I borghi sulla roccia della Tuscia

Fuori confineI borghi sulla roccia della Tuscia
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I borghi sulla roccia o meglio costruiti su speroni di roccia tufacea sono una delle caratteristiche più evidenti di quella zona dell’Alto Lazio chiamata Tuscia.
La Tuscia è infatti considerata la terra del tufo con paesi arroccati che, se all’apparenza possono sembrare tutti uguali, approfondendone la conoscenza si presentano come realtà molto diverse fra loro.

Sutri, Nepi, Civita Castellana, Vitorchiano e Ronciglione

borghi sulla roccia

Dall’esterno questi borghi sulla roccia emergono come piccoli agglomerati di case arroccate ma al loro interno ognuno ha preziose e uniche “gemme”: dalle etrusche Sutri e Nepi alla falisca Civita Castellana, da Vitorchiano, uno dei Borghi più Belli d’Italia, a Ronciglione la “capitale” della nocciola romana.

borghi sulla roccia

Il nostro giro tra i borghi sulla roccia è cominciato da Sutri, città situata ai piedi dei Monti Cimini in un’area ricca di boschi e di resti etrusco-romani e medievali che convivono con gli spalti cinquecenteschi del borgo che testimoniano l’importanza strategica della sua posizione che guarda dall’alto la Via Cassia.

Uno dei suoi monumenti più rilevanti è l’Anfiteatro etrusco-romano, datato tra il II secolo a.C. e il I secolo d.C. e uno dei tre al mondo completamente scavato nel tufo. Ma ciò che ci ha più colpito è scoprire che è rimasto sconosciuto fino agli inizi dell’Ottocento, poiché quasi completamente interrato e destinato a colture agricole.

All’interno del Parco regionale “Antichissima Città di Sutri” c’è anche il Mitreo, una struttura unica nel suo genere che testimonia oltre 2600 anni di usi diversi. Fu dapprima tomba etrusca, poi tempio pagano dedicato al Dio Mitra e successivamente chiesa cristiana come sacello della Madonna del Parto.

L’area è ricca di tombe etrusche risalenti al I secolo a.C. e disposte su più livelli. Più recente ma non meno rilevante la rinascimentale Villa Savorelli, oggi sede del Parco e luogo di eventi e conferenze di carattere culturale nella cui sistemazione è intervenuto anche Giorgio De Chirico.

Con Sutri, “Nepet” era agli occhi dei Romani la porta dell’Etruria. Oggi il borgo, che deve il suo nome alla parola etrusca Nepa che significa “acqua”, appare come un bel paese dalla forma a spina di pesce e di chiara impronta medievale. Ed è proprio l’acqua uno dei maggiori tesori della cittadina di Nepi, famosa in tutto il mondo per l’acqua minerale effervescente naturale che porta il suo nome.

Nella sua storia compaiono nomi importanti, come quelli di Roberto il Guiscardo e di Matilde di Canossa, da cui fu conquistata nel 1063. Gli spalti delle mura cinquecentesche, le torri della Rocca, la duplice cascata di un antico mulino e gli archi dell’acquedotto costituiscono un proscenio degno dei più grandi teatri.

borghi sulla roccia

Varcata la cinta, la prima grande costruzione che appare è la Rocca innalzata nel 1450 da Rodrigo Borgia e fatta trasformare dagli onnipresenti Farnese. Il Duomo dalle forme ottocentesche è costruito su una struttura paleocristiana, rifatta una prima volta nel 118, come testimoniano il portico e la bella cripta eretta su un tempio dedicato a Giove.

borghi sulla roccia

Altri monumenti interessanti sono l’elegante Palazzo Comunale, opera di Antonio da Sangallo il Giovane, e la fontana attribuita a Gian Lorenzo Bernini. Fuori dal centro storico si innalza l’acquedotto, ancora in perfette condizioni e realizzato nel 1728 da un gruppo di architetti tra cui Giacomo Barozzi detto il Vignola, autore anche del magnifico Palazzo Farnese di Caprarola.

Ci siamo spostati poi a Civita Castellana che fu la capitale dei Falisci. Anche qui, come a Nepi, la Rocca, sede del Museo Archeologico dell’Agro Falisco, si deve a Rodrigo Borgia ma furono la variante della Via Flaminia nel 1606 e la costruzione del Ponte Clementino un secolo dopo, a fare della cittadina uno strategico nodo stradale.

Incantevole il Duomo: marmi bianchi e colorati, pietre dure, paste vitree sono gli elementi utilizzati dai marmorari romani Lorenzo, Iacopo e Cosma Cosmati, per realizzare i meravigliosi lavori del portico e del portale. All’interno il pavimento riprende gli ordinati disegni geometrici cosmateschi mentre l’altare maggiore riutilizza un sarcofago paleocristiano. Da visitare anche la suggestiva cripta a nove navate su colonne in parte di reimpiego.

Raggiunta Vitorchiano, il nostro consiglio è quello di ammirare il profilo di uno dei più bei borghi sulla roccia della Tuscia da uno degli affacci sulla forra del Fosso Acqua Fredda. Noi ci siamo fermati al cospetto della statua Moai, alta sei metri, perfetta riproduzione dei famosissimi monoliti dalle sembianze umane che si trovano sull’Isola di Pasqua. Da qui si ammirano in tutta la loro estensione le mura in peperino di Vitorchiano che, edificate intorno al 1200, si estendono per circa 250 metri e sono interrotte da torri a base quadrata e delimitate da due torroni cilindrici. Nella torre centrale si apre Porta Romana, che rappresenta l’unico ingresso al centro medievale del paese.

borghi sulla roccia

L’ultimo dei borghi sulla roccia che abbiamo visitato è Ronciglione, borgo dalle origini etrusche, dominato dal maestoso Duomo, edificato nel 1671 in onore di San Pietro e Santa Caterina, che emerge sulla piazza principale del paese dove protagonisti sono anche il rinascimentale Palazzo Comunale e la singolare Fontana Grande o degli Unicorni. In questa monumentale fontana, realizzata in pietra arenaria nel ‘500 da Antonio Gentili da Faenza, l’acqua sgorga dalla bocca di tre unicorni prima di riempire le due vasche sottostanti.

Camminando lungo le vie del borgo, diviso in due nuclei principali uno di stampo medievale e l’altro di stile rinascimentale, e passando sotto la Porta Romana, non vi meravigliate se vi sembrerà di esserci già stati e di provare una sorta di déjà vu.
Diversi film e serie televisive sono stati infatti girati a Ronciglione. Tra i tanti “La vita è bella” di Roberto Benigni, “L’Armata Brancaleone“ di Mario Monicelli, fino alla recente serie tv “Romanzo Criminale”.

Da Ronciglione passa anche la Via Francigena che da Canterbury conduceva a Roma e più precisamente la cosiddetta “Via di Montagna”. Dalla tappa viterbese della Via Francigena si diramano infatti due percorsi, la “Via di Valle” e la “Via di Montagna”. La “Via di Valle” attraversa i comuni di Vetralla, Capranica e Sutri, mentre La “Via di Montagna” passa dal Lago di Vico e scende dai Monti Cimini, lambendo Caprarola e attraversando Ronciglione, donando scorci di grande fascino a chi ne affronta i dislivelli a volte impegnativi.

Noi ci siamo limitati a una passeggiata verso uno degli altri “tesori” compresi nel territorio di Ronciglione, il Lago di Vico. Il lago di origine vulcanica è considerato uno dei più belli d’Italia e detiene il primato di altitudine con i suoi 507 metri sul livello del mare. Passeggiando sulle sue sponde e ammirando il mare di noccioli da cui è “abbracciato” si gode di una delle più belle cartoline della Tuscia viterbese.

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