Tra i più importanti esponenti della figurazione contemporanea, è stato definito da Philippe Daverio “un pericoloso alchimista delle cose che stanno per succedere”. Giovanni Tommasi Ferroni, classe 1967, toscano emigrato a Roma, dopo circa vent’anni di intensa attività espositiva concentrata tra Amsterdan e New York, torna a esporre in Italia, a Conversano (BA), all’interno dei nuovi spazi espositivi del Castello Acquaviva d’Aragona.
La mostra che si inaugura il 28 maggio, promossa dalla Città di Conversano, organizzata da Beppe Vescina e curata da Cesare Biasini Selvaggi, dà conto della produzione più recente di Tommasi Ferroni attraverso una selezione di circa 50 opere.
I suggestivi ambienti del Castello di Conversano diventano così teatro di un gioco di allusioni che coinvolgono gli dei e gli eroi del mito e della letteratura epico-cavalleresca, la tradizione iconografica barocca, l’entroterra più profondo e nascosto delle nostre paure scanditi attraverso un sense of humour dolce, a volte amaro, sarcastico. Forse è questa, infatti, per Tommasi Ferroni l’unica possibilità di espressione e di libera invenzione nella società di oggi, compreso lo sberleffo a partire dal titolo, come nell’Aurora parigina, ovvero alienato italiano uso a bere il vino e con monomania della regalità francese (2015). Sberleffo come “ossimoro” pittorico, con una forma pertanto di antitesi di singoli elementi che vengono accostati con effetti paradossali come in Carretto armato (2015). Oppure in Diana e il panda (2015), con l’abbinamento di due soggetti anacronistici e contraddittori come la Dea della caccia e l’animale in pericolo di estinzione. A questo caleidoscopio di riferimenti dotti nascosti dietro inusuali e ironiche correlazioni appartiene anche il dipinto Variazione sul tema di Apollo e Dafne (2015), in cui viene rivisitato il mito di Dafne. L’opera rappresenta il momento culminante della metamorfosi della ninfa in pianta, tuttavia, non di alloro ma di… marijuana!
Interessantissimi i disegni dell’omaggio alla “Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso che celebrano, da un lato, la mano di Tommasi Ferroni, superbo disegnatore, dall’altro le dieci splendide tele seicentesche del pittore napoletano Paolo Finoglio (1590ca.-1645) custodite nel Castello di Conversano, raffiguranti altrettanti episodi tratti dal famoso poema del Tasso.
La ricerca della bellezza a patto che sia metafisica e attraverso la pittura (intesa come tradizione del nuovo) di Tommasi Ferroni rappresenta anche il fil rouge dell’intenso programma espositivo di Conversano. “Non è un caso, infatti, – ha dichiarato Giuseppe Lovascio, sindaco della città pugliese – che dopo “Il ritorno degli Eroi” di Giovanni Tommasi Ferroni, negli spazi espositivi del Castello Acquaviva d’Aragona approderanno per tutta l’estate le “Muse inquietanti” del padre della Metafisica, Giorgio de Chirico.
La mostra è accompagnata da un catalogo illustrato edito per i tipi di Barbieri Selvaggi editori con un saggio del curatore, Cesare Biasini Selvaggi.