Avevamo già sentito parlare di San Fele e delle sue cascate. E da tempo avevamo in mente di programmare una gita in questo angolo di incontaminata natura della Basilicata, meta ideale per passeggiate a due e a quattro zampe.
Meta ideale per passeggiate a 2 e a 4 zampe
Boschi fitti di alberi di castagno, faggio e cerro dagli alti fusti, il torrente Bradano che scorre limpido tra salti, specchi d’acqua e mulini: il territorio di San Fele rapisce per la bellezza della sua natura e del suo paesaggio caratterizzato dalle cascate.
Le Cascate prendono il nome da “U Uattenniere”, che nel dialetto locale indica la Gualchiera, macchina utilizzata in antichi opifici, costruiti a ridosso delle cascate proprio per sfruttare la forza dell’acqua che, cadendo su pale di legno, mettevano in movimento dei magli che battevano la lana tessuta. Con questa lavorazione si rendeva il panno di lana più resistente.
La potenza dell’acqua veniva impiegata anche per il funzionamento di antichi mulini, i cui resti ancora oggi presenti sono in grado di raccontare la storia economica e sociale di queste zone.
Grazie all’impegno e alla dedizione di un gruppo di persone, guidate da Michele Sperduto, presidente dell’Associazione “U Uattenniere”, sono oggi fruibili 5 dei dieci percorsi che coincidono con i salti che il torrente fa nel raggiungere la fiumana di Atella per poi confluire nel fiume Ofanto. E noi, io Michele e Otto, li abbiamo affrontati tutti e cinque in compagnia del presidente Sperduto che ci ha subito conquistato con i suoi racconti.
Non bastassero i boschi, il panorama, le suggestioni storiche a rendere unico questo trekking, si può infatti contare su una narrazione avvincente. Così Michele ci ha condotto, quasi per mano, prima verso la “Cascate de i nnammuruate” e poi verso quella “de u Uattenniere”, intrattenendoci con i racconti di quando era bambino e, di nascosto dai genitori, veniva a giocare e a fare il bagno nelle fresche e limpidissime acque del torrente. Qui ha imparato a nuotare: il mare era troppo lontano e solo chi aveva già patente e auto poteva raggiungerlo. Per cui Michele e i suoi amici il refrigerio nelle afose giornate estive lo trovavano immergendosi nel fiume e giocando tra le cascate per poi stendersi a prendere il sole sulla roccia piatta di fronte alla cascata chiamata “re chiane”.
Nei pressi della cascata che dà il nome all’associazione ci sono i resti della gualchiera in uso fino agli anni quaranta del secolo scorso, opera di ingegneria idraulica pre-industriale che racconta una parte fondamentale della storia di San Fele.
Nel nostro giro abbiamo avuto la fortuna di incontrare un gruppo di torrentisti ed è stato divertente osservarli mentre affrontavano i salti delle cascate grazie a calate su corda, tuffi e scivolate in acqua.
La terza cascata che abbiamo ammirato, dopo un percorso in salita verso il paese, è quella con il salto più alto, chiamata “u Vertone”.
A questo punto si è reso doveroso visitare la sede dell’Associazione, che gestisce i percorsi e organizza le passeggiate su base volontaria.
Qui è esposto il modello in scala 1:4 che riproduce fedelmente la Gualchiera di San Fele. Michele ci dice che è stato possibile ricostruire in modo perfetto sia la macchina che il suo funzionamento grazie alla memoria del signor Donato Faggella, nipote dell’ultimo gualcatore che da bambino il nonno portava con sé sul fiume. Dai suoi schizzi su carta e poi da un modellino in cartone, è stata ricavata la riproduzione in legno presente nei locali dell’associazione.
In paese, nella nostra passeggiata verso il castello, abbiamo individuato la bottega da barbiere dove ancor oggi il signor Faggella esercita la sua attività e abbiamo approfittato per salutarlo.
Ma torniamo alle cascate e ai boschi. Quelli intorno a San Fele sembrano proprio quelli delle favole, dalle mille tonalità di verde e dal silenzio interrotto soltanto dal fruscio del vento tra le foglie e dai versi degli uccelli tra un ramo e l’altro.
A “Pozzo di Nitti”, area pic nic attrezzata all’interno del Bosco Squadro di San Fele, con servizi igienici, tavoli e barbecue per le grigliate, abbiamo consumato il nostro spuntino a base di pane e formaggio locali: non dimentichiamo che Filiano e il suo famoso Pecorino sono a due passi. Noi abbiamo respirato a pieni polmoni mentre Otto si è divertito a scorrazzare tra gli i fusti degli alberi e tra fiori e muschi del sottobosco.
Nel pomeriggio abbiamo affrontato le altre due cascate, percorsi da poco aperti al pubblico e di media difficoltà: le “Cascate de u Puaravise” e “de i ggemelle”.
Quella che ci è piaciuta di più? L’ultima, formata da due cadute d’acqua parallele che si tuffano in un laghetto e che bisogna sporgersi sulle rocce per apprezzare nella sua interezza e per immortalare nell’irrinunciabile scatto ricordo.
Merita una visita anche il borgo di San Fele, raccolto tra le pendici del Monte Castello e del Monte Torretta. Faticosa ma ricompensata dalla splendida vista del panorama su tutto il Vulture la salita ai ruderi del castello-fortezza costruito per volontà di Ottone I di Sassonia.
Tra le frazioni del paese quella più interessante è Pierno, in cui sorge la Badia dedicata alla Vergine Maria: secondo la leggenda, la chiesa sarebbe sorta nel 1139 per iniziativa di san Guglielmo da Vercelli illuminato dal ritrovamento di una statua lignea della Madonna proprio sul monte Pierno. Patrono del borgo è invece San Sebastiano che liberò il paese dalla peste. Ma San Fele ha anche un santo tutto suo: è Giustino De Jacobis. La sua festa ricorre il 30 luglio ed è sicuramente la più sentita e partecipata.
Vi è venuta voglia di una gita fuori porta in questi luoghi incontaminati e ricchi di storia? Prenotate come abbiamo fatto noi una delle confortevoli casette de “La costa del Sole”, a due passi dalle cascate e dal centro più antico del paese in cui si trovano la Chiesa di Santa Maria della Quercia e i palazzi Frascella, un’imponente architettura posta sotto il Monte Castello con una torre in stile normanno appartenente all’antica chiesa di San Sebastiano, crollata dopo il terremoto del 1456, e Faggella, oggi sede del Comune.
I terremoti non hanno nel corso dei secoli risparmiato il borgo: l’ultimo, quello dell’Irpinia del 1980, ha lasciato senzatetto 634 persone, ovvero circa il 10% della popolazione dell’epoca e ancor oggi molte case ne rimangono testimoni, con le crepe nei muri e le finestre senza vetri come vuoti occhi spalancati sul nulla.
La Costa Del Sole
Corso Vittorio Emanuele II, 33 – San Fele (Potenza)
Info: +39 347 9450167
wwww.lacostadelsole.it
Cascate di San Fele U Uattanniere
Via Umberto I, presso locali ex ragioneria, San Fele (Potenza)
Info: +39 347 5187398
www.cascatedisanfele.it – cascate.sanfele@gmail.com
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Una gita che farei molto volentieri. Ma dimmi la verità: Otto non ha fatto nemmeno un tuffo?
Siamo convinti piacerebbe molto a voi e a Luna. Otto aveva solo 7 mesi… sicuramente ora il tuffo lo farebbe 😆