ristrutturazioni operate durante i secoli. Al suo interno incanta l’abside in pietra leccese finemente intagliata con l’altare in stile barocco con alcuni stucchi in oro e motivi floreali.

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Poi è bello perdersi tra i vicoli e i saliscendi del borgo antico di Specchia che già nel 2000 fu scelto dal regista Edoardo Winspeare per ambientarvi alcune delle scene più belle del suo film “Sangue Vivo”.

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A questo punto una pausa caffè con pasticciotto ci sta tutta ed essendo a Specchia non si può non affacciarsi da Martinucci che proprio da qui negli anni 50, con Rocco e Annunziata, cominciò la sua storia: da rinomata pasticceria si trasformò negli anni Sessanta e Settanta in una catena con diversi punti vendita fino a oggi con il negozio anche online.

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Specchia vanta anche un altro nome eccellente per la pasticceria italiana che è quello di Giuseppe Zippo, titolare di “Le Mille voglie” che, lo scorso settembre, durante l’evento “Panettone Day” a Milano è stato premiato come il “Miglior Panettone Tradizionale 2016″: ma di questa dolcissima storia parleremo nel nostro prossimo post nella rubrica “Buongusto”.

Dopo questo gustoso interludio possiamo riprendere la nostra passeggiata scendendo verso il Convento dei Francescani Neri la cui costruzione si fa risalire alla tradizione secondo la quale San Francesco, di ritorno dall’Oriente, sia passato da qui e rimase così affascinato dal profumo degli aranci da predire la nascita in quello stesso luogo di un convento.

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Al suo interno notevoli la cappella affrescata di Santa Caterina, la cripta sorretta da 36 colonne che ricorda quelle di Otranto e di Bari e il frantoio ipogeo con i suoi torchi alla calabrese.

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Prima di salutare la cittadina, d’obbligo passare dalla chiesetta di Sant’Eufemia che risale al periodo medievale ed è di rito greco con l’abside rivolta a levante. Nella visita siamo stati accompagnati dal presidente della associazione che si occupa della struttura e del boschetto di pini adiacente, il signor Valente, che ci ha illustrato i lavori di restauro che hanno restituito alla chiesa una parte del suo antico splendore. Purtroppo sono andate del tutto perse le pitture murarie, ancora presenti fino agli anni Sessanta, mentre alcuni elementi come l’abside semicircolare all’interno e poligonale all’esterno, richiamano chiare origini bizantine che accomunano la chiesetta alla storia di quella di San Giovanni di Patù, delle Centoporte a Giurdignano e di San Donato a Taurisano, tutte definite da una netta influenza dell’Impero di Costantinopoli sul senso dell’arte, dell’architettura e della religione.

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