E’ già incantevole il paesaggio toscano tra i monti e i colli attraversati da antiche strade sulle quali è facile imbattersi in inaspettati incontri con l’arte e la storia. Ma ulteriori gemme di tali percorsi sono i luoghi di culto: eremi, pievi, abbazie e santuari. Molti di questi posti hanno mantenuto quel ruolo di “riserve di pace” che nei secoli passati ha attirato in Toscana teologi ed eremiti, a cominciare da due tra i più famosi, San Francesco e San Romualdo.

Percorsi sacri tra pievi, eremi e abbazie

E ancora stupisce il profondo silenzio che regna intorno alle antiche pievi, spesso edificate prima del Mille, fuori dai centri abitati e animate soltanto dalle figure scolpite nella pietra: tralci d’uva, serpi, sirene dalla doppia coda e perfino falli, che derivano dal mondo contadino.
Del resto il nome “pieve” deriva dalla parola latina plebs, plebeo, popolo. Infatti la maggior parte delle pievi si trova in campagna e qualcuna, specie nelle zone più “selvagge” della regione come la Maremma o il Casentino, si trova immersa e quasi celata nei fitti boschi.

pievi e abbazie

Tra i gioielli della Val d’Orcia spicca l’Abbazia di San’Antimo, che la tradizione vuole sia stata fondata da Carlo Magno nel 781. Un tempo il monastero era circondato da mura come un castello, oggi rimane sola la chiesa costruita in travertino che le dona una straordinaria lucentezza. La bellezza di questa abbazia dalle sfumature dorate che emerge tra le colline ammantate di alberi della Valle dello Starcia incanta chiunque la visiti.
Durante la Messa domenicale i monaci agostiniani intonano canti gregoriani che creano tra le antiche mura un’atmosfera un po’ soprannaturale.

pievi e abbazie

Merita una deviazione il borgo di Bagno Vignoni. Qui la sosta non comprende pievi o abbazie ma un’antica piscina, posta proprio nel centro del paese, che raccoglie l’acqua termale ricca di sostanze iodiocalcaree, magnesio e ferro delle fonti rinomate sin dai tempi dei Romani e poi frequentate da Santa Caterina e Lorenzo de’ Medici.

pievi e abbazie

Sorge su una collina tra calanchi e cipressi l’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, fondata nel 1313 come ospizio per gli eremiti. All’esterno del monastero una torre costruita nel 1393 e decorata con una Madonna con Bambino di Della Robbia. Cuore del grande complesso abbaziale è il Chiostro con i celebri affreschi delle Storie di San Benedetto dipinte da Luca Signorelli e dal Sodoma. Il monastero ha una ricchissima biblioteca e la farmacia, dove il labor dei frati si traduce in miele, liquori, unguenti e rimedi vari.

Un fitto bosco cela quasi completamente alla vista l’Abbazia di San Galgano, il più rappresentativo esempio di stile gotico cistercense in Italia. Il complesso monastico fu edificato nel luogo dove nel XII secolo Galgano si ritirò a vita eremitica. Il Santo scelse la collina di Monte Siepi, dove fu poi realizzata l’omonima cappella in cui l’attrazione è rappresentata dalla spada nella roccia, simbolo del suo rifiuto della guerra e a guardia della quale oggi c’è una nutrita colonia di gatti.

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L’Abbazia, un tempo florida, iniziò a decadere nel XVI secolo fin quando fu deciso di rimuovere e vendere la copertura in piombo della chiesa.
Oggi il suo fascino è determinato dal suo aspetto quasi spettrale: le alte finestre e il rosone come occhi spalancati sulle alte navate gotiche che si stagliano contro il cielo aperto. E la prima volta che siamo stati a San Galgano noi siamo stati rapiti da questa decadente bellezza, mentre il nostro Arturo si è goduto i suoi momenti di puro svago con un compagno di giochi della stessa razza nei prati verdi intorno all’abbazia: vogliamo ricordarlo così.

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Diverse ma profonde suggestioni quelle che si vivono visitando il Santuario de La Verna, arroccato sulla cima di una montagna tra i boschi di faggi, querce e castagni del Mugello e del Casentino: il luogo dove San Francesco ricevette le stimmate.

 

 

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