Che il Castello di Proceno fosse incantato lo abbiamo scoperto ancor prima di leggere il libro “Il castello incantato: cronache di allora e di oggi” di cui ci ha fatto dono Cecilia Bisoni Cecchini.
Partiamo da un dato: non solo è un castello privato perfettamente conservato ma è nelle mani della stessa famiglia ininterrottamente dal XVII secolo.
Nel castello incantato di Proceno
Una famiglia che lo ha amato sempre, preservandolo e conservando al suo interno elementi dello scorrere del tempo, dalle tracce etrusche e medievali fino ai tempi più moderni.
E perfino “chicche” provenienti da Oriente, luogo spesso visitato da un avo della signora Cecilia che si recò in Cina tre volte impiegando per ogni viaggio oltre due anni, insieme ad altri tesori che la famiglia Cecchini conserva da secoli tra le mura di questo maniero e che generosamente condivide con gli ospiti del Castello di Proceno, prima Agriturismo e oggi Albergo Diffuso.
Si potrebbero trascorrere giornate intere ad ascoltare le storie di vita che si sono intersecate con quella del castello che si trova a Proceno nell’Alta Tuscia, terra dalle straordinarie tradizioni, crocevia di culture, arte e storia.
Il piccolo borgo, in cui oggi vivono pochi abitanti, un tempo fu grande avamposto militare dove hanno sostato papi e imperatori. Il passato glorioso si trasfonde nel castello, divenuto nel corso dei secoli una dimora dalle molteplici contaminazioni. Fu un antenato della signora Cecilia Bisoni Cecchini a divenire nel 1644 proprietario del Castello di Proceno, il cui nucleo originario fu fatto edificare dai Moladeschi prima del 1000.
Oggi si presenta come una fortezza a base pentagonale con una torre principale e due torrette secondarie interconnesse da cammini di ronda e da un ponte levatoio, uno dei 19 ancora funzionanti in Italia.
Il complesso comprende un fortino del 1300 che è unito al castello da un tratto di cinta muraria del borgo. Qui si trovano i primi appartamenti aperti all’ospitalità: Primavera, Estate e Autunno.
Sulla piazzetta medievale interna si affacciano l’appartamento Corsetto e le tre suites Chiostrino, Bicocca e Loggia, dove è stato ospitato Bruno Barbieri durante la puntata della trasmissione “4 hotel” dedicata alla Tuscia.
Dalla stessa corte, sotto la quale si cela l’antica neviera, si accede alle tre camere situate nella torre dell’antica cinta muraria del borgo: Collinella, Poggiolo e Caciaia, il cui nome ricorda la stanza dove nei tempi antichi si usava mettere a stagionare il formaggio e che ha accolto noi e Otto. Tutti gli appartamenti e le suites hanno camini funzionanti che vengono costantemente riforniti di legna: in tutto il castello ce ne sono ben 21!
Un grande camino riscalda anche le vecchie cantine del castello che ospitano l’accogliente e raffinato ristorante Enoteca dove abbiamo gustato pietanze scelte da un menu ricercato preparate nella cucina ricavata in una sepoltura etrusca (ve ne parliamo in #Buongusto).
Dopo averci accompagnato in quella che è stata la nostra prima “dimora” in Tuscia, è la stessa Cecilia che ci ha raccontato la storia della rocca innalzata su uno sperone di roccia vulcanica dove vive con il marito Giovanni.
Ci ha condotto attraverso il meraviglioso giardino pensile fin sulla torre più alta attraverso le sale della sua straordinaria casa-museo dove si respira il profumo della storia tra le esposizioni di vasi e reperti ritrovati dal bisnonno archeologo, di antichi strumenti musicali e di vecchie macchine provenienti dalla più antica tipografia di Siena fondata da Luigi Lazzeri, un antenato della sua mamma.
Ogni piano della torre, collegato da ripide scale in legno svela spazi espositivi con armi d’epoca, trofei e cimeli di famiglia.
Al primo livello c’è una botola coperta da una spessa grata su quella che una volta era la cisterna per la raccolta dell’acqua piovana che dalla sommità delle torri passava poi attraverso sabbia e carbone e confluiva nello spazio sotterraneo dalle pareti in cocciopesto in cui una colonia di gamberi d’acqua dolce garantiva un ulteriore filtraggio.
Al secondo piano si trova la cucina con il grande camino, il più antico del castello, tuttora perfettamente funzionante e in grado, attraverso la canna fumaria incastonata nelle spesse mura, di riscaldare tutti gli ambienti della torre. Da qui si accede al ponte levatoio, attraversabile da Pasqua all’Immacolata, quando viene tirato su per proteggerlo dalle intemperie.
Il terzo piano ospita un’esposizione di ceramiche medievali e di paramenti sacri, ma c’è anche un piccolo bagno d’epoca ricavato nello spessore del muro. Al quarto piano sono esposte armi di varie epoche, mentre al quinto strumenti per ricamo e merletti e una collezione di vecchi ferri da stiro.
Dalla terrazza alla sommità della torre lo sguardo spazia sulla campagna circostante compresa tra il Monte Amiata e i Monti Volsini. Non mi sono sottratta all’invito della signora Cecilia di suonare la campana che per secoli ha librato il suo suono limpido e cristallino sul borgo.
Gli spalti sono dotati di camminamenti di ronda con accesso alle torri perimetrali di difesa che con le alte mura fanno da quinta agli eventi organizzati dalla “Associazione Storico Artistico Culturale Ingegnere Carlo Cecchini” che oltre a promuovere Studi di Etruscologia e Antichità Italiche organizza studi storici sul Medioevo e concerti.
Cecilia ci ha intrattenuto con interessanti racconti sul Castello di Proceno e ci ha mostrato sulle torri i segni degli attacchi nemici esaltando l’ottima efficienza difensiva della rocca che resistette a lungo quando le truppe di Papa Eugenio IV assediarono la cittadina capitolando poi solo a causa del tradimento del Capitano Bernardo d’Utri. Si racconta che sia stato decapitato proprio qui e da allora il suo fantasma si aggira tra le sale del castello. Ma non è il solo! L’altro è quello del bandito che uccise il fratello del nonno di Cecilia, Camillo Cecchini mentre era a cavallo nelle sue campagne.
Il maniero, che sembra un unico borgo antico, è circondato da un incantevole parco dove si trovano la piscina e una stalla ristrutturata con loggia coperta adibita a ristorante estivo a cui gli ospiti possono accedere attraverso un antico passaggio sotterraneo.
Qui tutto si incastra alla perfezione in una coralità di voci in cui il tempo, toccando le corde della memoria, diviene processo di trasformazione che nulla esclude e in cui tutto si fonde. Anche l’amore per i cani, da sempre fedeli e coccolati compagni di vita a cui è dedicato un capitolo del libro.
Noi abbiamo conosciuto Argo un bellissimo esemplare di collie, la razza preferita dai padroni di casa, e Zeus, un affettuoso trovatello che ha trovato nel Castello di Proceno la sua nobile e confortevole dimora.
Castello di Proceno
Corso Regina Margherita, 155 – Proceno (VT)
Info: +39 0763 710072 – castello.proceno@orvienet.it