Le Pizzelle, tipici biscotti dolci abruzzesi, le avevamo conosciute sinora col nome di ferratelle. Ma come abbiamo scoperto nel nostro ultimo tour in Abruzzo in cui abbiamo provato l’emozionante esperienza di viaggiare a bordo del treno storico Ferrovia dei Parchi, nella zona di Sulmona, precisamente nel piccolo e delizioso paese di Pettorano sul Gizio, che rientra tra i Borghi più Belli d’Italia, si chiamano Pizzelle.
Gli antichi dolci abruzzesi
E abbiamo voluto assaggiare questa versione dopo averne ascoltato la storia da Milena che a Sulmona ha la sua piccola bottega, Non solo miele in Piazza Garibaldi, in cui vende prodotti tipici locali e la cui vetrina ha attirato la nostra attenzione durante una passeggiata serale nel centro della cittadina.
Ma facciamo un salto indietro… La prima volta che questi dolci ci sono stati proposti a colazione nell’ormai lontano 2011, anno che corrisponde anche al nostro primo viaggio in terra abruzzese, li abbiamo scambiati per i waffle, un dolce conosciuto in tutto il mondo di origine belga. A nostra discolpa il fatto che a quel tempo non viaggiavamo così preparati come oggi.
Tornando al 2023, nella sua bottega Milena ci ha raccontato che le Pizzelle, chiamate anche ferratelle, neole, nuvole, cancelle, cancellate o catarrette, a seconda della zona di origine, sono un dolce tradizionale che concludeva i banchetti nuziali preparato con farina, uova, zucchero, cannella e limone.
Sono tipiche di tutto l’Abruzzo, ma anche del Molise e del Lazio, tanto che sono inserite nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali di queste tre regioni.
Possono essere di due tipi, croccanti e morbide a seconda della ricetta utilizzata. Quelle del suo paese, Pettorano sul Gizio, hanno una particolare forma a “8” simile a una cialda, cotta all’interno di un “ferro” appena incavato e a doppia piastra. Ed è questo ferro che “imprime” una caratteristica forma rettangolare, tondeggiante o a ventaglio, contrassegnata dalla forgiatura in rilievo con la tipica trama a rombi o cancello. Al centro di una delle due facce ci sono delle iniziali che corrispondono a quelle delle famiglie del casato e portate in dote dalle spose.
Ci è piaciuta molto anche la spiegazione della versione del nome adottato a Pettorano sul Gizio che ricorda i preziosi pizzi e i merletti delle nonne.
Ma come si preparano? Dopo aver realizzato il semplice impasto a base di farina, uova, latte, zucchero e diversi aromi naturali, questo viene versato un po’ alla volta nella doppia piastra che viene utilizzata per la cottura posta direttamente sulla fiamma. Il ferro conferisce la forma tipica del dolce, solitamente rettangolare oppure a forma di “8” come si usa a Pettorano sul Gizio, e il tipo di trama.
Noi le abbiamo assaggiate nella doppia versione, croccante e morbida: volete sapere quale ci è piaciuta di più? Tutt’e due!