Sono tante le definizioni per Matera: presepe immaginifico, miracolo di calce e tufo, spettacolo naturale. Ma la verità, secondo noi, è che la Città dei Sassi sfugge a ogni definizione in quanto così onirica che chi la visita si sente subito avvolto da un senso di straniamento.
Matera tra sogno e realtà
Lo sguardo corre in alto, alla Civita, la parte antica con la cattedrale e il suo campanile svettante.
Ai lati i Sassi, i quartieri sorti sulle gravine, i profondi crepacci calcarei sul torrente Gravina, in cui è stata scolpita la città che Gabriele Salvatores ha definito una New York al contrario: la Grande Mela tutta sviluppata in alto, Matera tutta ritratta nel sottosuolo.
Da una parte, il Sasso Caveoso che guarda verso Montescaglioso e dall’altra il Barisano, orientato verso Bari.
Dappertutto case e scalini, anfratti e viottoli, case grotta e “vicinati”. Siamo in un luogo patrimonio dell’umanità, su cui sventola la bandiera dell’Unesco. Siamo nel “Vangelo secondo Matteo” di Pierpaolo Pasolini, che fu girato qui come anche “The Passion” di Mel Gibson e, tra gli ultimi film hollywoodiani, “Ben Hur” con Morgan Freeman nel 2016.
Ma i Sassi continuano a essere molto gettonati come set cinematografico perfetto e a noi è successo che, mentre ci recavamo al MUSMA per la visita al Museo della Scultura Contemporanea, siamo stati bloccati per un ciak si gira!
Da tempo programmavamo la nostra visita al MUSMA (www.musma.it), il più importante museo italiano interamente dedicato alla scultura e l’unico museo in grotta al mondo. Il grande portone di Palazzo Pomarici del XVI secolo immette in un atrio sul quale si aprono diversi ambienti ipogei in cui sono esposte opere che si integrano perfettamente nelle grotte scavate nel tufo giallo materano.
Il MUSMA è infatti uno spazio espositivo in cui si sperimenta una continua simbiosi tra le sculture e gli spazi museali, tra le aree edificate del Palazzo e gli ampi ipogei scavati, dove il visitatore sperimenta un’integrazione ideale, di intenso impatto emotivo, quasi sospeso nel tempo tra il passato delle mura e delle fondamenta del palazzo e le 400 opere esposte.
La collezione si compone di sculture, ceramiche, multipli, gioielli, medaglie, disegni, incisioni, libri d’arte, che vanno dalla fine dell’Ottocento a oggi ed è allestita in due differenti ambientazioni architettoniche: nel piano superiore di Palazzo Pomarici si sviluppa un discorso storico-cronologico della scultura contemporanea a partire da Medardo Rosso fino alle più recenti avanguardie, mentre negli ambienti ipogei del piano inferiore e nei cortili il tema conduttore è il connubio tra ambiente e scultura.
Uscendo dal museo siamo stati sorpresi da un forte acquazzone e ritrovarsi senza ombrello tra vicoli e scalette del Sasso Caveoso per di più con un cane di grossa taglia non è il massimo! Siamo scesi verso lo slargo di San Pietro Caveoso e ci siamo rifugiati sotto l’unico balcone della zona in attesa del “salvataggio” da parte di ApeVito che vi racconteremo presto in un prossimo episodio di #quellavoltache.
Tornando alla città, oggi più che mai Matera brulica di turisti, italiani e stranieri, che non vogliono perdere l’opportunità di passeggiare nella città scelta come Capitale Europea della Cultura 2019, la prima del meridione.
Tra il Piano, dove è possibile visitare alcune delle chiese più belle e importanti della città come la Chiesa di San Giovanni Battista, costruita nel 1233 in stile romanico, con bei capitelli di tipo pugliese che ornano le colonne con figure antropomorfe, zoomorfe e vegetali, e un’imponente abside.
E su e giù per i Sassi dove ogni dieci passi c’è un b&b, un caffè o un ristorante ricavati fra le case scavate nel tufo giallo, le stesse che un decreto firmato da De Gasperi definì poco più di mezzo secolo fa “una vergogna nazionale” per la loro condizione fatiscente, per poi diventare nel 1993 il primo sito Unesco del sud Italia.
A metà tra i Sassi e il Piano, come una sorta di sentinella, si erge su una ripida scalinata la facciata barocca della chiesa di San Francesco d’Assisi. Alle spalle si allarga Piazza del Sedile o “Piazza Maggiore” nel XIV secolo piazza del mercato e poi sede degli uffici del governatore, delle carceri cittadine e del palazzo municipale o “sedile”. Se capitate da queste parti all’ora di pranzo non perdete lo spuntino da L’Arturo (Piazza del Sedile, 15 – Tel. +39 339 3907068) prima di immergervi nuovamente nel Barisano o nel Caveoso attraverso le due scalinate o imboccare via Duomo per visitare la bellissima Cattedrale.
Se preferite qualcosa di più “sostanzioso” gustando le specialità tipiche lucane la sosta consigliata è a La Gattabuia (Via delle Beccherie, 90-92 – Tel. +39 0835 256510), un locale scavato nella roccia che riprende il divertente nome dal suo utilizzo passato: questi locali erano anticamente adibiti a carcere.
Con Otto siamo stati sistemati in una piccola e bella sala accogliente dove abbiamo apprezzato i piatti dello chef pugliese Gianni Clemente, cominciando con gli irrinunciabili e croccantissimi peperoni cruschi di Senise da mangiare come uno stuzzicante snack rigorosamente con le dita. Lasciatevi avvolgere da un calice di Aglianico del Vulture gustandolo sugli spaghettoni al peperone crusco con olive, capperi, pomodorini e acciughe e sull’agnello alle verdure.
La passeggiata va completata con l’affaccio sui Sassi dalla balconata di Piazza Vittorio Veneto dove sembra di essere sospesi sui tetti del Sasso Barisano che si snoda sotto con il suo dedalo di vicinati, scalinate e viuzze: una vista che ogni volta toglie il fiato!
La novità che abbiamo trovato questa volta è il pianoforte collocato sotto il portico del Belvedere Guerricchio a disposizione dei cittadini e dei turisti che possono suonarlo liberamente.
Prima di andar via un saluto al nostro amico Vito Cuscianna, patron di ApeVito (www.apevito.com) il calessino rosso Ferrari che circola per la città con a bordo chi vuole percorrere e conoscere i Sassi da una diversa angolazione e attraverso le parole di un materano doc.