Del Castello di Postignano avevamo sentito parlare tempo fa: da appassionati di borghi rinati non ci poteva certo sfuggire la notizia che questo piccolo paese umbro, abbandonato negli anni ’60 e tornato a vivere grazie a un’attenta opera di restauro, era stato inserito tra i dieci più affascinanti d’Italia.
Albergo diffuso nel borgo rinato
E nel nostro tour in Umbria abbiamo voluto cominciare da Sellano, tra i Borghi più belli d’Italia, e dal Castello di Postignano Relais, il sogno realizzato dei due architetti Gennaro Matacena e Matteo Scaramella, che hanno trasformato il villaggio fantasma, borgo medievale nella valle del Nera, in albergo diffuso di charme.
Inoltre se il desiderio di soggiornare in un albergo diffuso c’è sempre stato, quest’anno è diventato ancora più intenso in quanto in questi borghi è più facile che altrove trascorrere una vacanza rispettando le regole del distanziamento sociale imposte dalla Covid-19.
Ma cos’è un albergo diffuso? Si tratta di alberghi ricavati in piccoli borghi, spesso in angoli remoti del nostro Bel Paese, creando suites nelle casette preesistenti, nonché reception, servizi e spazi comuni. L’idea è nata anni fa in Carnia, esattamente dopo il terremoto che nel 1976 sconvolse il Friuli, dove molti piccoli paesi rimasero abbandonati. Si pensò di riconvertire i borghi disabitati all’accoglienza turistica creando un’ospitalità originale dove l’ospite si sente più residente, seppur temporaneo, che turista.
Una perfetta espressione di questa filosofia è il Castello di Postignano Relais che tra le antiche case del borgo trasformate in 22 ampie e curatissime suites e biblioteca, salotti, sala biliardo, campo bocce, piscina riscaldata e piccolo centro benessere, rappresenta il posto ideale per una esperienza di relax nella natura della Valnerina.
La storia del borgo restituito a nuova vita ce l’ha raccontata il Direttore Nino Di Bonito, dopo averci accolto sulla meravigliosa terrazza panoramica offrendoci una fresca bevanda dissetante.
Attualmente, ciò che è stato definito come “l’archetipo dei borghi collinari italiani” dall’architetto americano Norman F. Carver Jr, di cui sono esposte in una mostra permanente nel borgo le riproduzioni fotografiche del suo libro “Italian Hilltowns”, si presenta come relais diffuso e residenza permanente.
Sono 60 le case perfettamente restaurate nel rispetto dell’impianto medievale, ma con tutto ciò che è indispensabile a una vivibilità moderna, a partire dall’ascensore che dal livello strada conduce sino alla piazzetta in cui è ospitata La Casa Rosa, il ristorante dove si gustano le specialità umbre preparate con attenzione alle materie prime locali dalla chef Maria.
Ma ciò che più colpisce di questo borgo dalle casette colorate addossate le une alle altre, è che è aperto osmoticamente al territorio, rappresentando un punto di riferimento sia per momenti golosi che culturali. Fino allo scorso anno, infatti, sulla terrazza dal panorama mozzafiato sulla valle, nelle sale e nella chiesa del borgo si sono svolte manifestazioni di alto livello, mostre, concerti, festival di musica jazz, presentazioni di opere letterarie e per otto anni la rassegna “Un Castello all’orizzonte” ha portato qui artisti da tutto il mondo. Purtroppo quest’anno, per la pandemia tutto è stato rimandato, ma per la gioia dei suoi ospiti, tra i quali come abbiamo scoperto moltissimi sono ormai habitués, il relais ha riaperto rispettando tutte le disposizioni governative per la sicurezza.
Tornando a come e quando Postignano è stato riportato a nuova vita, bisogna fare un considerevole salto nel tempo fino al Medioevo quando era un punto strategico lungo la via di commercio tra Umbria, Marche e Lazio, a pochi chilometri dal Ducato di Spoleto. Agli inizi del XVIII secolo i suoi abitanti cominciarono ad abbandonarlo emigrando verso gli Stati Uniti. Negli anni Sessanta, poi, le poche famiglie rimaste furono fatte evacuare a causa di problemi di smottamento del terreno.
Nel 1979 il fotografo Norman Carver Junior, durante un suo viaggio in Italia, si imbatté nel Castello di Postignano e dedicò al borgo ormai abbandonato una serie di scatti, quelli esposti in mostra permanente. Ma fu nel 1992 che l’architetto napoletano e presidente della compagnia di navigazione Caronte Tourist, Gennaro Matacena si trovò da queste parti scoprendo il centro disabitato che era in vendita. L’imprenditore, amante dell’arte e della storia, ne fu rapito e acquistò il borgo, fatta eccezione per la torre che è di proprietà comunale.
Iniziò così un lungo e meticoloso restauro che fu interrotto dal terremoto del 1997 che fece crollare l’intera sezione centrale portando al contempo a un’eccezionale scoperta: il crollo dell’abside nella chiesetta sconsacrata svelò sotto le pitture un affresco ancora più antico, una Crocifissione databile alla seconda metà del XVI secolo, e attribuibile alla cerchia del De Magistris, detto il “Caldarola”.
Grande attenzione fu rivolta alle misure antisismiche tanto che durante l’ultimo terremoto, quello del 2016, l’unico danno fu la rottura di due bottiglie di vino e a ricordo è stata conservata la macchia sul pavimento.
Dopo l’avvincente racconto siamo stati accompagnati dal Direttore stesso, insieme al nostro Otto, nella nostra suite chiamata Arrone come un paese della Valnerina nei pressi del borgo.
La suite è un vero e proprio mini appartamento dotato di cucinotto con piccolo frigo il cui contenuto è a totale e gratuita disposizione degli ospiti, un grande salotto con camino, scrivania, divani e tavolo da pranzo, una comoda camera da letto e un ampio bagno dotato di un fornitissimo ed esclusivo set all’olio di oliva. Una particolarità: tutte le suites sono contraddistinte non da numeri ma dai nomi dei borghi più belli d’Italia.
Imperdibile il giro tra le stradine del borgo per ammirarne e fotografarne gli scorci tra scalette, viuzze, archi e piazzette, fino al Giardino delle rose, che sfuma nel bosco soprastante, e poi in basso verso la piscina che emerge tra profumati cespugli di lavanda.
Consigliato un salto nella bottega della signora Luciana per curiosare tra i suoi tesori vintage, che si dividono tra produzioni locali e richiami alle sue origini svedesi, tra bellissime ceramiche e originali creazioni in canapa lavorata a telaio.
Poi la cena all’aperto presso il ristorante/trattoria La Casa Rosa per farci deliziare da Maria: dagli antipasti con robusta tartare di manzo con uovo di quaglia e cipolla rossa di Cannara e deliziosi bon bon di trota affumicata, fiore di zucca e ricottina, ai primi con le tagliatelle di Maria al ragout di verdure e al tartufo estivo, fino al goloso dolce, il cremoso alle nocciole.
Sul vino ci siamo fatti ben consigliare scegliendone uno prodotto a Montefalco ma meno “solito”: il Rosso della Gobba di Raìna, la cantina di Francesco Mariani, un viticoltore filosofo da 20 anni che produce vini artigianali e tradizionali secondo i principi della Biodinamica.
Speciale la prima colazione, che spazia dal dolce al salato con uova all’occhio di bue, strapazzate e in omelettes preparate in diretta dal simpatico e professionale signor Angelo, e gustata servita sulla terrazza dai premurosi Francesco e Hasim, col sole che accarezza la pelle e lo sguardo rapito dal paesaggio umbro.
Non è facile salutare un luogo come questo dove si respira bellezza e in cui anche la cortesia del personale fa la sua parte, per cui speriamo che il nostro sia un arrivederci!
Castello di Postignano Relais
Sellano – Perugia
Info: +39 0743 788911
www.castellodipostignano.it – info@castellodipostignano.it