L’Aquila, una città che rinasce

Fuori confineL'Aquila, una città che rinasce
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L’Aquila l’abbiamo conosciuta profondamente ferita dal terremoto. Era il 2011 e il devastante sisma della notte fra il 5 e il 6 aprile 2009 aveva ridotto in rovina gran parte della città. Nelle strade deserte echeggiavano spettrali le canzoncine di Natale mentre tutto, locandine nelle vetrine dei negozi e manifesti all’esterno del teatro, era cristallizzato nel tempo fermato da quella tremenda scossa di 5.8 gradi della scala Richter delle 3.32.
Insomma il primo approccio con la città che non avevamo mai visitato prima non fu certo dei migliori.

La nostra terza volta a L’Aquila

Ci siamo poi tornati a distanza di anni, nella primavera del 2017, su invito di Officina L’Aquila per partecipare a un educational tour durante il quale abbiamo visitato i cinque cantieri aperti più rappresentativi del centro storico della città.

E abbiamo deciso di tornare a L’Aquila anche con Otto per una passeggiata su Corso Vittorio Emanuele II, che da piazza del Duomo arriva fino alla Fontana Luminosa e al Forte Spagnolo, che è stato appena ripavimentato.

E per visitare nuovamente la Basilica di Collemaggio completamente ristrutturata dopo i gravi danni subiti a causa del terremoto del 2009 grazie all’apporto economico di ENI. Anche questa volta il periodo ha coinciso con i giorni tra natale e Capodanno ma l’atmosfera che vi abbiamo trovato è stata molto diversa da quella della nostra prima visita alla città di L’Aquila.

In piazza Duomo abbiamo trovato bancarelle e una pista da pattinaggio affollata da grandi e piccoli, mentre al centro troneggiava il grande albero di Natale. In giro tanta gente in una giornata nuvolosa ma tiepida in cui ci siamo goduti insieme al nostro Otto il giro sotto i portici degli imponenti palazzi tra scintillanti vetrine e le belle immagini della fotografa aquilana Amalia Sperandio esposte lungo Corso Vittorio Emanuele II.

Per la pausa pranzo siamo tornati da Ju Boss, sempre affollato da gente di ogni età, per la mitica focaccia imbottita: noi l’abbiamo scelta con frittatina e capocollo. Nel pomeriggio abbiamo deciso di continuare il nostro tour della città nella parte meno monumentale: qui si torna indietro nel tempo…

L'Aquila

Ancora tanti i ponteggi, le impalcature che nascondono le facciate di chiese e palazzi, i campanili imbracati. Non siamo lontani dal Duomo e dai grandi palazzi del centro rimesso a nuovo, come lo storico bar Fratelli Nurzia, ma il panorama cambia completamente e tanto c’è ancora da fare. Alcune vie sono completamente chiuse da transenne e non vi si può accedere e parecchie case sono rimaste così come le aveva ridotte il terremoto.

E il pensiero vola alla sentenza del Tribunale civile dell’Aquila del 9 ottobre del 2022 che ha ucciso due volte le 309 vittime di quella notte in quanto ha definito imprudenti coloro che non uscirono di casa dopo la seconda scossa in meno di due ore. Secondo i giudici fu “una condotta incauta trattenersi a dormire” e il Tribunale ha riconosciuto una corresponsabilità delle vittime del 30%, misura di cui verrà decurtato il risarcimento danni alle famiglie dei ragazzi, tra cui tanti universitari, che morirono nel crollo del palazzo di via Campo Fossa.

Prima di lasciare L’Aquila abbiamo voluto nuovamente entrare nella Chiesa del Suffragio, danneggiata pesantemente con il crollo della cupola ricostruita grazie anche al contributo della Francia che ha donato 3 milioni di euro e riaperta al culto nel 2018, dove si trova la Cappella della memoria per ricordare le vittime del terremoto. Un atto doveroso recitare una breve preghiera in questa chiesa edificata per ricordare altre vittime, quelle del rovinoso terremoto del 1703, divenuta simbolo della resurrezione della città de L’Aquila.

L'Aquila

Non possiamo nascondere un po’ di delusione: la sensazione è quella di essere al cospetto di chi vuole nascondere la polvere sotto il tappeto. Se il salotto buono della città, dalla Basilica di Collemaggio fino all’arteria principale e gli imponenti palazzi che vi si affacciano insieme alla piazza che ospita il Duomo e la Chiesa del Suffragio sono tornati all’originale splendore, basta spostarsi nelle strade parallele per ritrovare L’Aquila come l’abbiamo vista la prima volta più di dieci anni fa. La riflessione che il terremoto ha devastato uno dei centri storici più estesi d’Europa e che quindi la ricostruzione non può che essere lenta e faticosa, ci ha fatto tornare a casa un po’ più sereni e voltandoci indietro abbiamo salutato la città dandole appuntamento a presto con la speranza di ritrovarla meno ferita.

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Comments

  1. Quella facciata di chiesa “tagliata” è l’immagine che è rimasta a me dall’unica volta che ci sono passata, negli anni ’90. Prima d’allora non ne avevo mai vista una simile, ora mi chiedo che stile architettonico sia. Ricordo anche la fontana delle 99 cannelle.
    Non sapevo che il suo fosse fra i centri storici più estesid’Europa, e allora forse mi convinco anch’io che si possa fare di più 🤔

  2. La Basilica di Collemaggio rimane impressa per diversi motivi tra questi sicuramente il suo stile architettonico che si colloca tra romanico e gotico con la sua splendida facciata che la rende unica.

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