Apricena, cittadina adagiata tra le prime propaggini del Gargano, lo specchio del lago di Lesina e il mare, vanta un’antica e lunga storia. Qui, infatti, in una zona definita Pirro Nord, che oggi si trova nel complesso delle cave di proprietà del Gruppo Franco Dell’Erba, c’è un sito in cui sono stati rinvenuti i più antichi manufatti litici d’Europa, risalenti a 1.500.000 anni fa.
Storia incisa nella roccia
Oggi il borgo è famoso per il suo legame con la pietra, che trova le sue radici nell’origine stessa della città, da sempre centro di estrazione e lavorazione di questo pregiato materiale, cardine dell’economia del territorio profondamente legata al settore marmifero, alla trasformazione in manufatti per l’edilizia, l’architettura, l’arredo urbano e il settore artistico.
Ma nel passato fu scelto da Federico II come sede di una delle sue Domus. Anzi si narra che quella di Apricena fosse una delle predilette dall’imperatore, sia per la sua vicinanza alla capitale e alla Lucera saracenorum, che per l’amenità dei luoghi, circondata com’era da boschi e foreste, nonché ricca di acque e di sorgenti e prossima alla laguna per gli approvvigionamenti dalle “piscariae” e per il soddisfacimento della sua passione venatoria.
Infatti proprio qui tra le alture di Castelpagano è probabile che Federico abbia concepito e cominciato a sperimentare la sua “Ars venandi cum avibus”. Anche il nome la città lo deve a una leggenda legata allo Svevo che fa risalire la sua fondazione al ricco banchetto fatto preparare dall’imperatore a base di carne dell’enorme cinghiale da lui cacciato nei boschi circostanti: da qui il nome Apricena che deriva dal latino Apri coena e il motto tratto dall’epigrafe della lapide, risalente al XIII secolo, incastonata nella Torre dell’Orologio, che al primo rigo riporta la frase “Cena dat et aper nomen tibi Apricina”.
Passando dal mito alla storia, alcuni documenti come il Diploma del 1230, attestano i privilegi particolari concessi da Federico II agli Apricenesi relativi allo jus legnandi, jus pascendi e alla autorizzazione a tener fiera il mercoledì di ogni settimana. Ciò induce a pensare che Apricena costituisse una entità amministrativa particolare e diversa dalle altre sul territorio, dato che era ritenuta terra regia ed era eccettuata da qualsiasi donazione a duchi e baroni.
Tanto da venir autorizzata insieme alle città più importanti del regno di Sicilia e del mezzogiorno d’Italia come Siracusa, Messina, Reggio, Potenza, Brindisi, Napoli, Capua e Taranto a mandare due propri rappresentanti al General Parlamento tenutosi a Foggia il giorno delle Palme del 1240.
Ma del prestigio che la città godette durante il periodo federiciano nulla rimane. Il devastante terremoto che rase al suolo la maggior parte dei centri della Capitanata nel 1627 causò il crollo di quasi tutti gli edifici nonché la morte di 900 cittadini, quasi la metà della popolazione dell’epoca.
Poco si salvò: in paese la Croce in pietra di piazza dei Mille e il Pozzo Salso in periferia, sulla via Sacra Langobardorum che passa per Apricena e poi conduce al Tratturo Regio.
Ciò che invece oggi ammiriamo nel centro del paese, il Palazzetto Baronale dei Principi Brancia fatto edificare nel 1658 fatto edificare Don Scipione trent’anni dopo il terribile terremoto di Sant’Anna, come venne definito quello del 1627 avvenuto il 30 luglio di quell’anno, è la terza “veste” di un maniero che nella prima versione risale al tempo dei Normanni. Il castello di Apricena ha tre torri, due quadrate normanne e una circolare. Solo una delle due quadrangolari è visibile in quanto nel tempo è stata adibita a torre dell’orologio.
Dalla sommità della Torre dell’Orologio si ha un’idea più precisa della dimora che si sviluppa intorno a un cortile con cisterna e che oggi, dopo aver subito vari rimaneggiamenti dovuti al frazionamento della stessa, è di proprietà privata e pertanto non visitabile.
Già Federico II dovette adattare la costruzione della sua Domus su quanto già trovato in rovina e quella di Apricena è forse l’unica in cui le torri non sono perfettamente allineate tra loro, come tutti gli altri castelli fatti edificare dall’imperatore, perché i Normanni già vi trovarono la Chiesa di San Martino e dovettero costruire su una forma non perfettamente rettangolare ma squadrata. Ciò è attestato anche da una mappa con il disegno della cinta muraria originaria rimasta a circa 4-5 metri di profondità sotto l’attuale.
Di fronte al palazzo baronale c’è la Casa della Cultura che accoglie la Biblioteca comunale, l’Archivio storico e la Mediateca dedicata a Federico II.
All’interno del palazzo, edificato nel XVIII secolo dalla famiglia Paolicelli, si ammira, inoltre, il Museo civico con percorsi tematici sul Medioevo e sulla significativa figura dell’Imperatore Federico II, nonché la raccolta di reperti e manufatti litici ritrovati durante gli scavi di Pirro Nord, considerati come la più antica testimonianza della presenza dell’uomo in Europa.
Ma non solo: la loro importanza è dovuta soprattutto al fatto che convalidano l’ipotesi che gli ominidi siano giunti in Europa da Oriente e non dallo stretto di Gibilterra come precedentemente ipotizzato.
La campagna di scavi, cominciata nel 2006 e condotta dall’Università degli Studi di Ferrara, è tuttora in corso e ogni anno conferma quanto Apricena fosse già frequentata e abitata sin dai tempi più remoti. Anche i greci non rimasero indenni rispetto al suo fascino e si narra che Diomede vi fu di passaggio, nel suo tragitto verso le Tremiti chiamate anche Diomedee, come i gabbiani che le popolano e che emettono particolari garriti, simili ai vagiti di un bimbo. E sempre a greci migranti si deve il primo sviluppo urbano del borgo che qui fondarono il villaggio di Collatia.
In seguito poi fu dimora di Schiavoni e Albanesi e dopo il periodo federiciano, sicuramente quello di massimo splendore, nel 1304 divenne feudo del vescovo di Lucera e, ancora, contesa da Aragonesi, Francesi e Spagnoli, passò di signoria in signoria.
La storia della città, dalle origini fino a ora, è racchiusa nella Casa della Cultura in cui sono raccolti anche i bozzetti e le miniature delle opere realizzate in pietra di Apricena disposte lungo Corso Roma, un museo a cielo aperto con l’esposizione delle sculture realizzate da artisti di fama internazionale come Giuliano Vangi, Ugo La Pietra, Francesco Granito e Cristian Biasci, che hanno reso preziosa la passeggiata nel centro cittadino.
Dal salotto del borgo ci spostiamo in periferia dove è stata da poco inaugurata un’area dedicata ai nostri amici a quattro zampe: l’amministrazione comunale di Apricena, infatti, ha voluto pensare al benessere di tutti.
E se per i bipedi diventa emozionante camminare tra i meravigliosi blocchi di pietra che adornano Corso Roma, i cani di tutte le taglie possono scorrazzare nelle zone recintate a loro disposizione nella Dog Area – Area Per Sgambatura Cani attrezzata grazie alla collaborazione con i giovani dell’Associazione “I Polli di Pirro”.
Ci siamo stati anche noi con il nostro Otto accompagnati dall’Assessore alla Cultura Carla Antonacci e dall’ex vice sindaco Anna Maria Torelli che già con la precedente amministrazione aveva mostrato interesse al progetto di raccontare in modo alternativo la nostra Puglia.
In collaborazione con il Comune di Apricena
Col sostegno della Banca di Credito Cooperativo di Conversano