Venezia. Amata da molti, ma veramente conosciuta da pochi. Il più delle volte la si identifica con i luoghi più celebrati, da piazza San Marco al Canal Grande. Noi, invece, abbiamo cercato quelli più insoliti e “segreti”. Per andare oltre gli stereotipi di una città che pur rimanendo un “sogno da vivere a occhi aperti”, può ancora essere scoperta attraverso itinerari fra campielli nascosti, nei locali meno noti e con passeggiate nella storia tra le isole più defilate della laguna.
Il fascino del Lido di Venezia
Seguiteci in un percorso che ne predilige le parti più “nascoste”, in un vero e proprio labirinto in cui è difficile orientarsi, tra calli, campi, salizade, rughe, fondamente, rive e “corti sconte”, cioè quelle piazzette in cui i veneziani si trattengono al riparo dallo sguardo indiscreto dei forestieri.
Il nostro viaggio è cominciato dal Lido di Venezia, dopo essere atterrati all’aeroporto Marco Polo di Tessera: una esperienza completamente nuova per noi che abbiamo sempre raggiunto Venezia con l’auto o con il treno, ma mai prima d’ora con l’aereo. E vederla dall’alto è uno spettacolo che lascia senza fiato.
Dall’aeroporto al Lido c’è il comodo collegamento garantito da Alilaguna con un tragitto che dura circa un’ora. E’ stata la nostra prima volta anche al Lido. Ci eravamo già stati per una passeggiata e un gelato con il nostro Arturo anni fa, ma ci eravamo fermati soltanto nella zona di approdo dei traghetti dove spicca la grande cupola della Chiesa di Santa Maria Elisabetta, fondata nel ‘500 ma restaurata e ampliata nel corso del secolo successivo e ora inconfondibile elemento del waterfront del Lido.
Questa volta lo abbiamo invece vissuto a fondo, esplorando e fermandoci anche a dormire in una delle dimore più storiche dell’isola, il suggestivo Albergo Quattro Fontane che sorge nel luogo in cui il patrizio Daniele Pisani fece costruire tra il 1573 e il 1575, il primo e unico “ridotto” o “casino” edificato al Lido dalla nobiltà veneziana e poi trasformato in un’osteria e dopo, agli inizi del 1900, in un albergo che s’ispirava alla tipologia degli “chalet” e dei “cottage”.
Oggi hotel nonché residenza d’epoca nel cuore nevralgico dei luoghi in cui si svolge il Festival, giunto quest’anno alla sua 76ma edizione, tra il Casinò e il Palazzo del Cinema che hanno sostituito nei primi anni ’30 del secolo scorso il forte delle Quattro Fontane da cui prende il nome, vanta un’atmosfera elegante e tranquilla, che si anima soprattutto durante gli eventi della famosa manifestazione.
Proprio questa vicinanza e l’atmosfera ancora effervescente per l’evento appena concluso, ci ha suggestionato e spinti a realizzare un servizio fotografico degno di una diva. Perfetti sfondi per questi scatti sono stati la lunga spiaggia che si estende davanti all’Hotel Excelsior, la splendida struttura 5 stelle con le sue inconfondibili capanne bianche, che al tramonto si trasforma in una reggia orientale che sembra emergere dalla sabbia.
Si tratta di uno dei primi insediamenti della laguna veneta, conosciuto all’epoca dei romani come Metamaucum ed è stato l’antica sede dei Dogi di Venezia.
Il nostro consiglio? Girovagare nel borgo antico raggomitolato attorno al campanile edificato sul modello di quello di San Marco, tra piazzette e calli tranquille, alla scoperta di una delle chiese più antiche di tutta l’isola, quella di Santa Maria Assunta, del Palazzo del Podestà e dei canali che lo fanno assomigliare a una Venezia meno caotica e più assonnata e popolare.
Prima di cena è d’obbligo l’aperitivo a base di Spritz, poi una breve passeggiata sul lungolaguna per godersi il tramonto che infuoca le acque placide.
Sullo sfondo l’isola di Poveglia, piccola e totalmente abbandonata, con la natura che ha preso il sopravvento su quasi tutte le costruzioni a opera dell’uomo. Si dice abitata da fantasmi: Poveglia ha una fama sinistra, dovuta al suo inquietante passato. Infatti l’isola, prima avamposto militare, nel 1700 all’epoca della peste nera diventò un lazzaretto e vi vennero confinati e messi in quarantena i malati, che poi vennero bruciati e sepolti proprio qui.
Nacquero in seguito a questo le leggende che la vogliono infestata dai fantasmi delle anime inquiete. Ad aggravare la tetra fama, si aggiunse nel 1922, la costruzione di un ospedale per malati di mente. La clinica venne smantellata nel 1946, ma nel periodo di attività si narra che fu colpita da una serie di misteriose disgrazie. E ancora oggi chi vi approda racconta di apparizioni misteriose, rumori inquietanti e strani lamenti.
A cena si va da Scarso, trattoria come quelle di una volta amata da Hugo Pratt, uno dei più noti personaggi del mondo del fumetto e creatore del famoso Corto Maltese, che seppur nato a Rimini, ha trascorso la sua infanzia a Venezia e ne ha saputo esprimere l’essenza come pochi nei suoi fumetti, L’angelo della finestra d’Oriente e Favola di Venezia.
Pratt visse per un periodo nel quartiere di Malamocco, dove abitava sua madre.
La locanda, in Piazzale Malamocco 5, è rimasta autentica a come quando la frequentava lui ed è facile giocare con la fantasia e ritrovarsi nel bel mezzo di un fumetto: “Scarso, Scarso, è pronto lo “sfogio” per Corto Maltese!”.
Questa la battuta, contenuta ne L’Angelo della finestra d’Oriente, con cui omaggiava la trattoria che ormai fa parte della storia di Venezia, dato che sui suoi tavoli, a gustare baccalà mantecati e spaghetti al nero di seppia, come abbiamo fatto noi, e ovviamente sfogi, cioè le sogliole, oltre al papà di Corto Maltese si sono alternati tanti personaggi illustri, da Mario Soldati a Federico Fellini.
(Fine prima parte)
Si ringrazia Ottica Moschetta per gli occhiali di Soya e Serge Kirkhhofer indossati per l’occasione.
Complimenti per l’articolo! Venesia xe sempre Venesia!Vi aspettiamo di nuovo in Friuli!
Grazie! Anche a noi piacerebbe molto tornare: abbiamo ancora tanto da visitare… Probabilmente entro fine anno saliremo ancora nel settentrione d’Italia a est ma molto più sù 😉