Abruzzo: fascino antico

Fuori confineAbruzzo: fascino antico
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Borghi intatti nel loro fascino antico sono sparsi ovunque nell’entroterra appenninico dell’Abruzzo. Sulle montagne, fanno da sentinelle a solitudini senza confini, centri come Navelli, celebre per il suo zafferano considerato tra i più pregiati al mondo.

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Nei pressi si deve assolutamente programmare una visita a Bominaco, dove si trova il complesso abbaziale costituito dalle chiese di San Pellegrino e Santa Maria Assunta.
A quota 1460 metri, nel Parco del Gran Sasso e Monti della Laga, atmosfere da film al castello di Rocca Calascio, dove sono state girate le riprese di Ladyhawke e Il nome della rosa.

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Bello anche il borgo di Capestrano, tutto raccolto al Castello dei Piccolomini d’Aragona, uno dei punti di riferimento della regione. Risalente al XV secolo, appartenne, tra gli altri, anche a Margherita d’Austria, moglie di Alessandro de Medici. In origine fu di proprietà prima della famiglia degli Acquaviva, poi di quella di Pietro di Celano e successivamente di Antonio Piccolomini di cui è visibile ancora lo stemma. Il castello sfoggia possenti torri cilindriche scarpate e resistono tracce dell’antico ponte levatoio, i vani della guarnigione e la piazza d’armi. Da ricordare che nelle vicinanze di Capestrano, per l’esattezza ad Ofena, è stato ritrovato il Guerriero di Capestrano, una scultura che rappresenta un guerriero Piceno alta più di due metri, conservata al Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo di Chieti, che risulta essere una delle più importanti testimonianze di arte italica.

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Una giornata va dedicata a Sulmona, la città dei confetti. La piazza principale del paese intestata a Garibaldi è cinta come fosse una corona dall’acquedotto medievale e attraverso ogni arco si gode una magnifica vista sui monti della Majella e del Morrone.

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Appare improvvisamente alla vista Scanno, borgo medievale arroccato sullo sperone di roccia del monte Carapale e affacciato sull’omonimo lago nell’Alta Valle del Sagittario. In paese, tra ripide scalinate chiamate cimmause, si possono visitare interessanti monumenti, tra cui la settecentesca fonte del Pisciarello, palazzi di diverse epoche e stili, antiche chiese e il museo della Lana che testimonia la cultura pastorale dell’Abruzzo che comprende la lavorazione della lana, delle pelli, dei formaggi e della cartapecora.

Non si può salutare Scanno senza aver acquistato la Presentosa, una spilla a forma di stella con due cuori battezzata da Gabriele D’Annunzio, che veniva regalata alle ragazze come promessa d’amore e che i maestri orafi del paese producono ancora a mano.
L’antica bottega di Armando Di Rienzo (Via De Angelis, 1 – tel. +39 0864 74329 – www.armandodirienzo.com armdirien@virgilio.it) esiste dai primi dell’Ottocento e conserva nel proprio laboratorio memoria storica degli attrezzi e degli utensili usati dagli artigiani orafi: come potevo non farmi regalare la Presentosa, il gioiello in filigrana più apprezzato dalle donne abruzzesi, creato come una volta dai discendenti di questa famiglia?

Anche Guardiagrele, in provincia di Chieti, è celebre per le sue botteghe di artigianato e di arte orafa. Qui il consiglio per gli acquisti, si focalizza sulle “sciacquajje” orecchini a navicella lavorati a traforo, che scacciavano il malocchio e con il loro tintinnio allontanavano gli spiriti del male.

La cittadina, a metà tra l’Adriatico e il maestoso profilo della Majella, è davvero la “terrazza d’Abruzzo” cantata da D’Annunzio, orgogliosa delle sue quaranta torri e della sua Collegiata di Santa Maria Maggiore, magnifico esempio di gotico abruzzese, con il superbo campanile, uno dei più grandi d’Abruzzo con 9 campane poste a ottagono: 4 maggiori laterali, fiancheggiate da 4 piccole, e infine il campanone collocato al centro.

Probabilmente i vari giri e l’aria di montagna vi hanno fatto venire appetito. Bene, siete nel posto giusto: ovunque è un tripudio di arrosticini (spiedini di agnello), ragù di cinghiale, pasta fatta in casa e ventricina, il salume tipico.

Tra i dolci, il più curioso lo trovate a Guardiagrele: è a base di pan di Spagna, farcito di crema e ha tre protuberanze. Il nome? Le Sise (cioè i seni) delle Monache. Li trovate da Palmerio in Via Roma nel centro storico, ma se ci andate di domenica mattina quando in paese c’è mercato, bisogna fare una lunga fila per poterne comprare qualcuna: ne vale assolutamente la pena! Questi dolci sono davvero squisiti…

AbruzzoIn zona Villa Maiella (loc. Villa Maiella 30,tel. +39 0871 809319 – www.villamaiella.it
info@villamaiella.it) lo storico locale di Angela e Peppino Tinari, uno dei migliori ristoranti d’Abruzzo in cui gustare le specialità della gastronomia regionale con pane e pasta fatti in casa, le carni tra cui l’irrinunciabile l’agnello o la cacciagione, il tradizionale baccalà e la selezione di formaggi di diversa stagionatura e provenienza, il tutto servito con estrema cortesia in un ambiente dall’eleganza antica e ferma nel tempo. Ho avuto il privilegio di cenare qui per il mio compleanno e di ricevere come cadeau un tortino divino preparato da Angela appositamente per me per poi scoprire, a fine serata, di condividere il giorno di nascita proprio con la grande chef! Un affettuoso abbraccio e la promessa di tornare hanno suggellato l’evento.

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Per completare il tour gastronomico della regione, indispensabili le soste a Bussi, Popoli e Capestrano, dove le acque del Tirino sono il regno dei gamberi di fiume. Ambiente rustico e abbondanti porzioni con un menu a base di gamberi di fiume serviti con un buon Pecorino abruzzese, che non è un formaggio ma un vitigno regionale a frutto bianco, da A Silvia (Strada Statale 153 km 7,600 – Bussi sul Tirino, tel. +39 333 5791733 – +39 334 3310070).

A Popoli, invece, un’istituzione era lo storico ristorante Lombardi, punto di riferimento nella ristorazione abruzzese che fino al novembre del 2016, quando la signora Angelina ha deciso di chiudere lo storico locale, ha appresentato la storia gastronomica del luogo sin da prima dell’Unità d’Italia. Quando ci siamo stati ci hanno spiegato che i gamberi non erano più quelli locali ma venivano importati da Armenia, Iran (zona del Mar Caspio) e Turchia, ma la cucina del locale era famosa per la bontà dei piatti in cui il nobile crostaceo faceva da protagonista. Abbiamo infatti trovato i gamberi ottimi gustati da soli, in salsa verde sui crostini o in guazzetto “alla fiumarola”. E non dimenticheremo più il sapore della chitarra al sugo di gamberi di fiume che non è dolce come lo scampo di mare. Non dovrei scriverlo da pugliese nata a soli sette chilometri dal mare, ma preferisco il suo gusto particolare a quello dei suoi “cugini” dei fondali marini.

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Per dormire spostatevi a Semivicoli dove l’azienda vinicola Masciarelli, fondata da Gianni Masciarelli, figura simbolo del panorama enologico italiano e protagonista dell’affermazione della vitivinicultura abruzzese e ora guidata da sua moglie Marina Cvetic, ha vigne, colline, cantine e il Castello di Semivicoli, un palazzo baronale che sovrasta il paesello di San Martino sulla Marrucina, in provincia di Chieti, trasformato in splendido hotel con suite design (via San Nicola 24, tel. +39 0871 890045 – www.castellodisemivicoli.com). Le stanze sono ricavate tra le antiche mura del castello e sono arredate con mobili d’epoca perfettamente armonizzati con i comfort più moderni. La nostra, situata nella parte più alta del palazzo che ospitava la vecchia prigione, ci ha permesso di vivere un’atmosfera unica sotto il soffitto con travi a vista originali godendo del meraviglioso affaccio sul parco nazionale della Maiella attraverso i lucernai.

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