Palagianello e la sua gravina sono al centro dell’ultimo racconto della rubrica #turistipercasa per cui avete mostrato sempre grande interesse. Questa volta l’escursione “casalinga” non è stata dettata dall’impossibilità di poter uscire dai confini regionali come succedeva lo scorso anno, ma dalla scelta di scoprire territori di Puglia ancora inediti per noi.
Passeggiata nella Gravina di San Biagio
Per cui siamo volentieri tornati nella Terra delle Gravine per la visita a Palagianello, borgo che sorge sul canyon più piccolo, sia in profondità che in lunghezza, di quelli che caratterizzano la zona e che, seguendo le linee di una sorta di ventaglio intagliato nella roccia, giungono fino al mare.
L’appuntamento con Pietro Chiatante che ci accompagna nella visita organizzata dalla Cooperativa Serapia è davanti alla vecchia stazione del paese. La tratta ferroviaria, sostituita da un’altra più a valle che non attraversa più il paese, è stata dismessa nel 1997 e la sede dei binari è stata trasformata in un percorso ciclo pedonale che continua sul ponte che scavalca la gravina.
Come simbolo è stata collocata sulla piazza, intitolata a Papa Giovanni Paolo II, una vecchia locomotiva che attira subito l’attenzione di chi arriva in paese.
Seguendo Pietro ci siamo diretti verso il centro storico del borgo che si raggiunge attraverso l’arco della Porta dell’Orologio, l’unica di accesso del casale Palagianello che non è mai stato dotato di mura difensive.
Siamo sbucati in Piazza De Gasperi, dalla perfetta forma quadrata che rimanda all’origine rinascimentale della “nuova” Palagianello, dato che quella più antica è rappresentata dalle case e dalle chiese scavate nella roccia della gravina.
Il rifacimento della pavimentazione dell’area ha svelato la sottostante necropoli medievale, mentre sulla piazza dominano la Chiesa Madre dedicata a San Pietro Apostolo e più in alto il Castello Stella-Caracciolo edificato tra il XVI e il XVII secolo.
Imponente, ha pianta quadrangolare, torrioni agli angoli e un profondo fossato intorno. Oggi l’ingresso è dal grande portone che si affaccia sulla piazza sottostante ma in origine vi si accedeva da un ponte levatoio in legno sulla parte sinistra del maniero, sostituito da uno in pietra. La vista dalla sommità del paese spazia su tutto il territorio circostante e nelle giornate più limpide consente di poter ammirare le montagne della Calabria.
Nella gravina di Palagianello, chiamata anche di San Biagio, si giunge percorrendo via Antico Santuario che scende sulla sinistra del castello portando all’antica Chiesa della Madonna delle Grazie del XVII secolo. Parzialmente distrutta alla fine del 1800 fu ricostruita mantenendo la sua doppia anima di una parte scavata nella roccia e la facciata in muratura in tufo.
Ma la prima chiesa rupestre che si incontra nella discesa è quella definita Anonima in quanto priva di iscrizioni e di affreschi. La cripta è una delle più antiche di Palagianello e vanta una volta a botte su un’ampia superficie dove si aprono numerose nicchie di diversa grandezza lungo le pareti laterali e una cappella d’ispirazione bizantina. Nel tempo ha subito diversi rimaneggiamenti ed è stata impiegata per usi agricoli come frantoio per le olive e come ricovero per bestiame.
Tra le chiese scavate nella roccia, una delle più suggestive è quella di San Girolamo a pianta trapezoidale, con tracce di affreschi del XIV secolo e cinque nicchie all’interno nonché due altari posti ai lati a formare una sorta di santuario dalle dimensioni ridotte.
Risalente all’Alto Medioevo anche la Chiesa di Sant’Andrea, parzialmente distrutta a causa dell’apertura di una cava, ristrutturata e ampliata più volte nel corso dell’epoca bizantina. Le cave dalle quali si estreva il tufo sono visitabili e fanno parte integrante del paesaggio cittadino come vere e proprie gigantesche sculture paragonabili a monumenti al contrario sui quali crescono piante rigogliose.
Seguendo il sentiero per raggiungere il fondo della gravina, si incontrano case scavate nella roccia ma anche cavità utilizzate per attrezzi agricoli, come stalle o stazzi.
Il percorso ad anello prosegue tra la macchia mediterranea con i suoi colori e profumi che comprende oltre 350 specie di piante che qui vivono e fioriscono: il Pino d’Aleppo, il Lentisco, il Mirto, la Filirea, il Corbezzolo, il Carrubo, il Rosmarino e il Timo. Tra le più belle fioriture emergono le Orchidacee, che cominciano a far capolino in questi primi giorni tiepidi, e la Campanula pugliese, di origine balcanica, riscontrabile in Italia solo in alcune zone della Puglia.
Giunti nel punto più basso del solco scavato dall’antico fiume si possono osservare distintamente le rocce più antiche alle quote più elevate e come grandi massi sul fondo della gravina mentre sopra si possono rilevare le calcarenite o “tufi calcarei”.
Il sentiero porta poi sull’altro versante del canyon con una tappa intermedia sul piazzale del complesso rupestre dello Jazzo Rivolta che si articola in quattro ambienti, non ha decorazione dipinta e presenta nel fondo dell’abside una nicchia con tre croci incise.
Tornati sul sentiero principale, si sale in breve all’ampia terrazza panoramica sulla gravina dove, sotto i Pini di Aleppo, si individua la casa del parco e si raggiunge il centro del paese seguendo il largo percorso ciclo-pedonale che scavalca la gravina passando sull’ex ponte ferroviario.
A questo punto il languorino ci ricorda che è ora di pranzo. Ci siamo fermati al ristorante La Strega Storia e Passione che ha accolto con calore sia noi che il nostro Otto e che ci ha deliziato con proposte raffinate a base di materie prime locali che seguono la stagionalità ma anche l’estro dello chef.