Mar Piccolo di Taranto: tra bellezza, storia e resilienza

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Prosegue il giro della Puglia come #turistipercasa in modo lento e consapevole lungo itinerari inconsueti. Quello che vi proponiamo questa volta ha come destinazione il Mar Piccolo e il suo patrimonio naturale e culturale.

Intorno al Mar Piccolo di Taranto

Mar Piccolo

Mar Piccolo

Cominciamo parlando di questo mare particolare a partire dalla forma che, vista dall’alto, sembra quella di un otto “coricato” o del simbolo dell’infinito. Più propriamente si tratta di una laguna costiera situata a nord della città di Taranto, divisa in due seni che comunicano con il Mar Grande attraverso il canale navigabile artificiale su cui è costruito il Ponte Girevole e il canale naturale su cui è costruito il Ponte di Pietra di porta Napoli dedicato a Sant’Egidio, e tra di loro mediante il varco tra Punta Penna e Punta Pizzone collegate dal 1977 dal ponte intitolato ad Aldo Moro.

Foto dal web

Sicuramente il Mar Grande è più conosciuto in quanto sede della Base navale della Marina Militare e del Porto Mercantile.
Un po’ meno conosciuto è il Mar Piccolo. Anche se nell’antichità era noto per la pescosità delle sue acque e sulle sue sponde furono costruite le dimore di tanti ricchi signori greci e romani che rimasero incantati dai panorami che si godono dalle sue sponde.

Mar Piccolo

Se il primo seno, quello più vicino alla città, è la parte più sfruttata che ha perso nel tempo molta della sua bellezza, il secondo, più interno e protetto, rimane un piccolo paradiso tanto da essere considerato uno dei luoghi più belli e suggestivi del mondo.

Mar Piccolo

Al coro ci uniamo anche noi che siamo rimasti affascinati da questa placida laguna senza onde, che soprattutto al tramonto sembra un quadro dai colori intensi su cui rapide pennellate disegnano barchette e piccoli moli.

Mar Piccolo

E proprio su uno di questi piccoli moli che affianca la foce del fiume Cervaro ci siamo fermati per il nostro picnic non prima però di aver scoperto un posto di cui ignoravamo completamente l’esistenza: il piccolo santuario intitolato alla “Madonna di Fatima del Mar Piccolo” costruito sulla banchina fra le barche dei cozzaroli da Ciro Quaranta, venuto a mancare a 90 anni nell’ottobre scorso.

E’ lui che ha voluto questo luogo per la preghiera e la meditazione con edicole che narrano la Via Crucis e una tutta dedicata a monsignor Guglielmo Motolese che spesso accompagnava nei suoi viaggi in Terra Santa.

Ma la spiritualità si respira ovunque sul secondo seno del Mar Piccolo. Questi sono i luoghi in cui è passato San Pietro battezzando i primi cristiani e che scelsero i frati cappuccini per insediarsi in territorio di Taranto a partire dal 1534. Inizialmente vissero in un piccolo convento vicino al fiume Galeso, abbandonato a causa dell’impaludamento del fiume, poi nel 1597 fondarono il Convento dei Battendieri.

Qui si dedicarono alla preghiera e alla lavorazione della lana nelle acque del fiume Cervaro, uno dei brevi corsi d’acqua che sfocia nel bacino insieme al già nominato Galeso, decantato da Orazio e Marziale, e al Rasca, tutti famosi per la loro pescosità. Ma non solo. Chi fa il bagno in queste antiche sorgenti, utilizzate fin dai tempi più antichi con scopi curativi, parla di una sensazione di benessere e di grande energia.

Il complesso, oggi sede di un’associazione e a cui si accede con visite guidate, faceva parte della grancia del monastero di San Pietro Marrese, che ospita la struttura ricettiva del Relais Histò, a cui apparteneva anche la Masseria Le Lamie attualmente in restauro e notevole per estensione e per la presenza di camini, affumicatoi e grandi cisterne per l’immagazzinamento del grano.

Entrando nel convento cattura l’attenzione lo specchio d’acqua formato dalla polla da cui sgorga il fiume, mentre sulla sinistra si nota il corpo separato della Gualchiera, il locale in cui una ruota idraulica “batteva” la lana per realizzare i sai, utilizzando le acque per lavarla e ammorbidirla.

Salendo sul terrazzo si gode di una incantevole vista, da una parte sull’ex convento nel tempo trasformato in masseria che ha mantenuto la cappella con il campanile a vela, e dall’altra sul Mar Piccolo e sul corso d’acqua in cui crescono le piante di Typha latifolia, una erbacea perenne alta fino a tre metri, chiamata anche stiancia o mazza sorda, rifugio di numerose specie di uccelli acquatici.

Ma la presenza di acqua dolce nel Mar Piccolo non è dovuta soltanto all’immissione dei fiumi. Dal suo fondale sgorgano i citri, che in greco significa caldaie ribollenti e che sono sorgenti sottomarine di fredda acqua ipogea dolce che migliorano la coltivazione delle cozze, allevate qui sin dai tempi più antichi.

Così come, sin dal passato più remoto,  forte è stato il rapporto tra la città di Taranto e il suo Mar Piccolo, un bacino interno che ha fatto da porto naturale riparato dai forti venti di scirocco e libeccio e da preziosa fonte di pesce e frutti di mare.

Ph. di Rossella Baldacconi – www.tarantonatura.it

E non solo. Il Mar Piccolo, grazie alla presenza sui fondali dei murici e della cozza pinna nobilis, rappresentò la sede di estrazione del pigmento della porpora e della filatura del bisso chiamato anche lanapinna e utilizzato per tessere stoffe pregiate. Del bisso tarantino vi sono preziose testimonianze negli antichi reperti conservati al Mudi, il Museo Diocesano di Taranto, tappa di un nostro futuro approfondimento.

Ma il Mar Piccolo è soprattutto un grande esempio di quanto la natura sia resiliente. Infatti, il piccolo mare interno racchiude un patrimonio naturalistico unico nel suo genere. Nonostante il pesante inquinamento ambientale iniziato nel 1889 quando fu inaugurato l’Arsenale Militare nel primo seno del Mar Piccolo, al posto di una parte della necropoli greco-romana e di preziose ville settecentesche. Aumentò poi con la costruzione della Stazione Torpedinieri, dell’Idroscalo sul secondo seno, dei Cantieri Navali e della polveriera di Buffoluto che stravolsero completamente la costa del mare interno con moli, banchine, tombamenti e bacini di carenaggio. Oltre alla massccia cementificazione ciò ha comportato il grave inquinamento dei sedimenti marini del primo seno, contaminati da concentrazioni elevatissime di metalli pesanti e di altri pericolosi inquinanti.

Nulla rispetto al disastro finale raggiunto con l’insediamento della Italsider nel 1965, che ha causato la contaminazione di acqua e aria da parte di sostanze cancerogene, come le diossine. E anche il Mar Piccolo ha subito direttamente o indirettamente l’impatto prodotto da questa area industriale che negli anni si è sempre più ampliata.

Tutto ciò ha prodotto danni gravissimi alla secolare mitilicoltura tarantina. Ma, come dicevamo, il mare più piccolo d’Italia resiste e sotto le sue acque placide nasconde un tesoro di inestimabile valore naturalistico dalla straordinaria biodiversità.

Ph. di Rossella Baldacconi – www.tarantonatura.it

Sorprende vedere le coloratissime e rigogliose forme di vita sui fondali e sui pali dei vecchi impianti di mitilicoltura: spugne, bivalvi, ascidie, gigli di mare, granchi, paguri, stelle marine, bavose, pesci ago e perfino cavallucci marini. Un ambiente che a prima vista potrebbe sembrare quello di un mare tropicale e che non vediamo l’ora di poter ammirare da vicino sotto il pelo dell’acqua.

Sopra, invece, è possibile ammirare i voli eleganti di cormorani, aironi, fenicotteri e persino del raro Cavaliere d’Italia. Dove? Nell’Oasi Ecomuseo WWF Palude “La Vela”, mentre una meravigliosa vista dall’alto si gode dalle collinette intorno al Convento dei Battendieri e sull’argine del Canale D’Aiedda, che raccoglie acque reflue e piovane da diversi canali e affluenti ed è molto interessante per la diversità di biotopi spesso presenti solo in quest’area, dalla vegetazione palustre alla macchia mediterranea.

Ph. dal sito www.relaishisto.it

La particolare magia che si respira in questi luoghi è data dalle testimonianze storiche come l’acquedotto di cui si conservano tracce nel complesso della Masseria San Pietro oggi Relais Histò ma anche da quelle più recenti, come i binari abbandonati della vecchia ferrovia Nasisi di Circummarpiccolo.

In conclusione, quali saranno i nostri prossimi giri? Un soggiorno presso il Relais Histò, in cui sono benvenuti anche i nostri amici a 4 zampe, la visita all’Ecomuseo e le immersioni subacquee nei bassi fondali per guardare da vicino le meraviglie fotografate da Rossella Baldacconi.

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Rosalia
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