Quelle che Marco Cardetta racconta nel suo libro “Sergente Romano”, edito da LiberAria, non sono storie comuni ma narrazioni degli avvenimenti che si susseguirono in quasi ogni angolo del Sud Italia dopo il 1860, anno dell’unità del paese.
Storie sanguinose e feroci che a volte, tuttavia, fanno sorridere a causa della dabbenaggine dei protagonisti che non sono lottatori, soldati, bensì semplicemente uomini e donne che si trovano a vivere in un’Italia spaccata in due da una vera e propria guerra civile. A tratti, nonostante i toni resi leggeri da una lingua “volgare” quella appunto parlata dalla vulgata, sembra un libro sul male: alcuni personaggi sono malvagi senza una ragione.
È una storia sul passato che trasforma il presente e su quanto conosciamo dei nostri avi. I fatti sono avvenuti tanto tempo fa ma hanno ancora un impatto enorme sul presente. Bene e male si mescolano in un insieme di storie folli, disperate e anche comiche di coloro che sono definiti briganti, ma che spesso sono soltanto sbandati e banditi. Ma dov’è il bene in uno che ammazza uomini e animali senza colpe?
In realtà l’autore non condanna nessuno, si limita a fare una cronaca diretta di ciò che successe il 28 luglio del 1861 nella sua città, Gioia del Colle, che come tanti paesi delle nostre parti era ed è un microcosmo con personalità differenti dove quasi tutti si conoscono, con una chimica delle relazioni che è facile mandare all’aria: basta un cambiamento, un arrivo o una partenza. Nel caso che Cardetta prende come spunto è il ritorno in paese di Pasquale Domenico Romano, chiamato Sergente Romano, ex sergente dell’esercito borbonico. Ma non sarebbe diverso un racconto su Carmine Crocco nella sua Rionero in Vulture, di Rocco Chirichigno a Montescaglioso e di altri briganti e sbandati del banditismo post-unitario. In realtà scopo ultimo di Marco è soprattutto quello di restituire umanità a chi è stata tolta e raccontare le storie, sconosciute e mai scritte, dei vinti.
Al libro è collegato lo spettacolo “Voci di sbandati – recital concerto sulla controrivoluzione all’Unità d’Italia”, con musiche e sonorizzazione di Roberto Salahaddin Re David. E spettacolo e libro sono parte di una serie di attività di Marco Cardetta tra cui di trekking, escursioni e storytelling sui luoghi del brigantaggio, con turisti italiani e stranieri, nonché attività laboratoriali con le scuole.
Tutti elementi in cui protagonista è il brigantaggio, che diventa pretesto per parlare di Sud e Mediterraneo, in una chiave storica ma anche molto attuale.
Questa la sfida dell’autore che ricorre a un modo piuttosto “ruvido” nell’approccio con i suoi lettori scegliendo un linguaggio, come lui stesso scrive nella Nota postuma al testo dell’autore su gentile richiesta dell’editore, “zeppo di sbagli e storture, per lo più volute: ondivagazioni nelle occorrenze di alcuni termini, nonché dei ritmi”, scritto in un “italiano che pesca nei dialetti e si confonde, cerca sulle labbra, tra la saliva…”.
Un libro che va letto per capire che la Storia, quella con la maiuscola, sui libri descrive ciò che hanno dettato i vinti ma che per conoscere a fondo un paese, che sia il Meridione o l’intera nazione, è necessario conoscere le storie, quelle umili, quelle non scritte, quelle che hanno davvero fatto l’Italia.
(Ph. di Graziano Milano)
Marco Cardetta
Sergente Romano
LiberAria
12 €