Una delle più “nuove” realtà di Matera è la città sotto la città. Nel dicembre dello scorso anno è stato presentato al pubblico ciò che sin da subito è stato definito il ventre di Matera: un ambiente ipogeo venuto alla luce, dopo circa tre anni di scavi a due passi da piazza Vittorio Veneto, la principale della città, a cui è stato dato il nome evocativo di MateraSum.
MateraSum: io sono Matera
Un nome che può avere due significati: dall’inglese, Silence under Matera; dal latino, Sono Matera. Noi preferiamo il secondo perché ciò che oggi si può visitare sotto terra e che rappresenta MateraSum, un percorso di 1.200 metri di superficie, è una vera e propria città sotterranea, sopra la quale sono stati costruiti altre strade e palazzi solo nel XVIII secolo. Prima di allora tutto era a cielo aperto: case, strade, cisterne, luoghi di culto scavati nella roccia.
A questa meraviglia si accede da un vicolo che sbuca in corso XX settembre da un anonimo portoncino che cela una ripida scala che conduce a un grande spazio sotterraneo che fino alla seconda metà del 1700 era caratterizzato da strade e piazze, case e botteghe. La visita della città, poco adatta a chi soffre di claustrofobia, si snoda fra ambienti scavati nel tufo oggi ben illuminati, che conservano tracce della vita di allora.
Ma andiamo con ordine. Virginia, che ci accompagna, ci invita prima a guardare un video realizzato da Rvm service, con testi di Sergio Palomba e la voce recitante dell’attore Massimo Lanzetta, che mostra la città dei Sassi e dell’Ipogeo, con uno straordinario percorso a volo d’uccello filmato attraverso un drone.
Poi, ci conduce tra i grandi ambienti ora chiusi da alte volte a mattoni sulle quali dal 1855 si innalza Palazzo Malvezzi, dal nome di una famiglia di latifondisti di origine bolognese che qui decise di farsi costruire la sua seconda dimora per la comodità di essere più facilmente raggiungibile rispetto alla prima nei pressi del Duomo. Inizialmente era soltanto questo lo spazio conosciuto di circa 400 metri quadrati e nel tempo adibito a vari usi: i Malvezzi lo utilizzarono come magazzino per il loro grano, ma in precedenza in questa che possiamo immaginare come una piazza si affacciavano case scavate nella roccia come quelle che abbiamo visitato nei Sassi, laboratori artigianali, un forno del quale ancor oggi è possibile vedere la bocca e l’interno a cupola e una neviera, grotta destinata a deposito della neve che si raccoglieva nell’inverno alternandola a strati di paglia che avevano funzione isolante e si adoperava nella stagione calda per raffreddare cibi e bevande. Successivamente questi grandi spazi furono utilizzati come rifugi antiaerei durante la Seconda Guerra Mondiale e tra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 del secolo scorso addirittura come sala da ballo chiamata “Il tempo delle mele”.
Scavando, poi, gli operai si sono accorti che l’ambiente ipogeo si estendeva molto più in là delle fondamenta del palazzo: in tre anni sono stati estratti tremila metri cubi di terra da circa 24 persone che hanno lavorato in condizioni precarie, a gattoni e con maschere di ossigeno alternandosi ogni quarto d’ora in squadre di sei. Un lavoro massacrante effettuato scavando a mano con il solo utilizzo di “cannoni” che immettevano aria calda per poter asciugare la terra bagnata ed estrarla più facilmente. Ciò ha portato alla luce quello che oggi è possibile visitare: un’intera porzione di Matera rimasta celata sino a ora.
Ci illustra la dottoressa Antonella Caruso, che intanto ha sostituito Virginia come nostra guida, che gli spazi in cui ci aggiriamo sono quelli di un antico fondaco di origine medievale, luogo in cui i mercanti del tempo avevano i loro magazzini e il loro alloggio, e nel quale spesso era presente una chiesa. E resti di un luogo di culto sono effettivamente visibili e ciò che colpisce è l’altezza delle pareti. Ma in realtà questi luoghi in origine non erano così profondi: gli scavi sono successivi e coevi alla costruzione del palazzo che fu edificato proprio con il materiale ricavato da qui.
Prova ne sono quelli che a prima vista sembrano scalini e che invece sono i tagli che i cavamonti effettuavano alla ricerca del tufo più friabile e dunque più semplice e meno laborioso da estrarre. Il percorso termina con una grotta in cui pozze sul pavimento e continuo gocciolio svelano la presenza di un luogo molto umido. Qui gli operai e i proprietari si sono fermati… per ora.
Molto questi luoghi avranno ancora da raccontare dopo lo studio al quale saranno sottoposti per poter definire con più certezza epoche e sequenze cronologiche di queste strutture sfruttate attraverso un tempo molto lungo.
Intanto è possibile infilarsi nelle viscere della terra sotto Matera e percorrere l’intero giro con un biglietto d’ingresso di 5 euro. Il sito MateraSum è aperto dalle 9.30 alle 19.30, ma sono previsti orari molto più ampi durante la stagione estiva. Le prenotazioni per le visite guidate: tel. +39 331 1054031 – www.ipogeomaterasum.it – materasum.ipogeo@gmail.com.