Chi ci segue già da tempo sa che la nostra ferma convinzione è quella che ogni luogo, anche il più piccolo, ha qualcosa di bello e interessante che può essere raccontato. E’ questo uno dei motivi per cui abbiamo deciso di visitare tutti i 258 Comuni della Puglia, dai capoluoghi ai più piccoli centri, dai confini dauni fino al lembo più estremo del Salento, dal Manzanarre al Reno, – no ops questa è un’altra storia!, – dal mar Adriatico allo Ionio, e di inserire il racconto delle visite nel nostro blog.
Molti di questi paesi vantano meraviglie sfacciate e vezzose con ricami barocchi o lineari e imponenti monumenti romanici, o più nascoste, come le grotte e le cripte affrescate.
A Ortelle il manifesto politico della Chiesa Cattolica Romana
Nel nostro ultimo giro in Salento siamo stati a Ortelle, un tranquillo e sonnacchioso borgo che si estende tra le due antiche città messapiche di Vaste e di Castro.
Se il paese ha una sua graziosa dimensione raccolta intorno alla piazza principale in cui svetta un menhir e alla Chiesa Madre dedicata al protettore San Giorgio, il suo vero gioiello è celato sotto terra.
Ce lo mostra il Presidente della Pro Loco dottor Luigi Guglielmo che ci attende in Largo San Vito in cui oltre alla preziosa Cripta di Santa Maria della Grotta che ci apprestiamo a visitare, c’è anche la chiesa dei Santi Vito e Marina.
Al di sotto di questa chiesa ci sono i ruderi di un altro edificio rupestre che conserva ancora tracce di affreschi e degli antichi pilastri e un ipogeo poi utilizzato come fossa tombale.
Ma la testimonianza più interessante dell’insediamento medievale rupestre che occupava gran parte dell’ampio spazio che è oggi Largo San Vito è senz’altro la cripta mariana scavata interamente nella roccia alla quale si accede attraverso due scale con volta a botte.
L’interno, molto suggestivo, è diviso in tre navate con affreschi risalenti al Medioevo che risultano celati in più punti dalla successiva decorazione barocca delle absidi rappresentata dagli altari e dagli affreschi di Sant’Eligio, della Madonna e dei Santi Medici.
L’attenzione viene catalizzata sulla parete destra dove si trova l’immagine più enigmatica dell’intera decorazione pittorica della cripta: un affresco quattrocentesco ricolmo di figure che rappresenta un manifesto politico della Chiesa Cattolica Romana e che si pone come simbolo del processo di latinizzazione del territorio salentino, tradizionalmente legato alla cultura e al rito greco, voluto dai principi Orsini del Balzo, signori della contea di Castro di cui Ortelle faceva parte.
Nell’affresco sono ben visibili le immagini dell’Eterno Padre tra due angeli svolazzanti e di due figure femminili che reggono un drappo con tre cerchi raffiguranti la passione di Cristo: la Flagellazione, la Crocifissione e la Resurrezione.
Gli affreschi, recentemente restaurati, ci raccontano una colta e sofisticata rappresentazione dei valori della fede cattolica con molte analogie con le raffigurazioni della più nota Basilica di Santa Caterina d’Alessandria in Galatina e di Santo Stefano a Soleto.
Questo è il periodo giusto per programmare una visita alla cittadina perché da giovedì 19 ottobre a domenica 22 ottobre Ortelle diviene capitale del maiale durante la Fiera di San Vito, una delle più antiche del sud Italia, che attrae ogni anno decine di migliaia di visitatori provenienti da ogni parte del meridione.
La manifestazione è divenuta un appuntamento imperdibile per espositori, produttori e, soprattutto, estimatori del maiale allevato nel territorio di Ortelle e Vignacastrisi con antiche tecniche, la cui carne viene preparata e servita in gustosissime ricette, dalle più tradizionali alle più originali.
Per dormire spostatevi nella frazione di Vignacastrisi, un piccolo paese dove sembra di tornare nell’Italia degli anni ‘50 del secolo scorso. Al centro nella piazza principale e di fronte alla chiesa Madre intitolata all’Immacolata, sorge imponente Palazzo Guglielmo di cui siamo stati ospiti e vi abbiamo già raccontato nel post https://www.cittameridiane.it/invito-a-corte/.
Se decidete di rimanere a cena per gustare un delizioso menù a base di ricette locali servite nell’accogliente e romantica sala ristorante del palazzo, non rinunciate poi a fare una passeggiata tra le strade del borgo ingentilite da colorati vasi di fiori e con le insegne che ricordano gli anni passati, quando nei piccoli ma fornitissimi empori di paese si trovava di tutto, dal pane al dentifricio!