Nelle tre giornate dedicate ai Cantieri Aperti le visite guidate sono state rivolte ai migliori cantieri della ricostruzione.
3 giorni dedicati ai Cantieri Aperti
Il primo dei Cantieri Aperti in cui abbiamo avuto accesso è stato quello del Teatro Comunale che pian piano sta tornando al suo antico splendore grazie a un restauro e a un recupero funzionale supportato da Conscoop L’Internazionale e reso possibile grazie al ritrovamento nel foyer dei graffiti originali della prima fase di impostazione del 1857 e dei disegni, come ci ha spiegato il direttore dei lavori Marcello Marchetti.
Sono riemersi i decori bianchi e oro in cartapesta, si sta rimediando al distacco della facciata e della volta incannucciata e si recupererà anche il grandioso lampadario ancorato al soffitto per cui è previsto un sollevamento motorizzato.
Aggirarsi tra scale e corridoi fino a raggiungere la parte più alta in cui si stanno recuperando gli affreschi è stata davvero un’emozione indescrivibile e tra voci e rumori di passi sembrava di sentire gli echi di musiche e fasti lontani, che speriamo ritornino presto protagonisti in questo teatro che potrà ospitare più di 500 persone.
Il Consorzio Di Vincenzo&Strever si sta occupando del recupero di Casa di Jacopo di Notar Nanni, uno dei palazzi del centro storico di maggior pregio datato intorno alla metà del XV secolo, in cui le difficoltà maggiori sono legate soprattutto al fatto che l’edificio risulta un compendio di linguaggi stilistici che va dagli austeri portali, alle grandi stanze in cui sono stati ritrovati affreschi opportunamente staccati che verranno rimontati una volta terminati i restauri, come ci dice il direttore dei lavori Vincenzo De Masi.
Una vera chicca l’elegante e arioso loggiato a castellina, poggiato su colonnine binarie gravemente lesionate dal sisma. Di questa meraviglia architettonica e del suo difficoltoso recupero ci ha parlato l’ingegnere Liliana Bucchiarone, spiegando che il terremoto aveva provocato un ribaltamento della facciata e una rotazione della castellina.
Un’altra perla del centro storico aquilano è Palazzo Carli Porcinari, del cui restauro si sta occupando l’impresa Mancini. Qui abbiamo scoperto che il sisma a L’Aquila non ha provocato solo danni e dolore.
In questo caso infatti grazie al terremoto si è ritrovata una stanza al piano terra adibita a deposito e intonacata di celeste con quattro mura completamente affrescate di altissimo pregio e di cui fino al 2009 nulla si sapeva.
Questo magnifico palazzo ha al suo interno una serie di epoche e storie diverse che abbracciano circa tre secoli a partire dal 1500. La famiglia Carli aveva realizzato una struttura non unitaria per via della pendenza della strada, che porta a un dislivello di circa 12 metri, da un punto all’altro – ci ha illustrato Valentino Perilli, direttore dei lavori e progettista.
Il terremoto ha gravemente danneggiato il palazzo provocando il ribaltamento delle facciate e i crolli delle volte, per cui è stato necessario un radicale recupero strutturale ma anche storico-architettonico in cui è stato fondamentale l’apporto del consorzio Le Arti che si è occupato del ripristino dei cassettonati del tardo ‘500. Ma anche dei dipinti di epoche diverse della stanza scoperta per caso in cui la fascia superiore è un fregio mitologico e floreale: ancora non si sa a che cosa questa camera di piccole dimensioni fosse adibita, ma è certa la presenza di un sedile in pietra di stampo medievale e di dipinti di stampo religioso e mitologico.
Sorprese non sono mancate nemmeno nel restauro di Palazzo Camponeschi in cui durante i lavori condotti dall’Impresa di restauro Crimisos, dall’Internazionale di Altamura e dalla Conscoop di Forlì, sono emersi veri tesori tra cui una serie di stucchi settecenteschi, di elementi in ottone e oro che erano stati ricoperti da controsoffitti probabilmente per evitare i furti.
Accompagnandoci nella visita Rosa Mondina, restauratrice e titolare dell’Impresa Crimisos, ha sottolineato che non si conosce ancora la destinazione d’uso originaria di tutte le stanze, ma probabilmente quelle che affacciano sui corridoi, erano le celle dei Gesuiti, dato che il palazzo era la storica sede della Compagnia di Gesù. Successivamente ha ospitato la facoltà di Lettere dell’Università dell’Aquila e dopo i lavori di restauro vi si insedierà il Rettorato.
L’ultimo dei Cantieri Aperti che abbiamo visitato è stato quello del Consorzio Carispaq, dei cui lavori di ricostruzione si stanno occupando la ditta Cingoli Srl di Teramo e la Vibrocementi.
Gli elementi più delicati sui quali intervenire sono stati porticato e scalone, ma per la fine di quest’anno il palazzo verrà restituito ai proprietari, ci ha detto Pietro Citerei, direttore dei lavori. I solai sono stati ricostruiti tutti in acciaio, mentre sono stati effettuati un rinforzo strutturale, un rifacimento di massetti, pavimenti, rivestimenti, intonaci, nonché un restauro completo degli infissi e degli elementi decorativi presenti.
In conclusione, per far capire a chi legge l’entità di ciò che sta avvenendo a L’Aquila e che è importante testimoniare per non far passare il messaggio sbagliato che tutto è fermo, citiamo il sindaco Cialente: “oggi 47.000 persone sono tornate ad abitare nel centro storico della città e impegnati nella ricostruzione ci sono circa 12mila operai e 1400 imprese. Solo nel centro storico i cantieri attivi sono oltre 200”.
A volte i numeri dicono più delle parole.