Carcassonne: una cittadella da favola

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Carcassonne vanta un complesso medievale ancora abitato e visitabile liberamente, unico in Europa per dimensioni e perfetto stato di conservazione.
La spettacolare cittadella fortificata cinta dal fiume Aude sembra uscita da un libro di favole, con la sua doppia cinta muraria, 4 porte e 52 torri. E non è un caso che sembra abbia ispirato Walt Disney per il “Castello della Bella Addormentata”.

La città nata due volte

Carcassonne

Le leggende su Carcassonne sono innumerevoli a cominciare dal nome. Si racconta che derivi dall’urlo “Carcas sonne, Carcas suona!” che i soldati di Carlo Magno, dopo cinque anni di assedio alla città, rivolsero alle mura battendo in ritirata al suono delle campane. In quel periodo la città era in mano ai saraceni e Carlo Magno, approfittando della morte del re, tentò di conquistarla. Ma non aveva fatto i conti con la moglie del re defunto, Madame Carcas, che non si arrese all’imperatore e anzi lo costrinse a ritirarsi con uno stratagemma: fece divorare a un maiale l’ultimo grano rimasto nei magazzini per poi gettarlo dalle mura contro l’armata carolingia, facendo credere che la città non fosse allo stremo ma addirittura potesse sprecare cibo in segno di disprezzo. L’inganno riuscì e Carcassonne fu libera.

Carcassonne

A ricordo di questa storia il busto di Madame Carcas accoglie ancora oggi i visitatori della Citè Medieval sul lato destro della porta principale, la Porta Narbonnaise, stretta tra due grandi torri dal tetto in ardesia. Passando sul ponte levatoio è cominciata la nostra visita a questa città, una delle poche che ancora non avevamo visitato del sud della Francia.

Carcassonne

Va subito detto che per chi come noi viaggia con un cane è interdetta una delle passeggiate più suggestive, quella sulle mura, a cui si accede attraverso lo Château Comtal fatto edificare nel XII secolo dalla famiglia dei Trencavel. Per cui con il nostro Otto abbiamo passeggiato in lungo e in largo tra le stradine e le suggestive piazzette che ospitano i due pozzi, quello grande e quello piccolo, che un tempo rifornivano d’acqua la città, e la statua di Cros Mayrevieille archeologo definito il “salvatore” di Carcassonne poiché ha evitato la distruzione delle antiche mura medievali insieme all’architetto Viollet-le-Duc.

Carcassonne

Infatti dopo aver vissuto il suo periodo aureo durante la Crociata Albigese divenendo sede dei Catari, Carcassonne fu messa a ferro a fuoco dal Papa e da Re Luigi VIII. Fu in questo periodo che venne edificata oltre le rive del fiume la città bassa denominata Bastide Saint-Louis collegata a quella alta dal Pont Vieux.

Carcassonne

Successivamente, con lo spostamento del confine tra Spagna e Francia. Carcassonne perse importanza e subì un periodo di totale abbandono in cui parte delle mura furono addirittura smantellate e vendute. Fu a questo punto, a metà del 1800, che intervennero Viollet-le-Duc e Cros Mayrevieille con il progetto della ricostruzione della città.

Il primo edificio a ottenere la classificazione a Monument Historique nel 1840 fu la Basilique Saint-Nazaire et Saint-Celse, definita il “gioiello della città”, una imponente e severa costruzione in arenaria su cui fanno capolino inquietanti gargoyles che al suo interno custodisce magnifiche vetrate considerate tra le più belle del sud della Francia.

La grandiosa opera di ricostruzione della Citè Medieval non fu esente da critiche: Eugène Viollet-le-Duc fu accusato di aver “interpretato” le rovine dando loro una connotazione diversa rispetto all’originale, soprattutto riguardo ai materiali con cui furono realizzati i tetti delle torri che furono rivestiti con ardesia anziché con le tegole romane come in passato.  Ma l’architetto difese il suo operato giustificandolo col rinvenimento di molti frammenti di ardesia durante i suoi restauri e col fatto che Simon de Monfort e gli altri cavalieri che presero parte alla Crociata Albigese provenivano dal Nord. Dunque non era impossibile che avessero portato con loro tecniche e materiali di costruzione.

In ogni caso è grazie alla sua opera che oggi possiamo incantarci davanti alle torri maestose di questo luogo dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 1997 e passeggiare negli spazi compresi tra la doppia cinta muraria chiamati “lices” dove Otto ha potuto seguirci entrando e uscendo dalle altre tre porte della città.

Carcassonne

La Porte Saint-Nazaire, ospitata nell’omonima torre, una delle due quadrate della città costruita a protezione della basilica, e la porta di Bourg o di Rodez, scavata direttamente nelle mura e difesa dal barbacane di Notre-Dame e dalla torre Mourétis.  L’abbiamo ammirata al tramonto, prima di andare a cena in uno dei migliori ristoranti di Carcassonne consigliatoci dal direttore Jean Yves Pons dell’Hôtel du Château che, ai piedi della Porta Narbonnaise il principale ingresso alla Citè, ha cullato i nostri Sognidoro in città, i primi in terra francese.

Due parole sulla cena: a La Marquiere lo chef Bernard Marius propone piatti deliziosi portando in tavola il meglio del territorio in un ambiente raffinato dove una volta sorgeva un monastero. Nel patio, sorseggiando un calice di Infernale, abbiamo assaporato i classici della tradizione francese: Foie Gras de canard, Filet de Boeuf, Filet de canette e, per finire in dolcezza, una squisita Crème brulée.

Carcassonne

Al rientro siamo stati sorpresi dal cers, il vento secco e fresco tipico della Valle dell’Aude, che soffiando  tra mura e torri aumenta il fascino della città sapientemente illuminata e meno affollata.

Carcassonne

Il mattino dopo siamo andati alla scoperta dell’ultima porta, la Porta d’Aude situata nei pressi dello Château Comtal in cui si possono ancora notare i segni dei cerchi sulle mura dell’installazione “Cercles concentriques excentriques” dell’artista franco-svizzero Felice Varini creata nel 2018 in occasione del 20° anniversario dell’iscrizione della città nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

Per raggiungere la parte nuova della città bisogna attraversare il Pont Vieux, ponte pedonale in pietra che risale alla metà del 1300 ed è caratterizzato da dodici archi semicircolari e adornato da caratteristici lampioni in ferro battuto dalle linee sinuose e delicate.

Sul lato sinistro emerge dalle acque del fiume Aude la piccola Chapelle Notre-Dame du Bout-du-Pont che gli abitanti di Carcassonne amano definire “santuario tra le due città” e che rappresenta uno dei punti di partenza del Cammino di Santiago de Compostela, che potrebbe essere magari la meta di un nostro prossimo viaggio!

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