La Ferrovia dei Parchi permette di tornare indietro nel tempo viaggiando come facevano i nostri nonni. Dove? In Abruzzo! Il treno storico parte da Sulmona per intraprendere un suggestivo percorso panoramico tra i valichi di montagna verso le pendici della Maiella e gli Altipiani Maggiori d’Abruzzo, toccando i 1300 metri e affrontando un tortuoso percorso per potersi arrampicare evitando le notevoli pendenze sulla tratta.
A bordo della Transiberiana d’Italia
Durante il tragitto il treno percorre paesaggi di una bellezza che toglie il fiato con panorami che comprendono cime che sfiorano i 3000 metri di altezza come quella del Corno Grande del Gran Sasso da una parte e l’innevata Maiella dall’altra, tra scenari naturali ricchi di biodiversità vegetale e una fauna selvatica che comprende animali rari come lupi e orsi. Non li abbiamo avvistati ma un grosso cervo ci ha deliziati con le sue evoluzioni tra rocce e arbusti!
Ma non sono solo gli splendidi luoghi che sfilano attraverso i finestrini ad ammaliare chi viaggia sul treno Ferrovia dei Parchi chiamato anche Transiberiana d’Italia. Ciò che rende emozionante il percorso panoramico è soprattutto la consapevolezza di fare un tuffo nel passato attraverso i racconti dei volontari dell’associazione Le Rotaie.
Nella nostra carrozza la brava Erika ha coinvolto tutti parlando di questa tratta nel cuore dell’Abruzzo su cui ora circola, con le sue
carrozze Centoporte e Corbellini degli anni Trenta e Cinquanta perfettamente restaurate, solo il
treno storico della Ferrovia dei Parchi.
Una rotta storica, un tempo molto frequentata, che fu inaugurata il 18 settembre del 1897 e che ha rappresentato per oltre un secolo un importante collegamento tra Adriatico e Tirreno. Ancora oggi è considerata
un vero capolavoro di ingegneria ferroviaria che percorre un tracciato tortuoso, con pendenze fino al 28 per cento, dai 328 metri sul livello del mare a
Sulmona ai 1.268 della stazione di
Rivisondoli-Pescocostanzo, fino a
Castel di Sangro.
Distrutta fra il 1943 e il 1944 dai tedeschi fu ricostruita nel dopoguerra circolando fino al 1974 grazie alle
locomotive a vapore che furono poi sostituite dalle
automotrici diesel dimezzando i tempi di percorrenza. Chiusa nel 2011 per gli ingenti costi di gestione e il traffico ridotto,
la Transiberiana è stata riaperta grazie a una convenzione tra
Fondazione Fs, che ha ripristinato le linee ferroviarie sospese e recuperate a una nuova vocazione turistica con il
progetto «Binari senza Tempo», l’agenzia viaggi
Pallenium e
Le Rotaie, un’associazione di promozione della cultura ferroviaria formata da volontari che cura tour ed eventi sulla linea per raccontarne storia e paesaggi.
Siamo saliti in carrozza con il nostro Otto a Sulmona e, attraversando paesaggi incantati, abbiamo circumnavigato
Pettorano sul Gizio, borgo tra i più belli d’Italia e paese di origine delle
pizzelle, i dolci tipici di cui vi parliamo in
Buongusto.
Il treno ha proseguito alla volta di
Campo di Giove e poi, correndo su viadotti ad archi in pietra e all’interno di gallerie scavate nella roccia, attraversando
il Parco della Majella e il Parco nazionale d’Abruzzo, si è fermato alla stazione di
Palena sul Valico della Forchetta, a 1.257 metri sul livello del mare.
Qui siamo scesi e fare un giretto tra gli stand con le delizie locali e per prendere un caffè tra una coccola e l’altra, non molto gradita da Otto per la verità, ai quattro pastori abruzzesi che si aggirano tra i viaggiatori sperando in un boccone. La stazione del Comune in provincia di Chieti è
la seconda più alta d’Italia dopo quella di Brennero ed è stata scelta anche come
set cinematografico per girare alcune scene del film
“Il Dottor Zivago”, celebre capolavoro di David Lean.
Risaliti a bordo della Ferrovia dei Parchi abbiamo potuto ammirare l’incantevole scenario dell’
Altopiano di Quarto Santa Chiara prima di raggiungere
Roccaraso, famosa stazione sciistica, passando per
Rivisondoli-Pescocostanzo dove la Ferrovia dei Parchi tocca il punto più alto del suo percorso a quasi 1.270 metri, per poi proseguire attraverso gli Altopiani Maggiori d’Abruzzo.
Durante il tragitto verso
la valle del Sangro siamo stati deliziati dai ritmi de
L’Allegra Compagnia Musicale ed a questo punto che Otto ha cominciato ad accompagnare “cantando” i musicisti: la notizia è passata di vagone in vagone tanto da farlo diventare famoso come
il cane cantante che molti passeggeri sono venuti a conoscere di persona presso la nostra carrozza!
La tratta più panoramica d’Italia si ferma a Castel di Sangro dove siamo arrivati alle 13, giusto in tempo per l’ora di pranzo. E non potevamo certo non onorare i piatti forti della cucina locale, dalle pallotte cacio e ova all’agnello a scottadito per concludere con il pecorino alla piastra miele e noci.
Il borgo, che si sviluppa tra
il fiume Sangro e la Civita, il quartiere più alto e antico, consente belle passeggiate partendo da Piazza Plebiscito e salendo verso la
Basilica di Santa Maria Assunta caratterizzata da due campanili laterali gemelli e un loggiato quattrocentesco recuperato dalla precedente chiesa medievale.
Alle 17 di nuovo in carrozza a bordo della Ferrovia dei Parchi che conclude il suo giro a Sulmona un paio di ore più tardi.
Le partenze vengono effettuate ogni sabato e domenica e negli altri giorni festivi: il calendario con tutti i dettagli è consultabile sul sito ufficiale www.ferroviadeiparchi.it.
DOVE DORMIRE
Hotel Sagittario
Via Nolfese, Località Madonna di Loreto – Bugnara
Tel. +39 0864 46463 – info@hotelsagittario.it
L’albergo, confortevole con ampio spazio verde, si trova a 7,2 chilometri dalla Stazione di Sulmona ed è l’unico di quelli proposti nei pacchetti di viaggio Ferrovia dei Parchi che ammette animali domestici.
DOVE MANGIARE
La Rimessa
Via Numicia – Castel di Sangro
Tel. +39 0864 841093
In collaborazione con Ferrovia dei Parchi
Otto geloso? Avrei voluto esserci! Otto CANTANTE?? Qui ancora di più!!
Però non ho capito perché la chiamano Transiberiana: forse perché, nonostante il tragitto meno esteso, attraversa territori molto diversi fra loro?
Se vuoi farti due risate guarda il reel pubblicato oggi su Instagram in cui Michele ha ripreso l’esibizione di Otto 😉
Riguardo il nome Transiberiana d’Italia fu dato al treno nel 1980 dal giornalista e scrittore Luciano Zeppegno, reduce da un viaggio in treno in Asia, che in un suo articolo paragonò il paesaggio innevato degli Altipiani Maggiori d’Abruzzo a quello lontano della steppa siberiana in inverno.
MITICO!! Deve aver captato l’atmosfera e risposto, come in un gioco. Da incorniciare per i posteri, Otto si conferma una rarità 😍
È davvero un cane unico e il gruppo voleva scritturarlo come quarto brigante! 🤣
Ma scommetto che avete detto no 🙃 troppa fama stroppierebbe 😁
Otto non lo molliamo! È la nostra star 🐶