Non è un caso che l’area campana compresa tra le pendici del Monte Massico a nord e i Campi Flegrei e l’area vesuviana a sud e attraversata dal fiume Volturno, fu definita Campania Felix dagli antichi romani.
Il Belvedere di San Leucio, la reggia-fabbrica dei Borboni
Questa vasta pianura gode di un clima mite e di terreni resi fertili dall’azione di vulcani spenti come il Roccamonfina. Terreni che, nonostante la recente azione distruttiva da parte dell’uomo, continuano a produrre il meglio della tradizione gastronomica campana tra cui vini famosi sin dall’antichità, la Castagna di Roccamonfina, la Mela Annurca, la Mozzarella di Bufala. E vini e cucina sono un richiamo irresistibile per chi visita la zona, alla pari di celebri monumenti come la Reggia di Caserta.
La Reggia non abbiamo potuto visitarla perché è chiusa di martedì, ma la seconda scelta non è stata affatto un ripiego. Abbiamo deciso di raggiungere il Belvedere di San Leucio in una bella mattina di sole che ci permette dall’alto dell’omonima montagna di spingere lo sguardo sulla Reggia e la città di Caserta sotto di noi, su Napoli e il Vesuvio e perfino l’isola di Capri.
Nell’attesa della visita guidata, ci aggiriamo nello spazio antistante del grande palazzo che Ferdinando IV nel 1773 volle come sua dimora. Il giardino degrada verso il paese e si chiude su un semicerchio di abitazioni perfettamente identiche che costituiscono i quartieri San Ferdinando e San Carlo.
Durante la visita scopriremo che quelle 37 casette, dotate di molte comodità per l’epoca, tra cui l’orto, la stalla e perfino il bagno con l’acqua corrente, furono fatte edificare dal sovrano per il suo progetto di creare una colonia dedita al lavoro della seta e ospitata nella sua città ideale, Ferdinandopoli.
La costruzione della città non fu mai completata, ma nel 1789 San Leucio venne dichiarata Real Colonia con un proprio codice di leggi molto moderno che prevedeva la parità tra uomo e donna, l’istruzione obbligatoria, la retribuzione basata sul merito e la fondazione di una Cassa della Carità per gli anziani e gli invalidi. La Restaurazione mise fine all’illuminato progetto, ma nel frattempo da San Leucio le produzioni di raffinate sete, broccati, lampassi e velluti avevano raggiunto non solo le dimore dei Borboni, ma anche quelle delle più importanti casate europee e perfino la Casa Bianca e Buckingham Palace.
Aggirarsi per le sale in cui sono in mostra i macchinari tutti ancora perfettamente funzionanti lascia a bocca aperta. Sbalordisce, infatti, la modernità delle macchine e dei sistemi lavorativi che con l’introduzione del meccanismo che legge le schede perforate, dette cartoni, facevano funzionare i telai a ritmo continuo realizzando automaticamente i tessuti operati. A metà 1800 lavoravano qui ben 800 operai ed erano funzionanti sei torcitoi attraverso i quali il filo di seta veniva avvolto in matasse.
E ci ha stupito venire a sapere che da ogni bozzolo si ricavava un chilometro e mezzo del prezioso materiale considerato simbolo di potere e bellezza. Al piano terra, sono ancora visibili i due grandi torcitoi che una volta erano mossi da macchine idrauliche, oggi da motori, che sono stati ricostruiti sugli antichi disegni esistenti.
Interessante anche la parte dell’edificio adibita a vera e propria reggia con i salotti, la chiesa parrocchiale, le stanze da letto e il magnifico “Bagno di Maria Carolina”, ambiente termale dotato di vasca calidarium incassata nel pavimento di marmo grigio di Mondragone e impreziosito da disegni a encausto di Philipp Hackert. Nel complesso monumentale erano anche ospitate la filanda e la cuculliera, dove venivano allevati i bachi da seta.
Nella parte occidentale del Casino Reale del Belvedere vi sono una serie di giardini all’italiana posti su piani diversi e collegati da scalette con fontane intorno alle quali, sono piantati alberi da frutta e un giardino di agrumi.
Ciò che più meraviglia è la coesistenza tra reggia e fabbrica, un unicum nella storia delle famiglie coronate e che vollero realizzare insieme il sovrano e sua moglie Maria Carolina d’Asburgo-Lorena. E’ anche questo il motivo per cui il complesso di San Leucio, insieme alla Reggia di Caserta e all’Acquedotto Carolino, è stato inserito nel 1997 tra i siti patrimonio dell’umanità dell’UNESCO.
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