6 scuse per tornare a Napoli

Fuori confine6 scuse per tornare a Napoli
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6 scuse per tornare a Napoli: le abbiamo sintetizzate perché sarebbero molte di più! Se si avesse il tempo di visitare un solo posto nel corposo centro storico di Napoli, questo luogo dovrebbe essere via San Gregorio Armeno, la strada dei pastori. Malgrado questa strada non riesca a sottrarsi del tutto da elementi kitch e pittoreschi, resta uno dei luoghi più identitari della città.

6 scuse

1 – LA TRADIZIONE

Una via intrisa di umori e di odori, di un passato nel quale ci si sente completamente calati quando la si attraversa infilandosi nelle botteghe, quelle storiche o quelle dei nuovi artigiani impegnati a rivisitare i simboli della tradizione. Qui, lungo una delle strade più belle del centro antico, si ritrova una delle anime più veraci di Napoli dove oggi come secoli fa gli artigiani fabbricano i pastori e tutte le altre figure che danno vita al suggestivo scenario del presepe, ma anche i corni  portafortuna di ogni dimensione che, mi raccomando, devono essere regalati seguendo la tradizione di pungere il palmo della mano sinistra prima della consegna.

2 – IL FUTURO

A Napoli il futuro è già qui! Basta calarsi nelle viscere della terra e al contempo “nuotare” tra le tessere di mosaico cerulee e cangianti Bisazza della stazione Toledo della Metropolitana, progettata dall’architetto catalano Óscar Tusquets Blanca, per il Daily Telegraph la più bella d’Europa. Toledo è una delle stazioni dell’arte che caratterizzano la Linea 1 della rete metropolitana della città, inaugurate a partire dal 2001, in cui spiccano altri spazi urbani progettati da importanti artisti. La stazione Garibaldi del metrò porta la firma dell’architetto e urbanista francese Dominique Perrault, mentre il progetto di Municipio è stato affidato agli architetti portoghesi Àlvaro Siza ed Eduardo Souto de Moura.

Napoli

3 – L’ARTE

Tra le 6 scuse per tornare nel capoluogo campano c’è l’arte. Napoli mostra da sempre la sua creatività nell’arte rappresentata in ogni epoca. Oggi ne è la prova il Madre che dimostra che la scena culturale napoletana è una delle più vivaci in Italia. A fare buona compagnia al Museo d’arte contemporanea ospitato nell’antico convento di Donnaregina ci sono Castel Sant’Elmo, Capodimonte e Villa Pignatelli, il PAN, l’Accademia e le tante gallerie e fondazioni pubbliche e private che hanno fatto e fanno la storia dell’arte contemporanea in questo territorio.

4 – L’OSPITALITA’

Il viaggio è cambiato ma l’atmosfera e la calda accoglienza partenopee sono rimaste le stesse che stregarono chi percorreva le tappe del Grand Tour, quando artisti e viaggiatori si incontravano nelle locande, vi soggiornavano insieme, si scambiavano conoscenze. Oggi i viaggiatori possono addormentarsi nelle stanze del Borgo Vergini Garden di Carlo Gioiello. In più il B&B Borgo Vergini Garden, nel cuore del quartiere Stella più conosciuto come Rione Sanità dove è nato Totò e ancora oggi l’edilizia povera e popolare si alterna alle chiese e ai palazzi storici, è un’ottima base di partenza per andare alla scoperta della città.

Napoli

5 – I LUOGHI SEGRETI

Napoli convive con le proprie viscere, un affascinante mondo sospeso tra realtà e immaginario che non abbiamo ancora finito di scoprire. Insieme al nostro Otto siamo scesi nelle Catacombe di San Gennaro, che si presentano come una vera e propria città sotterranea che si estende per 5800 mq, strutturata su due livelli e caratterizzata da ampi spazi perché a differenza dell catacombe romane non sono mai state utilizzate dai primi Cristiani come rifugio in quanto a Napoli non sono mai stati perseguitati.

Napoli

Le altre Catacombe sono quelle di San Gaudioso che si trovano al di sotto della Basilica di Santa Maria della Sanità, anche nota come Chiesa di San Vincenzo alla Sanità. La parte più antica risale al V secolo e di questo periodo sono alcuni affreschi e resti di mosaici, ma l’area decisamente più interessante è il cunicolo principale, ampliato nel 1600: qui ci sono gli affreschi umanoidi che riportano i resti di teschi veri murati nella parete.

6 scuse

Altri mondi tutti da esplorare sono il Tunnel Borbonico, una passeggiata sotterranea che attraversa l’acquedotto del Seicento, un tunnel militare ottocentesco, i ricoveri della II guerra mondiale nei quali sono state ritrovate auto e moto d’epoca. Ve li racconteremo in occasione della nostra prossima volta a Napoli!

6 – IL CIBO

L’ultima delle 6 scuse tutta partenopea? Il cibo! Napoli a tavola è un piacere che va provato e riprovato. E dove non si può scegliere soltanto un piatto! Allora da dove cominciare? Dagli street food per eccellenza: pizza, nelle sue versioni classica e fritta, e cuoppo di terra, con crocché di patate chiamati cazzilli, arancini, zeppole, verdure pastellate, mozzarelline e polenta fritta, e cuoppo di mare, con alici fritte, baccalà fritto, anelli di calamari, chele di granchio, gamberi.

Dulcis in fundo la pastiera, che secondo alcuni fu “inventata” dai pasticcieri di Ferdinando di Borbone, secondo altri sarebbero state invece le suore del convento napoletano di San Gregorio Armeno a creare la torta originale a base di di grano, ricotta, zucchero, uova e aromi d’agrumi. Anche la sfogliatella pare si deve a una suora del convento di Santa Rosa ad Amalfi ma fu il pasticcere napoletano Pintauro nel 1818 a dar vita all’attuale dolce nelle due versioni riccia e frolla.

E ora non resta che metterle in pratica le 6 scuse per tornare a Napoli!

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Rosalia
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