Asprinio d’Aversa, la storia di un abbraccio

ViaggidiViniAsprinio d’Aversa, la storia di un abbraccio
spot_imgspot_imgspot_img

 

Asprinio d’Aversa: versare questo vino in un calice è mescere la storia! Una storia che parte da lontano ed è ricca di personaggi molto noti. Perché fu Carolina Bonaparte, granduchessa di Berg, regina di Napoli e ultima sorella di Napoleone, che durante un viaggio nelle terre tra Caserta e Aversa rimase tanto affascinata dalle Alberate di Asprinio da descriverle entusiasticamente in una lettera al marito Gioacchino Murat invitandolo a “venire a vedere questo paese per cui vale certo la pena di fare cinquecento leghe”.

L’Asprinio di Cantine Bonaparte

Asprinio

Ma bisogna risalire a tempi ben più antichi per scoprire le origini delle viti maritate e delle alberate, tecniche di coltura particolari che si devono agli Etruschi. Furono loro a iniziare a coltivare le viti di Asprinio “maritate” ai pioppi utilizzando come tutore un albero vivo a cui viene tenuta legata la pianta di uva che si sviluppa in altezza fino a 10-15 metri.

Asprinio

A distanza di secoli l’Alberata per la produzione di Asprinio, oggi Presidio Slow Food, caratterizza ancora l’agro aversano anche se negli ultimi anni sono sempre meno coloro che continuano questa antichissima tradizione a causa dei costi almeno tre volte superiori alla raccolta tradizionale. Tra le aziende vitivinicole locali, una di quelle che vanta una delle più belle Alberate Aversane, è la Cantina Bonaparte della famiglia Cosentino.

Asprinio

Durante la nostra visita in vigna per ammirare dal vivo uno spettacolo naturale che finora avevamo visto soltanto in televisione, mentre Otto si è divertito a giocare con i rami giacenti in terra dopo la potatura, Antonio Cosentino ci ha parlato del suo terreno e di come nasce il suo Asprinio. Le vigne di Alberata Aversana in territorio di Casal di Principe sono da sempre appartenute alla sua famiglia ma è da circa due anni che Antonio insieme ai suoi fratelli ha voluto riprendere la produzione di vino.

Tra gli alti alberi a cui sono avvinghiate le piante, che ci sono sembrate trame tessute con fili di ragnatele giganti, Antonio ci ha spiegato che i pioppi sono ideali alla convivenza con i tralci d’uva perché hanno una chioma limitata che non toglie la luce ai grappoli e un apparato radicale che non interferisce con quello della vite. A ogni albero tutore sono affidate 4 viti che spingono i tralci a diversi metri dal suolo, ramificandosi in vario modo.

E grazie all’altezza raggiunta è l’unica uva che non ha bisogno di trattamenti e che riceve il nutrimento lo riceve dal suo tutore: la distanza dei grappoli dal terreno li preserva dall’effetto del caldo e li isola dall’umidità che favorisce le malattie. Le particolarità non finiscono qui: la vite è impiantata esclusivamente a piede franco. La propagazione del piede franco avviene interrando il tralcio più basso: si attende poi che il nuovo ceppo cresca e che il fittone delle radici raggiunga profondità tali da essere autonomo. Una volta raggiunta l’indipendenza, il nuovo ceppo viene “segato” dal precedente diventando, quindi, totalmente indipendente.

Ma come si raccoglie un’uva che si sviluppa verso il cielo? Non essendo tempo di vendemmia non ve lo possiamo raccontare, però abbiamo assistito alla potatura. Incredibile come esperti contadini, che qui vengono definiti “uomini ragno”, si arrampicano lungo gli alti filari raggiungendo attraverso lunghissime e strette scale di legno, su cui si tengono magistralmente in bilico, i tralci da eliminare con un secco colpo deciso.

E dall’alto ci confessano che è un’eredità difficile da mandare avanti perché sono sempre di meno e più anziani gli operai specializzati in grado di arrampicarsi sulle viti maritate, tanto che molti produttori di Asprinio si sono convertiti ai sistemi a spalliera. Anche la raccolta dei grappoli di Asprinio viene effettuata tramite l’utilizzo di una scala molto alta a pioli stretti, leggerissima e quindi agevole da spostare: lo “scalillo”, con scalini personalizzati in base al singolo mastro vignaiolo che riesce a scorrere lungo il verde muro di vigne senza alterarne la struttura.

Una volta raccolti i grappoli finiscono nella “fèscina”, la cesta di castagno e vimini a forma di cono che quando diventa piena è calata al suolo con una lunga corda. Qui i vendemmiatori di terra li adagiano con cura nelle cassette. Speriamo di poter assistere anche a questo spettacolo!

Dopo la passeggiata tra i filari dell’Alberata e sotto un cielo sempre più grigio abbiamo fatto la conoscenza con il risultato di questo straordinario vitigno a bacca bianca: l’Asprinio, riconosciuto nel 1993 tra i vini DOC della Regione Campania. Si narra che il primo spumante prodotto in Italia, sotto gli Angiò nel 1493, fu ottenuto con uve Asprinio che si esprimono al meglio proprio nelle bollicine sia con metodo classico che con metodo charmat. Fino al 1960 in questa zona si produceva base spumante che poi raggiungeva la Francia per tagliare lo champagne.

Mentre oggi le Cantine Bonaparte sfruttano le viti centenarie di famiglia per produrre un vino fresco e vivace, di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, dalle note agrumate ma anche saline, con la giusta acidità perfetta per bilanciare la grassezza delle mozzarelle di bufala, altra squisita specialità della zona.

Ai latticini, serviti sul grande tavolo da degustazione collocato in piena vigna sotto gli intrecci dell’Alberata, abbiamo dapprima abbinato la versione ferma chiamata “Pioppi e Viti”, dai freschi profumi che rimandano al limone e alla mela annurca con un finale salino al palato, e poi il metodo charmat “Corte d’Asprinia”, dal fine perlage che esalta i sentori di frutta fresca, agrumi e fiori. Entrambi, con la loro decisa spinta acida, hanno accompagnato egregiamente i bocconcini e le mozzarelle di cui abbiamo fatto scorpacciata prima che la pioggia interrompesse bruscamente il nostro picnic in vigna.

Ma siamo andati via con la convinzione che l’Asprinio d’Aversa sia ideale anche per esaltare preparazioni a base di pesce, frutti di mare e crostacei, come ci ha consigliato Antonio prima di salutarci e di dirci che con la consulenza enologica del dott. Umberto Trombelli, allievo del leggendario Giacomo Tachis, il creatore di vini blasonati come il Sassicaia, il Tignanello e il Solaia, a cui si devono il bianco fermo e lo spumante Metodo Martinotti delle Cantine Bonaparte, si produrrà a breve l’Asprinio D’Aversa in Metodo Classico.

Asprinio

Insomma non ci resta che tornare: per assistere alla vendemmia e per assaggiare le future bollicine. Chissà se nel frattempo lo stupefacente sistema di allevamento tradizionale ad alberate per la produzione dell’Asprinio d’Aversa, candidato al patrimonio culturale e naturale dell’Unesco, non risulti già inserito tra i siti tutelati per la salvaguardia del paesaggio rurale, antico e di autentica tradizione della viticoltura.

Via Parroco Gagliardi – Casal di principe (CE)
www.cantinebonaparte.cominfo@cantinebonaparte.com

Scopri Bibibau con noi

Rosalia
Rosalia
This travel blog with the dog is a personal selection of our best experiences, our favorite spots and secrets places around the world curated by Rosalia e Michele.

ARTICOLI CORRELATI

Scopri Bibibau con noi

Scopri i prodotti Mediterrah

ULTIMI ARTICOLI

IJO’ Design: a spalle coperte

IJO’ Design è un brand salentino che fa realizzare artigianalmente mantelle, scialli e stole,...

Belle storie di penna

La penna è per me un fondamentale strumento di lavoro, perché da sempre preferisco...

Moskardin: appunti di viaggio

Moskardin è il nome di un elegante quaderno di viaggio di produzione artigianale e...

Recycle: l’arte del riciclo per i bijoux

Quando si va in vacanza si ha voglia di portare con sé qualche accessorio...

Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here