Spesso si sente dire, quando ci si avvia verso il centro di una città, che si raggiunge il cuore della stessa. Nel caso di Mesagne ciò è ancor più vero in quanto il borgo antico della cittadina ha proprio la forma di un cuore, un tempo cinto da alte mura e aperto verso l’esterno attraverso due porte. Una, la Porta Grande esiste ancora e fa da monumentale accesso al centro storico. La Porta Piccola invece fu demolita nel secolo scorso mentre successivamente fu aggiunta una terza porta, Porta Nuova.

Crocevia di culture e grandi traffici

Mesagne, che deve il suo nome al fatto di essere situata a metà strada tra Oria e Brindisi, lungo la Via Appia, è conosciuta anche come la “città delle 50 chiese”. Si impone su tutte, per maestosità ed eleganza, la Chiesa Matrice, un autentico gioiello barocco che si distingue da quello leccese per rigore e linearità. Altra gemma è la Chiesa di Santa Maria con la facciata che ricorda Santa Croce di Lecce.

Ma il simbolo della città è il Castello, prima fortezza Normanno-Sveva, trasformato poi in nobile e raffinata residenza dai suoi proprietari a partire da Giovanni Antonio Orsini del Balzo, il più potente feudatario del Regno di Napoli, nella prima metà del 1400.

Mesagne non ha mai puntato sul turismo, paga finora della produttività interna assicurata soprattutto dall’agricoltura con prodotti principi come il carciofo IGP, l’olio di oliva e il vino. Ma oggi ha voglia di farsi conoscere e di far apprezzare i suoi gioielli architettonici a partire dal Castello, in cui ha sede il centro Informazioni e Accoglienza Turistica di Mesagne (info: +39 0831 738898 – turismo@comune.mesagne.br.itinfo.mesagne@viaggiareinpuglia.it), dove siamo stati accolti dalla sorridente responsabile Anna Chionna e dalla preparatissima Elisa Romano che ci ha guidato nella visita e affascinato con i racconti tra storia e leggenda intorno al maniero voluto da Roberto il Guiscardo e donato poi ai Cavalieri Teutonici.

Le sue vicende si legano poi a Manfredi, figlio di Federico II, che lo assediò e lo distrusse. Fu ricostruito dagli Angioini anche se ciò che possiamo ammirare oggi dell’antico torrione, dal quale la visita comincia, si deve a Giannantonio Orsini del Balzo che lo fece erigere imponente e circondato da un profondo fossato. Al suo interno Elisa ci fa notare la presenza delle prigioni alle quali si accede attraverso ripide scale, un pozzo di acqua sorgiva, feritoie, stipi e grandi camini. Il restauro ha permesso di accedere anche alle cisterne in cui veniva conservato l’olio lampante e per l’alimentazione. Il giro prosegue nella parte più “nuova” del castello, ormai vera e propria dimora signorile con stucchi settecenteschi voluti dal feudatario Giuseppe Barretta, l’arioso loggiato, i camini e le incantevoli porte dipinte con la tecnica del finto marmo.

Dalle grandi finestre suggestivo l’affaccio su Piazza Orsini del Balzo, progettata dall’architetto Francesco Capodieci al quale si deve tutto l’impianto della Mesagne barocca: sullo sfondo Palazzo Cavaliere e sulla destra la magnifica Chiesa di Sant’Anna, fatta costruire da Vittoria Capano, vedova del principe De Angelis, per adempiere al voto fatto alla Santa per la ritrovata salute di suo figlio Carmine.

Al piano terra è ospitato il Museo “U. Granafei” con i reperti dell’antica civiltà messapica: trozzelle, tintinnabuli come il piccolo cavallo in terracotta scelto come simbolo del Museo stesso e, alla fine del percorso, la ricostruzione e lo straordinario corredo di una monumentale tomba a semicamera.

Nei pressi del castello due tappe gastronomiche che noi di Città Meridiane non ci siamo fatti mancare. La prima, con cucina e ambiente tradizionale, da Giudamino (Via dei Florenzia 62, +39 0831 738653 – +39 329 6605271 – +39 348 0585210 – giudamino@libero.it) in cui siamo stati accolti in modo caldo e cordiale da Fabrizio Dipietrangelo, mentre la seconda dall’Osteria del Vicoletto (Vico Quercia 1, +39 0831 1720678 – +39 328 1894343 – info@osteriadelvicoletto.it), in cui Giovanni Dell’Atti prepara piatti con prodotti locali e tocchi creativi come le pappardelle impastate con farina di castagne e condite con ragù bianco di agnello e rape. Continuando sul lato gastronomico, di fronte al ristorante c’è l’enoteca vineria Giùdamino (piazza Commestibili, +39 0831 738653 – +39 393 8745327), in cui Bruno, figlio di Fabrizio, propone in un’atmosfera tranquilla, come fuori dal tempo, un’ottima scelta di vini con piccoli taglieri di formaggi e salumi, taralli e calde focaccette.

Passeggiando tra i vicoli lastricati del borgo antico, molto “vissuto” da tutti, giovani e meno giovani, si scoprono negozi molto specializzati come Meghy Costumes D’epoque di Ramona D’aloisio (Via Albricci 7, +39 0831734402) in cui curiosare e sentirsi immersi in altre epoche tra dame e cavalieri! Nella parte moderna della cittadina, invece, c’è il tempio dei buongustai: Macelleria Carone (via Nino Bixio 38, +39 0831 777399 – +39 346 6346509) attiva fin dal 1951, propone gastronomia di qualità, formaggi squisiti e ogni tipo di taglio di carne locale e non. Se si entra non si può uscirne a mani vuote.

Per riposare mente e membra noi abbiamo scelto una struttura fuori paese, Masseria Baroni Nuovi (ne parliamo in Sogni d’oro: http://www.cittameridiane.it/masseria-baroni-nuovi-charme-su-misura), immersa nel verde di campi coltivati a carciofi e uliveti: arrivarci di sera porta in un’altra dimensione di tempo e di spazio. Sembra, infatti, tra file di cipressi e lievi banchi di fitta nebbiolina, di percorrere strade della campagna toscana. Siamo in Puglia invece, un lembo di Puglia oggi meno conosciuto ma che un tempo fu crocevia di culture e grandi traffici grazie alla posizione strategica posta quasi al centro tra il versante adriatico e quello ionico. Venite a scoprirlo!

(Si ringraziano IAT e Promocultura Mesagne per alcune foto inserite nella gallery).