Carovigno è stata definita una preziosa sintesi architettonica. Basta camminare per strade e piazzette del suo centro storico per accorgersi quanto azzeccata sia questa definizione: a un osservatore attento non sfuggono i segni del passato incisi nella pietra.
Chiese, vicoli e torri nel borgo
Da qui sono passati Messapi, Greci e Romani. Dopo arrivarono i Visigoti, i Bizantini, gli Arabi, i Longobardi, i Normanni, gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi, i Veneziani, gli Austriaci, i Borboni e i briganti.
E tutti hanno lasciato a Carovigno una traccia nelle linee dell’architettura oltre che nella storia. E, attaccata alla traccia, la cultura. Insieme ai sapori e ai santi, che ancora oggi vivono nelle tradizioni popolari come quella legata al culto della ‘Nzegna di cui siamo stati diretti testimoni e che vi raccontiamo nel post Carovigno da vivere.
Anticipiamo che alla statua della Madonna del Belvedere nel giorno della festa è dedicato lo spettacolo della ‘Nzegna, con i variopinti drappi lanciati con destrezza dagli sbandieratori che qui sono chiamati battitori.
Dalla piazza principale, Piazza ‘Nzegna, dove si svolge una delle manifestazioni che ricordano ogni anno l’antica tradizione della bandiera, ci si immerge nel candore del borgo imbattendosi in piccole e strette strade che molto spesso non hanno via d’uscita e sboccano in piccoli cortili, detti coorti, in cui si sviluppava la vita quotidiana di interi nuclei familiari.
Il groviglio di viuzze e piazzette aveva sicuramente lo scopo di difendere meglio il borgo in caso di attacco o invasione nemica, così come l’ingresso delle abitazioni posto quasi sempre al primo piano e collegato alla strada dai vignali, i gradini ai quali si accedeva ai portoni.
Delle invasioni si trovano ovunque i passaggi che restano negli elementi di stile di case e decori che conservano un sapore greco, romanico e persino veneziano, che si ritrovano in preziosi portali occultati nel fitto tessuto del centro storico.
Riconoscibile il gotico veneziano di una casa situata a pochi metri dagli Archi Del Prete, una sorta di passaggio pedonale creato nelle spesse mura: qui spicca un balcone con beccatelli terminanti con quattro teste di fanciulle che sembra guardino chiunque ci passi sotto.
Dopo aver attraversato l’arco si para davanti un tratto della cinta muraria medievale ed è immediatamente individuabile la torre rotonda detta gironda. Mentre un chiaro elemento di importazione araba sono i profumati aranceti che spuntano dietro le alte cortine di tufo.
Lo sguardo in alto è necessario per individuare il magnifico rosone che adornava la porta principale della costruzione originaria della Chiesa Madre dedicata a Sant’Antonio da Padova, uno dei pochi elementi rimasti dopo l’ampliamento e l’apertura dell’ingresso principale su via Cattedrale.
Altre importanti testimonianze che rimangono del borgo fortificato sono le porte. Porta Brindisi si affaccia su Piazza ‘Nzegna e conduce verso la Cattedrale. La sua particolarità è di essere in realtà costituita da due porte, una interna risalente all’epoca angioina e una esterna, più ampia e fortificata, di età aragonese. Accanto si erge la Torre Civica su cui oggi fa bella mostra di sé un grande orologio.
Tra il meraviglioso Castello Dentice di Frasso e la chiesa di Sant’Anna si trova Porta Ostuni, al di sopra della quale fu costruito agli inizi del XX secolo un camminamento per collegare il maniero all’edificio sacro.
Il castello emerge imponente e bellissimo sulla parte più alta del paese. La fortificazione originaria, risalente ai Normanni, è stata inglobata nelle costruzioni dei secoli successivi e ciò che oggi appare al visitatore è una sorta di puzzle architettonico, dovuto al fatto che ogni feudatario volle far eseguire lavori di ampliamento e aggiunse edifici alla fortezza, fino all’imponente restauro che ce lo ha consegnato così come lo vediamo oggi e che si deve alla famiglia Dentice di Frasso.
Nel 1400 venne edificata la torre a mandorla, segno distintivo del castello, forse progettata dal noto architetto militare di origine senese Francesco De Giorgio Martini. Il torrione è uno specchio dei tempi che Carovigno visse a cavallo tra il XV e il XVI secolo: le nuove tecniche saracene di assalto da lontano con armi da fuoco imposero nuovi modi difensivi come la torre a mandorla, appunto, con la parte stretta rivolta verso il mare e le sfuggenti pareti curve per schivare i colpi.
Del restauro effettuato tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 si occupò invece l’architetto leccese Gaetano Marschiczek che dotò il maniero di elementi armonici e più moderni, a partire dal pavimento, una graniglia simile ai pavimenti in terrazzo alla veneziana, caratteristici delle case patrizie della città lagunare.
I grandi camini furono impreziositi da stemmi e simboli che ricordano il mare e l’attività del conte Alfredo Dentice che fu Ammiraglio della Marina Militare e fondatore del Battaglione San Marco di Venezia. Proprio al conte e a sua moglie, la nobildonna austriaca Elisabetta di Schlippenbach, fu donato il castello in occasione delle loro nozze. E i due sposi qui vissero felici fino a qualche anno prima dello scoppio della seconda guerra mondiale: lei morì nel 1938 in un incidente d’auto a Trieste e il conte la seguì due anni dopo a causa di un incidente aereo.
Ci ha appassionato la storia di questo amore che vinse sulla morale dell’epoca: la contessa che aveva sposato in prime nozze infelici un nobile ungherese, si innamorò perdutamente di Alfredo, contraccambiata, e pur di vivere con lui rinunciò all’unico figlio. Non ne avrà con il conte, per cui il castello passò nelle mani del nipote Luigi che nel 1961 lo vendette ed è adesso di proprietà della Provincia di Brindisi. Concesso in uso al Comune di Carovigno, oggi il complesso monumentale del castello Dentice di Frasso è un luogo che appartiene all’intera comunità con un museo, una biblioteca e l’archivio comunale.
Non solo la fortezza merita una visita ma anche i giardini ai quali i conti Alfredo ed Elisabetta accedevano attraverso un breve tunnel, oggi murato. Insieme alle terrazze del castello infatti, il parco oggi aperto a tutti, era la meta preferita delle passeggiate della nobildonna che, appassionata di verde, volle al suo interno un vero e proprio orto botanico sperimentale.
Castello Dentice di Frasso
Via Sant’Anna 2
Visite a cura dell’Associazione Le Colonne
Apertura: 09:30 – 13:00, 17:30 – 21:30
Info: musbicolonne@gmail.com
In collaborazione con il Comune di Carovigno
Col sostegno della Banca di Credito Cooperativo di Conversano
Leggerti significa ritornare a Carovigno che ho amato e mi ha conquistato. Ne ho seguito le tracce di cui parli, la storia antica tra coorti e vignali, sono ripassata sotto le teste delle fanciulle e riscaldata al sole di Puglia nel candore dei suoi vicoli.
Ci diamo appuntamento in piazza per un dolcetto speciale e un nuovo giro insieme? Un abbraccio
Benedetta cara sai già quanto mi piacerebbe! Incontrarci per la prima volta di persona tra la campagna e il mare di Carovigno è stato proprio bello! Riabbracciarci in piazza con un dolcetto e un buon bicchiere di vino lo sarebbe ancora di più! 😘
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