Nelle Marche alla scoperta dei Monti Sibillini, tenui e impalpabili come il cielo e per questo definiti anche Monti Azzurri. Percorrendo i sentieri della Sibilla anche in pieno inverno la luce è calda e trasparente e mette in evidenza chiese, abbazie e castelli in un affascinante saliscendi interrotto da filari di vigne, boschi e alberi di olivo che contrasta con la linea blu del mare all’orizzonte.
Le Marche del sud: Ascoli Piceno
Finalmente abbiamo inserito la regione Marche nei nostri itinerari italiani insieme a Otto. Adesso siamo a quota 17: ci mancano Toscana, Sardegna e Valle d’Aosta. Abbiamo scelto di cominciare a esplorare la regione dal Piceno, la parte meridionale delle Marche dove strette vallate corrono dai monti al mare.
Intorno ad Ascoli Piceno si distendono le antiche terre di pellegrini e, più in alto, le strade della mitica Sibilla: fata buona o maga crudele, forse la Sibilla Cumana degli antichi romani, giunta dalla Campania, ha abitato qui per secoli, tanto da aver dato il nome a questi monti dell’Appennino fra Umbria e Marche. La sua magia si percepisce ancora negli antichi percorsi tra le valli che nascondono chiese romaniche ed eremi silenziosi.
Snodo di questi itinerari, una collana di piccoli paesi, custodi di vicoli lastricati, scalinate, piazzette segrete e torri. Profondamente feriti dai terremoti che si sono succeduti nel biennio tra il 2016 e il 2017, una sequenza sismica che ha interessato per mesi Umbria, Marche e Lazio provocando enormi perdite al patrimonio storico-artistico.
Sette i Comuni interessati nelle Marche: Acquasanta, Arquata, Montegallo, Montemonaco, Montefortino, Amandola e Castelsantangelo sul Nera. Ancora oggi fitte foreste di gru sovrastano i tetti rossi delle case e i campanili delle chiese di questi borghi da cui si ammirano scorci che si aprono fra le montagne e affondano lo sguardo fino al mare. La rocca di Arquata del Tronto, teatro delle gesta diaboliche di Giovanna D’Angiò che qui condannava a morte i suoi amanti catapultandoli dalla finestra, è ancora completamente avvolta da impalcature e molte delle pievi della zona sono in restauro. Ancora troppe le case diroccate e le zone rosse che gli abitanti dei borghi non possono oltrepassare, ma l’atmosfera di questi territori rapisce ugualmente così come gli scenari da favola e i sapori.
Tra i salumi da assaggiare il ciauscolo, un salame così morbido che si spalma sul pane: lo abbiamo acquistato a Montemonaco dopo aver attraversato una catena di valli profonde e guglie di pietra. Da qui partono le escursioni al Lago di Pilato, un piccolo smeraldo incastonato in un anfiteatro di origine glaciale. I suoi abissi custodirebbero, secondo un’antica leggenda, il corpo di Ponzio Pilato.
La visita d’obbligo è ad Ascoli Piceno, patria dell’oliva ripiena di carne e del fritto misto, città del travertino e delle cento torri racchiusa tra il torrente Castellano e il fiume Tronto. Passeggiando per il centro storico colpisce il mix di strutture romaniche e medievali che si sovrappongono ovunque. Punto di incontro è Piazza del Popolo, probabile erede del foro romano, con il Palazzo dei Capitani del Popolo e la bellissima Chiesa di San Francesco, di impianto romanico gotico affiancata dalla Loggia dei Mercanti e dal Chiostro Maggiore.
Sulla piazza si affaccia anche lo storico Caffè Meletti, in puro stile Liberty, amato da Sartre e Hemingway: la sosta perfetta per bere un caffè e sorseggiare l’anisetta della casa, prodotta con anice coltivato sulle colline circostanti, insieme al proprio amico 4 zampe che qui è benvenuto.
In Piazza Arringo, sede del Duomo di Sant’Emidio e dell’imponente Palazzo Comunale, si trova Migliori dove comprare l’oliva farcita e fritta, simbolo del capoluogo piceno. A lato del Duomo si erge il Battistero del XII secolo unico nel suo genere in tutta la regione.
Numerose sono le chiese romaniche della città tra cui spicca quella dei SS. Vincenzo e Anastasio che ha un’insolita facciata con 64 riquadri, in origine probabilmente dipinti. Non mancano interessanti vestigia della civiltà romana come il ponte augusteo di Porta Solestà, mentre protagoniste nel quartiere medievale sono le torri gentilizie e gli eleganti palazzi nobiliari.
Altri simboli della città appena fuori dal centro abitato sono il Forte Malatesta e la Cartiera Papale di Porta Cartara, l’ex opificio realizzato nel XVI secolo per volontà del papa Giulio II della Rovere sul fiume Castellano. Fuori città anche il tempietto di Sant’Emidio alle Grotte, inglobato nel fianco della collina e prima sepoltura del santo prima che dalle catacombe le sue reliquie fossero traslate nella cripta della cattedrale intorno al Mille. Sant’Emidio, oltre a essere il patrono della città di Ascoli Piceno, è anche il protettore dei terremoti ed è venerato per questo in tutto il mondo.
Per il nostro soggiorno abbiamo scelto Castel di Luco, una fortezza dalla forma circolare che si erge su un enorme masso di travertino appena fuori dall’abitato di Acquasanta Terme e che faceva da vedetta sul tracciato dell’antica strada consolare Salaria, da sempre fondamentale via di comunicazione tra l’area umbra-appenninica e la costa adriatica. La strada si snoda lungo il corso del fiume Truentus che ha formato la Valle del Tronto che si estende da Arquata del Tronto fino a San Benedetto del Tronto, innestandosi nel sorprendente scenario dei Monti Sibillini e dei Monti della Laga.
Il castello si affaccia sull’antico borgo di Paggese in cui spicca la quattrocentesca chiesa di San Leonardo che purtroppo abbiamo trovato sempre chiusa per cui non abbiamo potuto ammirare gli affreschi e il trittico all’interno.
Nei dintorni l’Abbazia farfense di San Benedetto nella frazione Valledacqua e il Ponte d’Arli della metà del XVI secolo.
Nel castello si produceva il vino cotto ottenuto dalla bollitura del vino che successivamente viene conservato in botti di legno il cui contenuto non viene mai completamente spillato in quanto si lascia la “madre”, così chiamata perché serve a conferire sapore e aroma al prodotto dell’anno successivo. Lo abbiamo assaggiato insieme al dessert alla fine della cena che abbiamo prenotato nelle belle sale affrescate del ristorante di Castel di Luco in occasione del mio compleanno.
Il giorno dopo per il nostro pranzo ci siamo inerpicati a 932 metri a Isola San Biagio, minuscola frazione di Montemonaco abitata da 22 anime, dove ha sede Il Tiglio, ristorante stellato dello chef Enrico Mazzaroni. Della simpatia e della calda accoglienza dello chef che ha coinvolto anche il nostro Otto che ha trovato in Eloise, la Golden Retriever di casa, una dolce compagna di giochi nonché del sorprendente menu Il Ritorno, vi parleremo in #Buongusto.
Prima di tornare a casa tappa alla Caserma Guelfa di San Benedetto del Tronto per assaggiare il Brodetto alla Sambenedettese, in cui la particolarità oltre alla presenza di almeno 12 diversi tipi di pesce sta nell’uso dell’aceto, del peperone e dei pomodori in grossi pezzi.
Come non fermarsi al porto? La flottiglia peschereccia di San Benedetto del Tronto è una delle maggiori d’Italia ma siamo arrivati troppo tardi per assistere all’animata asta del pesce presso il Mercato Ittico accanto a cui sorge il Museo del Mare.
Io invece a Monopoli arrivai proprio nel bel mezzo di un’asta del pesce, e il battitore con tanto di cappello! 😂 Parlerete anche di quel laghetto Pilato? Mi piacerebbe saperne di più…
Il mercato del pesce ha sempre il suo fascino che noi conosciamo bene!
Riguardo il laghetto di Pilato per raggiungerlo è necessario un percorso trekking abbastanza impegnativo. Quando siamo stati a Montemonanco lo scorso dicembre c’era tanta neve per cui non è stata possibile un’escursione fino ai 1.941 metri del lago di Pilato. Bisognerebbe tornarci in estate per godere anche dello splendido fenomeno che colora la superficie di rosso e che è alla base della leggenda che lo vorrebbe il sangue di Pilato. In realtà la colorazione si deve alla presenza di un piccolissimo crostaceo preistorico che nuota con la pancia all’insù ed è rosso trasparente.
Un crostaceo pre…istorico?? 😮
Si chiama Chirocephalus marchesonii ed è stato scoperto nel 1954: misura tra i 9 e i 12 mm ed è minacciato dai cambiamenti climatici in atto.