La Fine delle Fette a Gallipoli

Dove e con chiLa Fine delle Fette a Gallipoli
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Fine delle Fette: non si tratta di un refuso ortografico ma proprio del nome che Carlo Piscopello di Temo Creative Studio ha voluto dare in accordo con Pierpaolo SammartinoMichel Greco patron di Lievita72, al press tour per andare alla scoperta delle gustose fette di pizza del locale nel centro di Gallipoli.

Finite le Fette da Lievita72

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Anche noi insieme al nostro Otto siamo partiti alla volta della Città Bella per partecipare a Fine delle Fette, definita “l’occasione ghiotta per chiudere in bellezza le feste e gustarsi tra amici l’ultima fetta di pizza”. Proprio l’ultima prima della chiusura di Lievita72, il luogo perfetto per gustare la pizza napoletana a Gallipoli, per le meritate ferie di Michel e del suo team simpatico e professionale.

E gli amici intervenuti, le vecchie conoscenze da salutare affettuosamente e le nuove conosciute durante questa squisita iniziativa ospitata nel locale gallipolino, sono stati proprio parecchi tanto che si è dovuto allungare il tavolo conviviale al centro della pizzeria aperta in esclusiva solo per il gruppo invitato a partecipare a Fine delle Fette.
La prima tappa di questo viaggio nel gusto è stata la terrazza di Lievita72, affacciata sul trafficato corso Roma, arteria principale della città nuova. Già nel nome la pizzeria mostra uno dei suoi “piatti forti”: la lunga lievitazione degli impasti. L’altro? L’evoluzione del concetto di pizza, ma questo lo scopriremo a tavola.

Prima c’è stato l’aperitivo di benvenuto sull’ariosa terrazza inondata da un sole piacevolmente caldo fuori stagione. In diretta Stefano Adamo Caddhistaro Dry Gin ha preparato i suoi Gina Tonic che sono stati accompagnati da chiacchiere e un cono ripieno di croccanti bontà fritte. A proposito di Gina: è il nome della nonna di Stefano Caddhistaro cioè originario della cittadina di Alliste, che sull’etichetta compare insieme alla bella nipotina.

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Una volta accomodati alla lunga tavola siamo stati accolti da Michel che ha presentato il suo progetto e le entrées a base di un mini bun con pulled pork e maionese alla paprika, una pizza focaccia con baccalà mantecato e paté di pomodoro del piennolo e un piccante bon bon fritto con blu di bufala, nduja di Spilinga e maionese alla giapponese abbinate a un calice di bollicine salentine, un Coppola Metodo Classico dosaggio zero affinato 45 mesi a contatto con i propri lieviti ricavato da Negroamaro in purezza.

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Quattro le fette di pizza del percorso gastronomico, che ha fatto felice anche Otto. La prima, Margheri’ con pomodoro San Marzano, fiordilatte, spolverata di grana 24 mesi e un filo di olio extravergine d’oliva, ci è stata servita mentre Debora e Cristian di Sciarock Brewery, birrificio artigianale gallipolino, spiegavano l’abbinamento con la loro Arbata Liscia. Sin dal nome scelto per la loro azienda emerge il forte legame che Gallipoli ha col mare e con i venti. E se è intuitivo che Sciarock rimanda allo scirocco, lo è meno Arbata Liscia che è la definizione locale per calma piatta cioè bonaccia e assoluta mancanza di vento.

Questa birra è una Ale di frumento dai sentori speziati e agrumati e ha egregiamente accompagnato il gusto acidulo del pomodoro e quello morbido del fiordilatte della prima delle fette e anche quello più deciso della seconda pizza, la Blanch con scarola grigliata e glassata al beurre blanc, granella di nocciole e scaglie di tartufo fresco.

La seconda birra, un’American Ipa dall’immediato sorso amaro conferito dai luppoli presenti poi ammorbidito dai malti intensi che regalano un dolce finale tra le note resinose del ginepro e quelle tropicali del mango, è stata abbinata alle fette della pizza più golosa, la Margheri’ crunch. Questa pizza viene prima fritta e ripassata in forno dopo essere stata guarnita con crema di pomodoro arrosto, bufala campana, provolone del monaco e basilico aggiunto fuori cottura: un’esplosione del gusto che a stento le papille riescono a contenere!
Anche l’ultima delle fette, quella della Genovese con fiordilatte, stracotto di manzo e spuma di caciocavallo di grotta, è stata servita con la birra Sciarock ad alta fermentazione, rifermentata e maturata in bottiglia che ha retto in modo equilibrato il confronto con la sapidità e la grassezza degli ingredienti.

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Molto gradito e perfetto nella presentazione e nel gusto il predessert: un fresco sorbetto al pomodoro con succo e zeste di limone. E come conclusione in dolcezza, il panettone homemade con mandarini cinesi canditi e cioccolato bianco abbinato a un classico Moscato di Trani e reso più intrigante dalla consistenza cremosa della vaniglia in accompagnamento.

A questo punto le fette sono davvero finite e, arrivato il momento dei saluti, Michel ci ha omaggiato di T-shirt e calzettoni brandizzati inseriti nella scatola da pizza da asporto che ci ha fatto compagnia nel tour alla scoperta dei segreti di Gallipoli organizzato da Pierpaolo insieme a Eleonora Tricarico, portavoce del sindaco, con la guida di Eugenio Chetta dell’Associazione Amart formata da giovani gallipolini accomunati dall’amore per la loro città.

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Il giro nella Gallipoli segreta ci ha portati nella parte più antica attraverso il ponte che la collega a quella moderna, tra vicoli e piazzette ad ammirare facciate di monumentali palazzi edificati durante l’età dell’oro della cittadina, quando era la capitale dell’olio lampante, quello per illuminare le città, richiesto in tutto il mondo. Eugenio ci ha intrattenuto con storie e leggende sulla città indomita e fiera, difesa da mura e rivellino in cui venivano attirati i nemici poi arsi vivi una volta in trappola.

Ed è stato emozionante, nonostante ne conoscessimo già il segreto, entrare nella Chiesa di Santa Maria della Purità e rivedere apparire sotto la grande tela di Liborio Riccio gli affreschi dei quattro Evangelisti risalenti a metà del 1600 come l’Oratorio.
Ma tutto l’interno di questa chiesa, dall’aspetto esterno molto severo, suscita meraviglia tanto da essere denominata la Cappella Sistina del Salento: non un solo angolo è privo di decori, dipinti e stucchi. E sull’altare maggiore spicca la tela raffigurante la Madonna della Purità tra San Francesco d’Assisi e San Giuseppe commissionato dalla Confraternita dei Bastasi, ovvero degli scaricatori di porto, al famoso pittore napoletano Luca Giordano.

Novità per noi che pur siamo stati tante volte a Gallipoli, il frantoio ipogeo, il luogo in cui veniva prodotto l’olio lampante, e il Museo Civico Emanuele Barba in cui troneggia lo scheletro di una balenottera pescata nel 1894 nella baia della città tra armadi in legno e vetro dove sono esposti reperti archeologici, animali imbalsamati e conchiglie, mentre al piano superiore c’è una parte della ricca collezione libraria insieme ai venti dipinti della donazione Coppola.

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In attesa di scoprire presto insieme a Eleonora e a Eugenio gli altri segreti di Gallipoli, la città sul mare ci ha salutato con un fresco venticello dandoci appuntamento alle prossime fette!

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Comments

  1. Proprio domenica scorsa in chiesa ho conosciuto una coppia, lui aretino e lei di un paesino della Puglia. Le ho raccontato del mio giro poi le ho chiesto di dirmi la prima destinazione che consiglierebbe. Risposta: Salento. Poco dopo: a Gallipoli ci sei stata?
    Città Bella, dunque… prendo nota. Comunque è questo il turismo che piace a me: partire da un punto di attrazione diretta per poi addentrarsi nel contenuto.
    E se non ho capito male, anche Otto ha gustato la sua parte di pizza?

  2. Gallipoli è una città che incanta! Fuori stagione è perfetta…
    Otto ha goduto di coccole e cornicioni di pizza da tutti e ha partecipato anche al tour della città 😉

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