Il giorno dopo è dedicato alla visita delle Catacombe di Napoli (Via Tondo di Capodimonte), le più importanti del sud Italia, a cui è ammesso anche il nostro Otto.

Sotto terra una città nella città

L’appuntamento con i ragazzi della Cooperativa La Paranza, da oltre dieci anni impegnata nella tutela e valorizzazione del Rione Sanità e formata da un gruppo di giovani che hanno deciso di darsi da fare per migliorare il quartiere, è sulla collina di Capodimonte.

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Saranno loro ad accompagnarci nel tour che inizia dalla biglietteria accanto alla Basilica Incoronata Madre del Buon Consiglio, dove c’è anche un ampio spazio per poter parcheggiare l’auto. In alternativa si può prendere l’autobus: dal Museo Archeologico si sale in direzione Capodimonte e la fermata è proprio davanti alla biglietteria.

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Alle Catacombe di San Gennaro, che si presentano come una vera e propria città sotterranea che si estende per 5800 mq, si accede dal giardino della basilica. Siamo nel ventre di Capodimonte: le Catacombe, le prime al mondo accessibili ai disabili e ai non vedenti, sono strutturate su due livelli e sono caratterizzate da ampi spazi perché a differenza di quelle romane non sono mai state utilizzate dai primi Cristiani come rifugio in quanto a Napoli non sono mai stati perseguitati.

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Nacquero come luogo di sepoltura e furono ampliate nel IV secolo d.C. in seguito alla deposizione delle spoglie di Sant’Agrippino che fu il primo patrono di Napoli.

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All’interno si rimane sorpresi dalla vastità degli ambienti che oltre a sepolture di vario genere scavate nel tufo giallo napoletano, ospitano un’ampia basilica dalla quale si accede ai resti di un’altra basilica più antica con gli affreschi dei primi 14 vescovi di Napoli e per questo chiamata Cripta dei Vescovi.

A un livello più basso si trova la confessio di San Gennaro: qui furono traslati i resti del santo prima di trovare definitivamente casa nel Duomo.

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Napoli sa bene a che Santo votarsi! Son ben 52 i suoi santi protettori, uno per ogni settimana dell’anno. Anche se quello più noto rimane San Gennaro e guai se il suo sangue nell’ampolla non si scioglie in una delle tre date dell’anno, il 16 dicembre, il sabato precedente la prima domenica di maggio, ricorrenza del trasferimento del corpo del santo da Pozzuoli a Napoli, e il 19 settembre, durante la festa del santo: un chiaro segnale di sventura. La nostra guida Flora ce ne ricorda due: nel 1944 l’ultima eruzione del Vesuvio e nel 1980 il terremoto.

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La visita continua nella parte inferiore in cui quasi ci si perde tra gli enormi spazi con soffitti alti fino a 6 metri e con una grande vasca battesimale voluta dal vescovo Paolo II, che nell’VIII secolo si rifugiò nelle Catacombe di San Gennaro a causa delle lotte iconoclaste – come ci spiega Flora accompagnandoci nella Basilica di San Gennaro Extra Moenia, rimasta chiusa per 41 anni e oggi utilizzata come location per concerti ed eventi.

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Dalla basilica si esce attraverso il complesso di S. Maria del Popolo degli Incurabili, ospedale storico, inaugurato il 23 marzo 1522 e fortemente voluto dalla nobildonna catalana Maria Lorenza Longo. Da qui si attraversa l’intero rione Sanità per raggiungere le altre Catacombe, quelle di San Gaudioso (ingresso dalla Basilica Santa Maria della Sanità, in Piazza Sanità 14), che si trovano al di sotto della Basilica di Santa Maria della Sanità, anche nota come Chiesa di San Vincenzo alla Sanità, la cui statua è conservata entro una teca dorata in stile gotico innalzata nel 1836 dai fedeli per sconfiggere l’epidemia di colera che colpì la città.

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All’interno della chiesa molte le opere di grande interesse, ma l’attenzione è subito catturata dal pulpito e dallo scalone monumentale barocco che conduce alla zona absidale, sotto la quale si trova la cripta da cui una volta si accedeva direttamente alla catacomba.

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Ci spiega Miriam, che ci accompagna nella visita (che si può effettuare con lo stesso biglietto delle Catacombe di san Gennaro utilizzabile nell’arco di un anno), che successivamente i Domenicani, desiderosi di dare prestigio alla basilica e di attirare fedeli, decisero di acquistare le reliquie di 13 santi che vennero riposte negli altari laterali creati con la chiusura degli accessi alla cripta.

Quest’operazione si rivelò efficace e molti fedeli cominciarono a richiedere, pagando anche molto bene, di poter essere sepolti in catacomba accanto ai santi, tanto che i lavori di questa grande chiesa barocca furono completati in soli 8 anni, tra il 1602 e il 1610.

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Scendendo si scopre un altro sito ipogeo molto affascinante, più raccolto ma anche più suggestivo rispetto a quello di San Gennaro: le Catacombe di San Gaudioso, che prendono il nome da Gaudioso l’Africano, vescovo di Abitine in Tunisia che qui morì e fu sepolto.

La parte più antica risale al V secolo e di questo periodo sono alcuni affreschi e resti di mosaici, ma l’area decisamente più interessante è il cunicolo principale, ampliato nel 1600: qui ci sono gli affreschi umanoidi che riportano i resti di teschi veri murati nella parete.

Queste opere, abbastanza macabre, costituivano un’usanza dell’epoca per la quale ai personaggi più importanti veniva dedicato un ritratto. Tra questi il più inquietante è quello del guardiano del cimitero, creato con un insieme di parti di corpi differenti, e un dipinto che rappresenta una sorta di allegoria della morte, al quale si ispirò Totò per la sua celebre poesia ‘A livella.

In queste catacombe esiste un piano inferiore, non adibito alla sepoltura, ma utilizzato per far ‘scolare‘ i cadaveri: i defunti venivano seduti in nicchie ricavate nelle pareti di tufo, chiamate cantarelle e sotto di essi venivano posti dei vasi in cui si depositavano le viscere e i fluidi così la salma si asciugava prima di essere trasferita nel loculo. Di queste pratiche, si occupavano gli schiattamuorti. Tutte le info sul sito www.catacombedinapoli.it.

Tornando in superficie si può decidere di risalire con l’ascensore sul Ponte della Sanità per tornare verso Capodimonte oppure proseguire per il Borgo dei Vergini, con valanghe di motorini, mercatini e gli splendori del Palazzo dello Spagnuolo, un meraviglioso esempio di architettura in stile barocco napoletano con doppia scala e decori in stucco.

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Passeggiando tra un via vai di gente che sembra non fermarsi mai, si ammirano i murales sparsi sui muri del quartiere e si viene attratti dal profumo di buono che proviene dalla Pasticceria Poppella (Via Arena della Sanità, 24), dove Ciro, dopo aver dato il benvenuto ai quattro zampe insieme alla sua cucciola Sharon, propone il suo mitico Fiocco di Neve: non si può descrivere, va provato!

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Uno tira l’altro e non si può fare a meno di tornarci prima di rientrare a casa per una guantiera di queste delizie alla crema di latte, babà e crostatine con le fragoline di bosco. Come si fa a non amare una città dove si possono gustare queste bontà?

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Gli indirizzi per la cena sono un classico: Concettina ai Tre Santi (Via Arena della Sanità, 7 Bis) per la “margheritissima” con pomodorini del Piennolo e parmigiano reggiano oppure ‘A Cucina ‘e Mammà (Via Foria, 101), una trattoria tipica con cucina napoletana verace: provate gli spaghetti al sugo di polpo.

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